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Ex Ilva: il Governo emana la nuova Autorizzazione integrata ambientale. Contrari Comune e Regione

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Alla fine, sia pure con un corollario di ben 470 prescrizioni tra adeguamenti ambientali, controlli tecnici, monitoraggi e interventi di messa in sicurezza richiesti dall’Istituto Superiore di Sanità la nuova Autorizzazione integrata ambientale da considerare, nelle intenzioni del Governo, necessaria per traghettare Acciaierie d’Italia verso una fase nuova, che faccia a meno del carbone, è stata rilasciata.

Tuttavia l’approvazione segna un nuovo momento di frizione fra le parti coinvolte: se il Governo, come ha affermato il ministro delle Imprese Adolfo Urso, con questo passo si assume la responsabilità di evitare che si inneschi una bomba sociale derivante dal fermo degli impianti, il Comune di Taranto e la Regione di Puglia gradiscono ben poco, per usare un eufemismo, un’Aia che autorizza una produzione fino a 6 milioni di tonnellate d’acciaio annue, il triplo di quanto il siderurgico di Taranto produca attualmente, con un solo altoforno funzionante, in presenza di un ciclo produttivo basato ancora totalmente sul carbone.

Pur tenendo in conto le tantissime prescrizioni di cui sopra, pare effettivamente un azzardo il rilascio di un’autorizzazione che consenta una produzione tanto elevata a meno che, già durante l’Accordo di programma, la cui definizione è stata aggiornata per fine mese, come scrivevamo oggi, non venga tirato fuori il proverbiale cappello dal cilindro, in grado di aumentare la produzione rispetto agli attuali due milioni di tonnellate attuali, ma introducendo già, a scadenza temporale ragionevole, non 8 anni, almeno uno dei forni elettrici, alimentati a gas, in programma.

Da qui la delusione che emerge dalle dichiarazioni del Sindaco di Taranto, Piero Bitetti il quale, assieme alla Regione, aveva chiesto di posticipare l’approvazione dell’Aia all’approvazione dell’Accordo di programma, che verte essenzialmente su come garantire il passaggio all’alimentazione a gas del siderurgico tarantino: “Non si può rilasciare alcuna autorizzazione senza certezze sulla salute dei cittadini “– ha dichiarato il primo cittadino – “Serve una valutazione sanitaria preventiva, non posticipata”.

“Il nostro orizzonte”– ha ribadito il sindaco – non è quello della prosecuzione di un ciclo integrale altamente impattante, ma quello del suo superamento. L’istanza del gestore, così com’è, è totalmente incoerente rispetto a questo percorso.”
“Taranto ha già dato troppo. La città ha diritto a un futuro sano, sostenibile e sicuro” – ha concluso Bitetti .

Ancora più nette le parole utilizzate dal Senatore Mario Turco, Vicepresidente e responsabile del Comitato Economia, Lavoro e Imprese del MoVimento 5 Stelle: “Chiariamo una cosa: lo stabilimento non è salvo. Le tutele per i lavoratori non ci sono: Urso li sta solo illudendo. Si autorizza la prosecuzione di un modello industriale fallimentare, antieconomico, ambientalmente insostenibile e socialmente inaccettabile.

Si approva un’AIA che contiene oltre 450 prescrizioni tecniche, senza alcuna certezza sul rispetto delle stesse, dato che ci vorrà oltre 1 miliardo di euro solo per realizzarle. Un’autorizzazione priva di coperture economiche – che non ci sono – e contro il parere espresso dall’Istituto Superiore di Sanità, che ha evidenziato gravi rischi per la salute della popolazione.

Si continua a violare ogni principio europeo e costituzionale sulla tutela dell’ambiente e della salute umana. Il principio di precauzione viene completamente ignorato. E mentre Urso parla di “acciaio per l’Italia”, a Taranto si continuano a registrare tassi di incidenza oncologica, malformazioni neonatali e mortalità anomala che non hanno eguali nel resto del Paese», aggiunge il Senatore.

È un errore tecnico, morale e politico. Il MoVimento 5 Stelle continuerà a battersi per la chiusura delle fonti inquinanti perché Taranto abbia un’alternativa: un progetto di riconversione economica, sociale e culturale dell’intero territorio. Chi oggi esulta per l’AIA, esulterà domani per le conseguenze delle sue scelte?” 

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