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Mancanza di medici del 118, la Regione prova ad affrontare l’emergenza con i super incentivi

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Prima di discutere firmare, se ne parlerà a settembre, il nuovo Accordo Integrativo Regionale valido per i medici del 118, c’è da affrontare un’emergenza che da estate diventa qualcosa di ancora più difficile da reggere, quella della penuria a livello regionale del personale medico.

I numeri infatti parlano chiaro: su una pianta organica che a rigore prevede 530 unità, le province pugliesi ne hanno a disposizione solo 199, molto sotto la metà. Nello specifico, mancano 77 medici nell’Asl barese, 75 in quella foggiana, 60 a Lecce e provincia e in quella di Taranto, 36 nel brindisino e 23 nella Bat.

Già questo spiega l’inquietante fenomeno per il quale, com’è purtroppo noto, molte ambulanze viaggino sprovviste di medico, a meno che non si tratti di casi di estrema urgenza.

La Regione ha pensato quindi di tamponare la situazione per il periodo estivo, nel quale la popolazione regionale aumenta moltissimo, proponendo ai medici del 118 degli incentivi che ne gratificherebbero l’impegno, già ora assai gravoso, un elemento alla base della fuga cui si assiste da questo servizio da parte dei professionisti.

In sostanza, si tratta di ricompensare ogni ora di straordinario con un salario fino a 78 euro per le zone più isolate e scomode, a fronte delle 24,50 euro lorde di quelle ordinarie. Difficile stabilire quanto questo possa modificare significativamente la situazione, poiché di straordinari i medici del 118 sono costretti a farne tutto l’anno, e l’estate, con le sacrosante ferie a disposizione, gli organici sono destinati ad andare ancora di più in sofferenza.

Ma c’è anche un altro aspetto da considerare, legato alla delicatezza del ruolo svolto dal medico, che non può essere non considerato. Lo stipendio favoloso di cui si è favoleggiato, fino a 13 mila euro al mese, si avrebbe solo in cambio di fare uno straordinario per ogni turno di servizio. Il problema è, come ogni altra questione che riguarda la salute pubblica o i servizi essenziali alla cittadinanza, a monte, e dovrebbe farsene carico lo Stato, garante dei diritti dei suoi cittadini, ugualmente, a tutte le sue latitudini.

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