Migranti in agricoltura, Coldiretti Puglia: “rendere visibili i lavoratori extracomunitari”
Migranti in agricoltura: Coldiretti Puglia lancia l’allarme sull’invisibilità dei lavoratori stranieri. In Puglia il 10% dei lavoratori agricoli extracomunitari presenti in Italia opera regolarmente, ma resta il rischio di emarginazione sociale e sfruttamento. Coldiretti chiede condizioni di vita dignitose e percorsi di trasparenza per una piena integrazione.
Un modello di sviluppo agricolo basato sulla legalità
Nel contesto della sottoscrizione del nuovo Protocollo per la gestione della Foresteria regionale “Boncuri” a Nardò, Coldiretti Puglia ha ribadito la necessità di rendere “visibili” i migranti impiegati nel settore agricolo. Il presidente di Coldiretti Lecce, Costantino Carparelli, ha dichiarato: “È fondamentale mettere le imprese agricole nella condizione di beneficiare realmente del contributo che i lavoratori extracomunitari possono offrire, strappandoli alla condizione di invisibilità”.
Attualmente, 22.314 lavoratori stranieri trovano impiego regolare in agricoltura in Puglia, contribuendo in modo significativo alla produzione del Made in Italy agroalimentare. Secondo i dati forniti da Coldiretti, le mani straniere sono responsabili di circa un terzo della produzione agricola pugliese, in particolare nelle province di Foggia e Lecce.
Migranti in agricoltura: dati, ruoli e provenienze
La manodopera straniera rappresenta il 22,4% delle giornate lavorative in Puglia, con oltre 38.000 lavoratori impiegati, di cui quasi l’88% con contratti stagionali. Solo nella provincia di Foggia si contano oltre 973.000 giornate lavorative fornite da migranti, pari al 27,61% del totale necessario. I lavoratori extracomunitari operano prevalentemente nelle colture arboree (53,8%) e orticole (17,7%).
Le nazionalità più presenti tra i lavoratori agricoli sono rumena (51,18%), bulgara (13,11%), albanese (13,02%), marocchina (4,11%) e polacca (3,51%). Il loro contributo è essenziale nelle fasi di raccolta di pomodori, asparagi, carciofi, ma anche nelle attività zootecniche, dove sono ormai figure indispensabili.
Strategie per l’emersione e la formazione dei lavoratori
Coldiretti ha avviato una serie di servizi a tutela della dignità dei migranti: trasporto sicuro verso i campi, consulenza fiscale e legale, assistenza sanitaria, vaccinazioni e supporto contrattuale. L’obiettivo è creare un sistema trasparente e legale, contrastando il fenomeno del caporalato e l’infiltrazione delle agromafie.
Un ulteriore passo avanti è rappresentato dal progetto avviato insieme a Filiera Italia, OIM e E4Impact: un’iniziativa di formazione dei lavoratori direttamente nei Paesi d’origine – Egitto, Marocco e Costa d’Avorio – per sviluppare competenze tecniche e professionali, incluso l’uso di strumenti avanzati dell’agricoltura 4.0 come i droni.
Verso una nuova integrazione dei migranti in agricoltura
Il processo di regolarizzazione è spesso ostacolato dalle criticità dei “click day” e dall’incertezza burocratica, che inducono molti lavoratori stagionali a restare in Italia in condizioni di irregolarità. Coldiretti propone quindi un modello inclusivo che permetta alle imprese agricole di accedere in modo trasparente a manodopera qualificata, tutelando allo stesso tempo i diritti fondamentali dei lavoratori.
L’accordo di Nardò segna un primo passo verso un sistema più equo, in cui i migranti smettano di essere invisibili e diventino protagonisti dello sviluppo economico e sociale del territorio pugliese.
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