Omicidio di Casarano: la ricostruzione del movente
ALLA BASE FORTISSIMI RANCORI PERSONALI E LA COMUNE MILITANZA NELLE FILE DELLA MALAVITA LOCALE
Il movente dell’omicidio del 33enne Antonio Afendi, consumatosi sabato poco dopo le 11, nel centro di Casarano, è stato ricostruito nell’interrogatorio di garanzia sostenuto dal suo assassino, Luca Sarcinella, 27 anni, a seguito del suo arresto, avvenuto nella stessa giornata.
Subito prima che si consumasse l’omicidio, è accaduta la classica goccia che faceva traboccare il vaso nel rapporto fra i due giovani malavitosi, cresciuti entrambi all’ombra del boss Augustino Potenza, assassinato a Casarano nell’ottobre del 2016: la moglie di Sarcinella informava telefonicamente il marito di aver subito l’ennesima intimidazione da parte di Afendi. Mentre raggiungeva un supermercato, l’uomo le aveva fatto il gesto del coltello che taglia la gola. La donna ha poi raccontato agli inquirenti di essere stata frequentemente pedinata dall’Afendi, almeno da quando, nel 2020, questi venne a conoscenza del fatto che lei, la ex compagnia di Potenza, si era fidanzata con Sarcinella.
Pochi mesi dopo avvenne un episodio gravissimo, per il quale Afendi sarebbe finito in carcere: il ferimento ai danni del padre della donna, per futili motivi, a seguito di un diverbio avvenuto per una mancata precedenza in paese. Afendi, sceso dalla propria auto, in quell’occasione mise quasi in atto le minacce proferite: “ti scanno come un maiale”, seguite dal più classico dei classici “tu non sai chi sono io”. Ed effettivamente, con un coltello inferse un colpo all’addome dell’uomo, fortunatamente non letale.
Sarcinella sabato ha quindi dichiarato di aver perso definitivamente la ragione alla notizia dell’ennesima intimidazione. Con la sua Audi A3, ha quindi raggiunto un posto di campagna dove, alcuni mesi fa, aveva sepolto sotto un cumulo di pietre un’arma da lui stesso acquistata. Non era solo, era con un amico, che egli stesso ha cercato di scagionare in tutti i mondi asserendone la volontà di farlo desistere dall’idea di farsi giustizia da solo. Anzi, l’amico sarebbe stato direttamente minacciato per convincerlo a guidare l’auto nel luogo nel quale, presumeva, avrebbe trovato il rivale.
A quel punto, trovatolo in pieno centro cittadino, in piazza Petracca, in un momento nel quale c’erano molte altre persone, grandi e piccole, gli avrebbe urlato dall’interno dell’auto: “se tu hai qualche problema con me, che rimanga fra noi, la mia famiglia lasciala stare”. Afendi avrebbe a quel punto rilanciato la sfida, spingendo Sarcinella a sparare, i primi colpi addirittura dall’interno dell’auto, i restanti dopo esserne sceso.
Il resto è facile cronaca. I carabinieri hanno visionato i filmati delle telecamere e sono facilmente giunti sulle tracce dell’auto, posta presso la sua stessa abitazione, dove Sarcinella era di fatto ad attenderli.
Prima di essere condotto in caserma, il giovane contattava telefonicamente il suocero e l’avvocato, mentre alla compagnia, in attesa di un bambino, lasciava un messaggio di scuse molto accorato: “Amore mio scusami. (ripetuto più volte) Ti amo troppo, io per te morirei (ripetuto più volte). Per favore non fare mancare nulla a nostro figlio”.
Che la vicenda abbia alla base innanzitutto il fastidio di Afendi per il fatto che la donna di Potenza si fosse messa con un suo rivale, pare fuori discussione.