Dalla terra al reinserimento: l’esperienza agricola nel carcere di Foggia
Nel tenimento agricolo della Casa Circondariale di Foggia, l’agricoltura sociale nelle carceri si conferma uno strumento concreto di crescita, responsabilizzazione e inclusione. All’interno dell’istituto, i detenuti sono impegnati nella coltivazione di ortaggi e nella cura di un piccolo allevamento, trasformando il lavoro nei campi in un percorso formativo orientato al reinserimento.
In prossimità delle festività natalizie, una delegazione del mondo agricolo giovanile locale ha consegnato ai detenuti una motozappa e un decespugliatore, attrezzature destinate a potenziare le attività svolte nel tenimento dell’istituto. Un contributo pratico, che rafforza l’impostazione del progetto e la sua continuità operativa.
Agricoltura sociale nelle carceri: lavoro e responsabilità
Il lavoro agricolo è considerato uno dei percorsi più efficaci per accompagnare detenuti ed ex detenuti verso nuove opportunità di vita e di lavoro, in coerenza con le finalità rieducative previste dall’ordinamento. Secondo quanto riportato da fonti del settore agricolo, queste esperienze consentono di sviluppare competenze, abitudini organizzative e senso di responsabilità, elementi centrali nei percorsi di reinserimento.
L’agricoltura sociale nelle carceri contribuisce inoltre a valorizzare le attività positive che si svolgono quotidianamente negli istituti penitenziari, favorendo una collaborazione più strutturata tra istituzioni e territorio.
Agricoltura sociale nelle carceri e rete di welfare rurale
L’iniziativa di Foggia si inserisce nel quadro più ampio dell’agricoltura sociale, oggi indicata come risorsa strategica per il reinserimento lavorativo delle fasce più fragili. In Italia opera una rete di circa 9mila aziende agricole impegnate in attività di welfare rurale, secondo analisi di settore basate su dati del Welfare Index PMI, con progetti rivolti anche a detenuti ed ex detenuti.
Sono numerose le esperienze promosse da reti agricole e mercati contadini che prevedono percorsi di formazione e lavoro, sia direttamente negli istituti penitenziari sia in aziende del territorio, con l’obiettivo di rafforzare l’inclusione sociale e migliorare le condizioni di vita attraverso competenze spendibili.
Nel carcere di Foggia un ponte tra “dentro” e “fuori”
Il progetto agricolo attivo nella Casa Circondariale di Foggia viene descritto come un ponte operativo tra il mondo “dentro” e quello “fuori”, capace di trasformare il lavoro della terra in un percorso di dignità e ripartenza. Il modello punta anche a migliorare la qualità dell’alimentazione e a valorizzare prodotti e filiere locali, attraverso una nuova cultura del cibo legata al territorio.
Nei prossimi mesi, l’obiettivo dichiarato dalle realtà coinvolte è proseguire con il potenziamento delle attività del tenimento agricolo, ampliando le opportunità formative e consolidando i percorsi di reinserimento. Un segnale che conferma come, anche in contesti complessi, la terra possa diventare uno strumento di costruzione del futuro.
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