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Grano duro, Sicolo: “Puglia danneggiata da chi delegittima la CUN”

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Grano duro in crisi in Puglia. Da settimane l’associazione industriale Italmopa ha sospeso la propria partecipazione alle riunioni della Commissione Unica Nazionale (CUN) sul prezzo del grano duro, istituita per garantire equità tra produttori e industria. Una scelta che, secondo le organizzazioni agricole, rischia di compromettere la sovranità alimentare e la competitività dei cerealicoltori pugliesi.

CUN e grano duro: una crisi che pesa sulla Puglia

Il vicepresidente nazionale e presidente regionale di CIA Agricoltori Italiani, Gennaro Sicolo, ha denunciato il tentativo di “delegittimare uno strumento istituito per stabilizzare il prezzo tra il mondo agricolo e quello industriale”. La CUN del grano duro, che entrerà in vigore ufficialmente a gennaio 2026, punta a superare le fluttuazioni delle borse merci locali e a garantire maggiore trasparenza nei rapporti di filiera.

Nonostante ciò, Italmopa – che rappresenta la parte industriale – non si presenta da oltre un mese alle sedute dell’organismo. Nel frattempo, le quotazioni delle borse merci di Bari e Foggia si attestano tra 280 e 292 euro a tonnellata, valori ben al di sotto dei costi di produzione stimati da ISMEA in circa 318 euro a tonnellata.

Importazioni in crescita e sovranità alimentare a rischio

Secondo il più recente rapporto di Anacer, nei primi sette mesi del 2025 l’importazione di grano duro in Italia è aumentata del 7,32%, raggiungendo 1.665.000 tonnellate. Attualmente, solo il 54,8% del grano duro utilizzato dall’industria è di origine nazionale.

Di questo passo – afferma Angelo Miano, presidente di CIA Capitanata – il rischio è che la pasta italiana venga prodotta con una quota sempre maggiore di grano estero, mentre le aziende agricole locali sono costrette a operare in perdita”.

In Puglia, un tempo “granaio d’Italia”, le superfici coltivate si stanno riducendo costantemente. “Scegliere di continuare a seminare grano oggi è quasi proibitivo”, aggiunge Miano.

Un patrimonio economico e culturale da difendere

“La coltura del grano duro nell’area metropolitana di Bari e nella BAT – spiega Giuseppe De Noia, presidente di CIA Levante – rappresenta una tradizione millenaria che alimenta una filiera fatta di qualità e lavoro. La mancata redditività mette a rischio un intero patrimonio culturale ed economico che non possiamo permetterci di perdere”.

CIA Puglia denuncia le pratiche sleali

Il 1° ottobre CIA Puglia ha presentato una segnalazione all’ICQRF del Ministero dell’Agricoltura contro pratiche sleali che mantengono il prezzo del grano italiano sotto i costi di produzione. Dal 2022, il prezzo al produttore è diminuito del 44%, mentre la pasta è aumentata del 23% e il pane del 30%.

L’associazione ha inoltre promosso una petizione nazionale con circa 100mila firme per la tutela dei cerealicoltori e dei consumatori. In Puglia hanno aderito 50 “comuni del grano”, rappresentando oltre 1,4 milioni di cittadini.

Prospettive future per il grano duro in Italia

Sicolo invita i consumatori a “scegliere pasta realizzata al 100% con grano italiano” e chiede una trasparenza totale sulla provenienza del grano. La sfida per la sovranità alimentare passa dalla tutela dei produttori e dal rafforzamento della filiera nazionale. “Importare è necessario – conclude – ma sostituire progressivamente il grano italiano con quello estero è una follia economica e culturale”.

Redazione Pugliapress

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