“A 25 anni meglio andare a consegnare pizze che iscriversi a Medicina”: polverone dopo le parole di una docente dell’Università di Bari
Parole discriminatorie inaccettabili, denuncia l’associazione studentesca Udu, quelle pronunciate da un’insegnante dell’Università di Bari davanti agli studenti che stanno frequentando il nuovo semestre filtro della facoltà di Medicina, al termine del quale, per iscriversi ufficialmente a Medicina, essi dovranno per forza sostenere alcuni propedeutici.
Un percorso molto difficile, estremamente selettivo, che l’associazione studentesca già boccia, ma che pare comunque preferibile al test di cultura generale in vigore fino allo scorso anno.
Ad ogni modo, come riportato dall’Ansa, questa docente, al termine di una lezione, avrebbe fatto le seguenti considerazioni: “dovrebbe studiare Medicina solo chi proviene dal liceo classico o scientifico” e “se avessi avuto un figlio di 25 anni lo avrei mandato a consegnare le pizze piuttosto che fargli seguire il semestre filtro”.
“Gli studenti si sono indignati e ce lo hanno riferito. – ha spiegato Adriano Porfido, dell’esecutivo Udu Bari – A preoccuparci non è tanto il singolo episodio, ma l’impatto che queste frasi hanno avuto sugli studenti. Il semestre filtro è frequentato da persone con estrazione molto variegata, alcune più fragili o grandi di età”.
La sopracitata denuncia ha spinto lo stesso ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, a intervenire con una dichiarazione severamente critica nei confronti dell’accaduto: “Sono frasi che tradiscono la missione stessa dell’Università, fondata sul rispetto, sull’inclusione e sul valore del merito. Mi auguro che l’Ateneo e la docente possano chiarire al più presto l’accaduto, perché nessuno studente deve sentirsi escluso o umiliato nel suo diritto di studiare”.
Cosa puntualmente accaduta, con il Rettore dell’Ateneo barese, Roberto Bellotti, che ha dichiarato ad Ansa di aver ascoltato entrambe le campane, una rappresentanza dell’associazione studentesca e soprattutto la docente, che si è premurata di contattarlo immediatamente, dopo essere venuta a conoscenza di essere diventata con le sue parole, suo malgrado, una specie di caso nazionale.
E l’insegnante ha affermato che quelle parole, pronunciate informalmente, non rifletterebbero il suo pensiero in merito alla possibilità che tutti debbono avere di cimentarsi con gli studi accademici, posizione che il Rettore ha voluto egli stesso, naturalmente, per primo chiarire. Piuttosto, ha precisato la docente, servivano per motivare alcuni studenti che manifestavano difficoltà nel seguire i contenuti delle lezioni.
Non sarebbe assolutamente giusto farne una questione di età, pensiamo noi, visto che il percorso di vita delle persone può essere dei più svariati: nulla osta che ci si possa iscrivere a Medicina anche avendo alle spalle altre esperienze di studi, o non avendone fatta alcuna dopo le superiori e avendole finite già da tempo. Anche la scuola frequentata, non è per forza un viatico predefinito, e non deve assolutamente esserlo, sia perché ci si può tranquillamente accorgere di non aver preso l’indirizzo scolastico migliore, sia perché si può uscire con una preparazione sufficiente a intraprendere Medicina anche da un Istituto non liceale, per quanto si tratterà sempre di casi più o meno isolati sull’ammontare complessivo degli aspiranti medici.
Quello che fa davvero la differenza per intraprendere una facoltà difficile come Medicina, ed un percorso professionale tanto impegnativo, saranno sempre e soltanto le attitudini naturali nelle discipline fondamentali: chimica, fisica, biologia. Quelle, certamente, non si acquisiscono in automatico iscrivendosi al Liceo.




