Cronaca Foggia

Continua l’odissea della 18enne Arianna Petti, vittima a Foggia di “revenge porn”

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Fra i diversi lati oscuri della Rete o, per meglio dire, dell’uso del tutto spregiudicato, improprio e illegale della comunicazione nell’era contemporanea, quello del cosiddetto “revenge porn”, espressione inglese che letteralmente possiamo tradurre con “porno come vendetta”, è particolarmente odioso.

Questa pratica ha come obiettivo quello di distruggere l’immagine pubblica di una persona diffondendo sulla Rete foto o video che la ritraggono in situazioni di intimità, sottratti e divulgati evidentemente senza il suo consenso. Ma si può anche arrivare a distorcere completamente la realtà, utilizzando programmi di grafica che consentono di costruire immagini realistiche di una persona eppure del tutto artefatte.

E’ questo il caso di Arianna Pretti, una 18enne di Foggia fresca di diploma che si è trovata, suo malgrado, oggetto delle attenzioni morbose e malate di qualche soggetto non ancora identificato il quale ha diffuso e affisso, nelle via cittadine, svariati poster che la ritraggono in atteggiamenti ammiccanti e pose “osè”, con l’aggiunta di dati sensibili quali il numero di telefono e l’indirizzo di casa.

Una macchinazione vera e propria, distante anni luce, non ci sarebbe neppure il bisogno di specificarlo, dalla vita quotidiana di una ragazza ben educata e acqua e sapone quale Arianna è, ma che ne sta veramente mettendo a dura prova le capacità di sopportazione psicologica. Una forma davvero riprovevole di aggressione morale nei confronti di una giovanissima donna.

Arianna, intervistata dalla trasmissione televisiva Storie Italiane, condotta su Rai 1 da Eleonora Daniele, ha così raccontato l’incubo ad occhi aperti che sta affrontando da giugno a questa parte:

“A maggio vengo informata che c’era una mia foto normale, vestita, sui muri della mia vecchia scuola con scritto ‘Arianna Petti sguardo da pantera, cervello da tappeto’”, ha raccontato ripercorrendo le prime fasi della vicenda, “I primi insulti, seppur meno gravi, sono arrivati nel periodo in cui ho fatto esami, la maturità l’ho vissuta con molta angoscia e ansia.

Poi c’è stato un periodo di interruzione che è durato fino al 18 luglio quando sono state ritrovate le prime immagini a mo’ di manifesti pubblicitari su pali della luce e macchine, con frasi provocatorie, il mio vecchio numero di telefono, l’indirizzo di casa. Erano foto apparentemente normali ma erano modificate, con il seno scoperto. Erano proprio immagini false”. 

E ancora: “Ci sono stati tantissimi episodi di minacce, non posso contarli. Ricevevo insulti, frasi provocanti di tutti i tipi possibili e immaginabili ed erano sempre numeri sconosciuti che mi chiamavano. Ieri intorno alle 12 è stata strappata un’altra mia foto ma ce ne erano dieci, tutte nuove”. 


“La mia famiglia mi ha sempre sostenuto, appoggiato, sia i miei genitori che i miei parenti più stretti e mi stanno sempre vicino”, ha poi spiegato, “Ma io non mi sento sicura al 100%, ho paura che persone malintenzionate possano citofonare a casa, come è già successo.

Non so chi possa essere stato, non me lo so spiegare, ho cercato sempre di essere una brava persona, non ho mai odiato nessuno. Vorrei dire solo una cosa, una semplice parola: ‘perché?’. Non mi merito tutto questo e se effettivamente è una persona o sono persone che mi conoscono, dovrebbero saperlo”.

“Spero che si faccia luce sul mio caso e che si possa mettere la parola fine a questa storia assurda e surreale che è paragonabile a quella di un film horror e io sono la protagonista”.

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