CronacaLecce e provincia

Trasferiti in un’altra comunità i figli dei genitori che hanno minacciato una dipendente comunale a Racale

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Il Tribunale dei Minori di Lecce ha disposto il trasferimento in un’altra comunità per minori dei quattro minorenni i cui genitori si sono resi protagonisti, negli ultimi giorni, di azioni intimidatorie nei confronti dei responsabili della struttura in cui i loro figli hanno vissuto nell’ultimo anno e di un’assistente sociale del loro Comune, Racale, individuata come responsabile della sottrazione dei loro figli.

Prima l’irruzione nella comunità, durante la quale i due genitori hanno minacciato le operatrici della struttura di ritorsioni nei loro confronti qualora non venga interrotta la procedura di affidamento. In particolare, l’uomo aveva portato con sé una pistola scacciacani, che ha tirato fuori nel momento in cui gli era stato chiesto perché tenesse la mano in tasca in maniera sospetta.

Tempo 48 ore, e sulle mura del Comune di Racale è apparsa nottetempo una scritta intimidatoria nei confronti di una dipendente comunale, un’assistente sociale, della quale veniva riportato anche il nome a caratteri cubitali, che ha evidentemente interagito con il nucleo familiare prima che i minori fossero allontanati, relazionando al Tribunale dei Minori riguardo la condotta non adeguata dei genitori, dalla quale è scaturito in seguito l’allontanamento coatto.

Non solo: i genitori hanno anche diffuso per le vie del paese dei volantini allo scopo di dimostrare di essere stati vittime di un’ingiustizia: “Accertarsi prima di allontanare il minore”, “Stop alle false relazioni e perizie”, e ancora “Minori ingiustamente tolti ai genitori, business miliardario in Italia”. Queste alcune delle frasi presenti nei fogli.

Sono state le telecamere di sorveglianza a immortalare l’azione dei due genitori presso la sede del Comune. Ne è seguita poi una rapida identificazione, facilitata dal collegamento con quanto avvenuto presso la comunità per minori appena due giorni prima, e la denuncia nei confronti dell’uomo da parte dei carabinieri. Essi però non hanno desistito dai loro intenti, e il giorno hanno nuovamente cercato d’introdursi presso la struttura dove sono alloggiati i loro figli, venendo respinti dal servizio d’ordine.

Ne è seguito quindi lo spostamento presso un’altra comunità del Salento. L’Ordine regionale degli Assistenti Sociali ha commentato così la vicenda: “L’assistente sociale – lo ricordiamo a tutti!!! – opera attenendosi ai mandati istituzionale, sociale e deontologico a supporto delle persone fragili (in particolare) e non può essere “additato”, in nessun caso, come il responsabile della mancata erogazione di beni e servizi, né come colei/colui che “sottrae” ingiustamente i minori alle famiglie.

Come istituzione posta a tutela delle persone e della professione chiediamo, nuovamente, che siano attuate in tutti i servizi le necessarie misure di prevenzione e vigilanza, come pure questi atteggiamenti violenti di natura criminale siano tempestivamente perseguiti a norma di legge”.

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