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Coldiretti Puglia: allarme per importazioni dalla Tunisia, flotta in crisi

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La flotta peschereccia pugliese è sotto pressione a causa dell’aumento delle importazioni di prodotti ittici dalla Tunisia, con l’Italia che si conferma primo paese importatore. A lanciare l’allarme è Coldiretti Pesca Puglia, che esprime preoccupazione anche per la proposta di bilancio della Commissione Von der Leyen, la quale prevede il taglio di due terzi dei fondi destinati alla pesca, con gravi ripercussioni sul settore nazionale.

Import ittico dalla Tunisia: impatto sulla pesca in Puglia

Secondo i dati dell’Osservatorio nazionale dell’agricoltura (Onagri) aggiornati a maggio 2025, la Tunisia rappresenta il 31% del totale delle esportazioni ittiche verso l’Italia, seguita da Spagna (14%) e Libia (12%). Le importazioni tunisine riguardano pesce fresco e refrigerato — come merluzzi, orate e spigole — crostacei tra cui gamberi rosa e rossi, molluschi, calamari, seppie e prodotti trasformati, come filetti e preparati destinati alla ristorazione. Coldiretti segnala che la dipendenza dell’Italia dall’estero per l’approvvigionamento di pesce è passata dal 30% al 90% negli ultimi quarant’anni.

Il settore della pesca e acquacoltura in Puglia vale circa 225 milioni di euro, con 1.455 battelli attivi lungo le coste regionali, il 12,3% della flotta nazionale. Le principali zone interessate includono Manfredonia, Molfetta, il sud Barese e il Salento. Il pescato pugliese comprende gamberi, scampi, merluzzi e specie allevate come spigole, ombrine e orate.

Allarme Coldiretti: concorrenza sleale e rischio frodi

Coldiretti Pesca Puglia denuncia che la proposta della Commissione UE mette a rischio il futuro del comparto nazionale, già colpito da politiche ambientali restrittive, aumento dei costi e riduzione della flotta (-1/3 delle barche e -18.000 posti di lavoro). Attualmente, l’Italia pesca 180 milioni di chili all’anno e ne produce altri 140 milioni in acquacoltura, ma le importazioni superano il miliardo di chili.

Questa situazione favorisce le frodi alimentari, con pesce straniero venduto come italiano: pangasio spacciato per cernia, brosme per baccalà, halibut come sogliola, e altri casi segnalati nella ristorazione, dove manca l’obbligo di indicare l’origine del pesce servito. Coldiretti cita anche polpo vietnamita venduto come nostrano, squalo smeriglio per pesce spada e vongole turche etichettate come italiane.

La crisi del settore si protrae da oltre trent’anni, in un mercato in cui il consumo di pesce aumenta, ma la produzione interna cala. L’acquacoltura non riesce a compensare il calo della pesca tradizionale.

«Quasi 8 pesci su 10 sulle nostre tavole provengono dall’estero, spesso senza che i consumatori ne siano consapevoli», sottolinea Coldiretti Pesca Puglia. L’associazione rilancia l’iniziativa nei Mercati di Campagna Amica per promuovere il pesce a miglio zero, informare i consumatori e sostenere la pesca locale.

La parola chiave rimane la trasparenza: Coldiretti chiede maggiori tutele per il Made in Italy e il rafforzamento dell’indicazione di origine obbligatoria anche nei ristoranti.

Prospettive e azioni future
Coldiretti Puglia continuerà a monitorare la situazione e chiede alle istituzioni nazionali ed europee un impegno concreto per proteggere il comparto ittico italiano. Prossimi incontri e manifestazioni di settore saranno occasione per approfondire e difendere i diritti dei pescatori pugliesi e tutelare il consumatore.

Redazione Pugliapress

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