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Avvelenano i gatti e nessuno interviene: a Martina Franca va in scena l’orrore dell’indifferenza

Oltre 15 gatti uccisi in zona Montetullio. Le denunce ignorate, la Protezione Animali assente. E ora la comunità chiede giustizia

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Oltre 15 gatti uccisi in zona Montetullio. Le denunce ignorate, la Protezione Animali assente. E ora la comunità chiede giustizia.

Una delle immagini inviate dai residenti di Montetullio: cuccioli e madri trovati morti.

Martina Franca. È una strage silenziosa, ma non per questo meno brutale. Una strage compiuta con metodo, con veleno, con malvagità.

Una strage contro esseri viventi che non possono difendersi, che non fanno rumore, che si fidano. In zona Montetullio, negli ultimi giorni, oltre quindici gatti sono stati uccisi con ogni probabilità tramite avvelenamento.

Non è una supposizione, non è un’allucinazione collettiva: è la realtà fotografata dai cittadini, documentata con immagini che fanno male, raccontata con voce rotta da chi li accudiva, li sfamava, li considerava parte del proprio quotidiano.

Non si tratta solo di randagi sporchi e dimenticati, come piace pensare a chi cerca di giustificare l’ingiustificabile. Erano animali domestici, amati, curati, protetti da chi crede ancora nella civiltà. E invece ora giacciono lì, inerti, rigidi, con il pelo incrostato dal terreno e lo sguardo fisso nel vuoto.

C’erano gatti adulti, ma anche cuccioli. Intere famiglie feline sterminate come se fossero un problema, come se la vita valesse meno della quiete di qualcuno.

A raccogliere la denuncia è Leopoldo Fumarola, residente della zona, testimone diretto dei fatti.

«Hanno fatto piazza pulita», racconta. «Vicino casa nostra ne hanno trovati almeno quindici, probabilmente venti. Tre o quattro in ogni villa. E non sappiamo quanti altri siano morti in silenzio, in campagna, senza che nessuno li ritrovasse».

La testimonianza è nitida, le foto inequivocabili. Ma il dramma non finisce qui.

Perché chi ha cercato di denunciare si è sentito rispondere che «non serve a nulla», che «contro ignoti non si può procedere».

Questo è il secondo crimine. Perché non accogliere una denuncia non è solo negligenza: è corresponsabilità. È come assistere a un pestaggio e non chiamare aiuto.

È come vedere un bambino in pericolo e voltarsi dall’altra parte. È una complicità morale – e forse anche penale – che questo giornale non intende ignorare.

La legge parla chiaro: l’articolo 544-bis del Codice Penale punisce con la reclusione chi uccide animali per crudeltà o senza necessità.

Eppure, nonostante la normativa, nessuno si muove. Nessuno bonifica. Nessuno indaga.

Nessuno chiama la Protezione Animali. Nessuno si prende la briga di chiedere ai cittadini se hanno visto qualcosa.

È l’ennesima dimostrazione che in Italia, troppo spesso, gli animali non hanno voce e nemmeno scudo.

E allora ci pensiamo noi. A dare voce a questa strage. A chiedere giustizia, a pretendere azione, a dire forte che questi miserabili devono essere individuati, denunciati e processati.

Perché chi avvelena un animale oggi, domani può farlo di nuovo.

Perché chi lascia bocconi velenosi nei pressi di abitazioni, può uccidere anche un cane, un riccio, o peggio un bambino.

Chi sa, parli. Chi ha visto, denunci. Chi tace, è complice. Non servono più mezze misure.

Servono indagini, pene esemplari, carcere. Servono nomi e volti. E soprattutto, serve una città che non si rassegna al veleno, ma risponde con il diritto e con il cuore.

Martina Franca non è questa. Ma ora deve dimostrarlo.

Antonio Rubino

Antonio Rubino è giornalista, editore e direttore del Gruppo Puglia Press e de La Voce del Popolo. Esperto di comunicazione e organizzatore di grandi eventi, ha collaborato anche con la RAI. Leggi la biografia completa 

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