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Il Mar Piccolo tra bonifica e valorizzazione: un dialogo partecipativo per lo sviluppo sostenibile 

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L’Università di Bari promuove un percorso di co-creazione per il futuro del Mar Piccolo, coinvolgendo cittadini, istituzioni ed esperti in agricoltura, pesca e turismo, con l’obiettivo di creare strategie condivise per la tutela e la crescita del territorio.  

Fare incontrare punti di vista, idee, bisogni, necessità e aspirazioni diverse e farle dialogare tra loro. Il fine ultimo? Comprendere meglio e accogliere la diversità di prospettive su tematiche importanti, come nel caso del Mar Piccolo. Questo è lo spirito degli incontri partecipativi organizzati dal Dipartimento ionico dell’Università di Bari, con la guida della prof.ssa Maria Casola, delegata Terza Missione, e del prof. Nicola Fortunato.

L’attenzione è stata posta sulla prima tappa fondamentale: la bonifica del Mar Piccolo, per rilanciarne il potenziale in settori come agricoltura, pesca e turismo sostenibile. Questo percorso ha preso vita durante l’evento di due giorni (21 e 22 ottobre), svoltosi nella sala dell’ex chiesetta della ex caserma Rossarol, dove rappresentanti del Wwf, del Cnr, di Confindustria e di varie associazioni di categoria, insieme a professionisti, urbanisti e paesaggisti, hanno esposto le proprie opinioni. Anche se a volte contrastanti, queste opinioni non si sono mai trasformate in contrapposizioni preconcette. A facilitare il dialogo sono stati Giulio Ferretto e Beatrice Leone, esperti di partecipazione dell’associazione ComunitAzione.

Perché proprio il Mar Piccolo? Perché, spiegano i referenti scientifici Casola e Fortunato, il Mar Piccolo è “uno straordinario ecosistema di biodiversità che va valorizzato”, attraverso strategie di coinvolgimento che possano coinvolgere tutta la comunità. Per questo motivo, spiegano i due docenti universitari, “abbiamo coinvolto decisori politici, imprese, enti, istituzioni, associazioni e cittadini”. La diversità diventa così un’opportunità per far emergere soluzioni innovative.

Non si tratta solo di proposte: l’obiettivo, secondo Giulio Ferretto, è innescare collaborazioni e creare una rete capace di aumentare il potere di interlocuzione. Non si è trattato di un semplice tavolo tecnico, ma di uno spazio di scambio di idee, con la prospettiva di concretizzare quanto discusso, anche grazie al report conclusivo di queste due giornate e al prossimo appuntamento, previsto per il 4 e 5 novembre, in cui si affronteranno le tematiche delle strategie urbanistiche e della gestione del patrimonio culturale.

“La nostra missione – sottolinea la prof.ssa Casola – è quella di facilitare la comprensione dei complessi sistemi socio-ecologici e di prevenire decisioni politiche scollegate dalle reali esigenze della comunità locale”. Il fulcro del progetto è l’attuazione progressiva di soluzioni innovative di tutela e valorizzazione delle risorse naturali, attraverso un processo di co-creazione che coinvolge i vari portatori d’interesse. Questa strategia di gestione integrata e partecipata del Mar Piccolo mira a diventare un modello per lo sviluppo sostenibile del territorio.

La risposta a questa visione è stata positiva durante entrambe le giornate: il commissario straordinario per le bonifiche, Vito Felice Uricchio, è stato tra gli ospiti del primo giorno, mentre il secondo giorno ha visto gli interventi dei professori Nicolaia Iaffaldano e Vito Santamato, insieme a Maurizio Simeone, direttore del Parco sommerso di Gaiola a Napoli. Simeone ha condiviso l’esperienza del parco, un tempo in stato di degrado, che è stato recuperato e restituito alla città.

“Con il nostro progetto – conclude il prof. Nicola Fortunato – vogliamo che l’Università sia percepita non solo come un luogo di ricerca, ma come un cuore pulsante che dialoga con la società”. L’obiettivo finale di questi workshop è definire una visione condivisa del Mar Piccolo e sviluppare linee strategiche di intervento sostenibili, per lavorare già oggi sul futuro del territorio. Concetti che sono stati ripresi anche dal direttore del Dipartimento ionico, Paolo Pardolesi.

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