Puglia, sequestri nei porti: l’aumento delle importazioni pesa sui prezzi olio evo
I prezzi dell’olio extravergine tornano al centro dell’attenzione dopo i controlli effettuati nei porti pugliesi, dove sono stati sequestrati migliaia di litri di prodotto privi dell’indicazione obbligatoria dell’origine. L’arrivo di olio a basso costo proveniente dall’estero, in particolare dalla Grecia, sta contribuendo a far crollare il valore dell’extravergine nazionale, sceso ai livelli più bassi degli ultimi tre anni.
Negli ultimi mesi l’incremento delle importazioni di olio d’oliva vergine ed extravergine ha raggiunto valori significativi, con un aumento del 78% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’impennata più evidente riguarda il prodotto greco, cresciuto del 139% secondo un’analisi su dati ufficiali di settore. Un incremento che, secondo le organizzazioni agricole regionali, rischia di compromettere seriamente la competitività delle imprese italiane.
Prezzi olio extravergine e aumento delle importazioni
Gli arrivi di olio extravergine a basso costo, spesso intorno ai 4 euro al chilo, stanno incidendo in modo diretto sulle quotazioni del prodotto nazionale. In poche settimane, i prezzi italiani hanno registrato una perdita di quasi tre euro al chilo, scendendo sotto la soglia dei 7 euro. Una dinamica considerata un vero e proprio dumping commerciale, che sta mettendo in difficoltà numerosi produttori.
Le organizzazioni del comparto olivicolo sottolineano come la situazione rischi di minare non solo la sostenibilità economica delle aziende, ma anche la tutela dell’identità produttiva italiana, fondata su un patrimonio di oltre 500 varietà autoctone e su una qualità riconosciuta a livello internazionale. Il timore è che la pressione dei prezzi generata dalle importazioni a basso costo finisca per ridurre ulteriormente i margini delle imprese, già alle prese con l’aumento dei costi di produzione.
Prezzi olio extravergine: richiesti controlli e tracciabilità più stringenti
Le associazioni agricole lanciano un appello affinché venga rafforzata la rete dei controlli e venga garantita una tracciabilità completa lungo tutta la filiera, a tutela sia dei produttori sia dei consumatori. Tra le proposte avanzate figura il potenziamento del Portale SIAN, con l’obbligo di registrare tutte le contrattazioni, non solo dell’olio sfuso ma anche delle olive da olio.
Secondo i rappresentanti del settore, la disponibilità di un quadro informativo unico, geograficamente definito e non manipolabile consentirebbe di tutelare maggiormente i produttori italiani, oltre a offrire un riferimento più trasparente all’interno delle piazze di scambio. L’obiettivo è arrivare a un sistema capace di restituire il giusto valore al lavoro delle imprese e al Made in Italy olivicolo, contrastando le distorsioni di mercato.
Le organizzazioni spiegano che solo attraverso la dichiarazione delle contrattazioni sarà possibile garantire un dato reale e condiviso, in grado di limitare fenomeni speculativi che incidono negativamente sulle imprese agricole e sui prezzi dell’olio extravergine. Una maggiore trasparenza, secondo il comparto, permetterebbe anche ai consumatori di orientarsi meglio tra prodotti di diversa origine e fasce di prezzo.
La richiesta di controlli più rigorosi e di strumenti digitali avanzati per monitorare la filiera si inserisce in una fase cruciale per il settore olivicolo pugliese, che nel 2025 dovrà confrontarsi con un mercato sempre più competitivo. Le associazioni auspicano che le istituzioni europee e nazionali adottino misure adeguate per garantire trasparenza, qualità e tutela del prodotto italiano, mentre i produttori attendono indicazioni chiare su eventuali nuovi interventi nei prossimi mesi.
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