Iaia (FDI): “Sul caso Ilva serve serietà. Dopo cinque anni di niente, ora qualcuno ci spiega cosa fare?”
Il deputato tarantino lancia una stoccata ai Cinque Stelle: “Tra scudi penali scomparsi e alleanze industriali improbabili, resta solo il conto salato per Taranto”
Taranto 5 Agosto 2025 – A volte la memoria politica è un optional. Ma per l’onorevole Dario Iaia, deputato tarantino di Fratelli d’Italia e Segretario della Commissione “Ecomafie”, i ricordi sono invece nitidi. E i conti – soprattutto quelli lasciati in sospeso sulla questione Ilva – sono ancora aperti.
“Il Movimento 5 Stelle ha governato l’Italia per quasi cinque anni”, esordisce, con il tono di chi non ha bisogno di alzare la voce per far rumore. “Hanno avuto un sottosegretario alla Presidenza del Consiglio originario proprio di Taranto. Le condizioni per agire c’erano tutte. Cosa è successo? Nulla. O meglio: qualcosa sì, ma nella direzione sbagliata.”

L’ironia taglia come un bisturi: “Avrebbero potuto chiudere le fonti inquinanti. Non l’hanno fatto. Avrebbero potuto non firmare il contratto con Arcelor Mittal. Ma l’hanno firmato. E mentre promettevano la causa del secolo contro il colosso franco-indiano, finivano per farci una società insieme. Come nei migliori paradossi burocratici all’italiana.”
L’onorevole punta il dito contro una gestione che definisce “confusa e clamorosamente inconcludente”, a partire dalla famosa abolizione dello scudo penale: “L’hanno eliminato come atto di giustizia. Salvo poi riproporlo. A Mittal, ovviamente. Con il Governo nella parte del socio minoritario muto e obbligato.”
Il riferimento ai lavoratori dell’Ilva in amministrazione straordinaria è diretto: “Chi oggi grida allo scandalo sulle garanzie perse, dovrebbe guardare le proprie firme di ieri. È comodo fare opposizione al proprio passato, tanto chi paga le conseguenze non siede in Parlamento.”
Secondo Iaia, chi oggi si erge a guida morale sul futuro dell’ex Ilva ha già avuto modo – e tempo – di dimostrare le proprie capacità. “Ma mentre gli operai aspettavano bonifiche e rilancio, arrivavano solo slogan, qualche post e molte conferenze stampa.”
Oggi il Governo Meloni, afferma il deputato, ha scelto la strada più difficile ma necessaria: decarbonizzazione, tre forni elettrici, impianti DRI. “Concreto, costoso, ma reale.” E rilancia: “Lasciateci lavorare. Anche per voi.”
L’affondo è calibrato anche sulle promesse mancate ai cittadini tarantini: “Abbiamo assistito a uno spettacolo straordinario: campagne elettorali fatte a Taranto sull’onda dell’indignazione, ma una volta al Governo… improvvisa amnesia.”
Iaia sottolinea invece l’azione dell’attuale esecutivo: “Abbiamo stanziato fondi reali per l’indotto. Decine di milioni. Già liquidati. Chi aveva promesso sostegno da altre istituzioni è ancora in attesa di trovare il bonifico giusto.”
Il messaggio finale è chiaro: “Chi oggi ci dice come affrontare la crisi ex Ilva, dovrebbe per lo meno riflettere sulle proprie omissioni. Altrimenti, si corre il rischio di dare lezioni dalla cattedra… che si è appena sgretolata.”
Iaia non fa nomi, ma i riferimenti sono fin troppo chiari. La critica è diretta, affilata, ironica. Come spesso accade, non è necessario gridare quando si ha la forza dei fatti.




