Taranto – Legge per Taranto, tuona l’on. Chiarelli: “Il disegno di legge non prevede l’assegnazione di un solo euro “
La strada per l’Inferno è lastricata di buone intenzioni, recita un antico detto. Bisogna ammettere che anche le strade delle campagne elettorali sono lastricate di buone intenzioni, di programmi spesso irrealizzabili. Nel caso di Taranto città non c’è bisogno di lastricare la strada di altre buone intenzioni, perché la città all’Inferno vi è già.
Le buone intenzioni a cui mi riferisco sono contenute nel disegno di legge approvato dalla giunta regionale il 28 marzo 2017 con il titolo “Indirizzi per lo sviluppo e la coesione economica e sociale del territorio di Taranto”.
C’è il rischio che esso diventi uno strumento di campagna elettorale, una nuova occasione del centrosinistra per promettere a Taranto ciò che né il governo nazionale né quello regionale riescono a darle come ristoro del suo essere finita all’Inferno o come occasione di una nuova vita fuori dal degrado ambientale e sociale.
Il disegno di legge non prevede l’assegnazione di un solo euro per opere da realizzare. Prevede però, entro 60 giorni dalla approvazione del disegno di legge, la elaborazione da parte della giunta di un Piano strategico denominato “Taranto Futuro Prossimo”. Trecentomila euro furono stanziati con la legge di bilancio 2017 per scrivere il Piano.
Nel ddl c’è un richiamo a tutte le idee e le buone intenzioni che sono state esposte nel corso di convegni organizzati negli ultimi mesi. In particolare in settori come: la pesca, la logistica integrata, la rigenerazione urbana, la cultura, la filiera dell’economia rurale, il manifatturiero di qualità, la valorizzazione dei talenti, l’accompagnamento delle start up innovative, la valorizzazione del Mar Piccolo, l’istituzione di un’area marina protetta per i cetacei nel golfo di Taranto, il rafforzamento del Polo universitario. C’è anche il riferimento all’istituzione di delegazioni delle varie agenzie regionali e di uffici assessorili che dovrebbero guardare con occhi di riguardo le iniziative legate al capoluogo ionico. Il percorso di semplificazione amministrativa dovrebbe riguardare la elaborazione, secondo il principio “Mai più a Taranto”, di “vincoli specifici per nuovi insediamenti di imprese ricadenti in categorie merceologiche ad elevato rischio ambientale e per la salute e procedure accelerate e semplificate per le autorizzazioni ambientali relative a categorie merceologiche di insediamenti che non presentino rischi ambientali”.
Buone intenzione, tutte condivisibili, da trasformare in atti di governo regionale anche attraverso il coordinamento con le decisioni del governo nazionale. Anche se è difficile capire come sarà possibile coordinare le attività della Puglia, cioè di Emiliano, con quelle del governo Gentiloni sul quale il segretario del Pd, Renzi, ha l’assoluto controllo. Ciò che sta accadendo per Tap a Lecce, la xylella a Brindisi, Lecce e Taranto, e ciò che è accaduto per il rafforzamento, sinora a parole, della sanità tarantina o nel comitato di coordinamento del Contratto istituzionale di sviluppo per l’area di Taranto varato dal Parlamento nel 2015 non fanno ben sperare.
Ecco alcuni riferimenti sui quali le buone intenzioni del disegno di legge si infrangeranno.
Primo elemento: la scorsa settimana è stato pubblicato un bando regionale per gli interventi di riqualificazione urbana con una dotazione di 109 milioni di euro. Non mi risulta che per Taranto città siano stati previsti percorsi o dotazioni finanziarie ad hoc. Quindi la rigenerazione urbana è già finita tra le basole della strada per l’Inferno.
Secondo elemento: la Regione si impegna con il disegno di legge proposto a ricercare deroghe al Patto di stabilità interno al Comune di Taranto affinché possa fronteggiare le emergenze legate alle crisi sociali e sanitarie presenti sul territorio. Anche questo è un impegno di assoluta incertezza, perché non si capisce come si possano chiedere deroghe al Patto di stabilità interno.
Terzo elemento: l’impegno della Giunta regionale a sperimentare “fiscalità di vantaggio, per le imprese e i cittadini, in grado di compensare le maggiori difficoltà di contesto”. In che cosa possa consistere una fiscalità di vantaggio per i residenti a Taranto resta un mistero. A meno che la Regione non abbia intenzione di rinunciare a incassare la tassa automobilistica (di competenza regionale) dovuta dai residenti a Taranto.
C’è, infine, la istituzione della Zes (Zona economica speciale) nell’area portuale e retroportuale della città. La Regione vuole farsene carico, però sinora non ha fatto nulla per sostenerla, anche se bisogna riconoscere che la istituzione di una Zes rientra nelle competenze legislative nazionali. Ecco: se Regione e Governo nazionale riuscissero in tempi brevi a mettersi d’accordo e a lavorare insieme per ottenere la Zes, che la Svimez considera una scelta prioritaria per Taranto, sarebbe un buon risultato per le imprese, le quali con burocrazia zero e fiscalità di vantaggio sono interessate a operare nell’area di Taranto, e per tanti lavoratori. Però sinora si sono viste solo buone intenzioni che, con l’arrivo della campagna elettorale per le amministrative, non potranno che aumentare. Mentre Taranto continua a essere un Inferno.
On. Avv. Gianfranco Chiarelli
Commissione Giustizia Camera dei Deputati
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