Bari: residenti dell’Umbertino fanno causa al Comune per la “mala movida”
Il protrarsi di una situazione ritenuta insostenibile, verso la quale i confronti, le discussioni e gli interventi approntati non hanno portato soluzioni soddisfacenti, ha spinto venti residenti nel quartiere Umbertino di Bari, a fare causa collettiva al Comune per il fenomeno della mala movida. E altri, certamente, potrebbero aggiungersi.
Si tratta di persone la cui abitazione è collocata nelle vie epicentro, quelle più interessate dalla problematica: via Cognetti, via Abbrescia e Largo Adua. Persone e famiglie esasperate dalle notti insonni, dallo stress accumulato, dalle difficoltà nei parcheggi, dal degrado materiale col quale sono costretti a convivere, causati, sostengono, (e non abbiamo difficoltà a crederci) dal variegato “popolo della notte”, dal disordine da loro arrecato alla quiete della quale si vorrebbe usufruire nelle ore serali, dalla volgarità dei “novelli barbari”: schiamazzi continui, strombazzate di clacson, musica ad alto volume, sia proveniente dalle auto sia dai locali.
Responsabile di tutto questo, di aver concesso licenze ad una serie numerosissima di locali notturni in questo quartiere, di non riuscire a far rispettare le regole della civile convivenza né con le buone né con le brutte, di non aver saputo trovare insomma alcuna situazione che riuscisse a far coesistere il diritto sacrosanto alla tranquillità dei residenti con quello lavorativo di chi gestisce tali attività e con quello allo svago di chi ne fruisce, sarebbe insomma il Comune.
Motivo per il quale, sostenuti in questo da sentenze della Corte di Cassazione, che ha più volte ribadito come sia legittima la pretesa di risarcimenti per danni patrimoniali, psicologici e all’integrità della persona allorquando privati imprenditori o enti pubblici ne siano responsabili, già 20 cittadini baresi hanno sottoscritto una richiesta di conciliazione giudiziale, ovvero, la rinuncia a procedere a formale denuncia se, entro il termine di 30 giorni, il Comune verserà ad ognuno di essi la somma di 49.900 euro.
Una notevole gatta da pelare per l’Amministrazione del capoluogo regionale, guidata da Vito Leccese, che più volte si è speso personalmente per incontrare residenti e gestori dei locali, al fine di trovare soluzioni che salvaguardassero le esigenze di tutti gli attori. Con risultati, evidentemente, finora insoddisfacenti. La problematica sta, verosimilmente, nell’aver consentito, certamente da prima che Leccese si insediasse, una tale concentrazione di locali nello stesso ambito urbano.




