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Consigliera di Fratelli d’Italia si spaccia come sociologa e scoppia la polemica

È la moglie del farmacista di Martina Franca, Grazia Lillo, che durante un incontro pubblico a Lizzano si è presentata come sociologa. Peccato che sociologa non lo sia affatto.

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È la moglie del farmacista di Martina Franca, Grazia Lillo, Consigliera comunale di Fratelli d’Italia, la protagonista dell’ultimo caso che fa discutere in Puglia.

La moglie del farmacista del paese Grazia Lillo, consigliera comunale di Fratelli d’Italia, durante un incontro a Lizzano ha deciso di presentarsi come sociologa.

Il problema è che non lo è. E così, nel giro di poche ore, l’auto-definizione si è trasformata in un’accusa di millanteria, accendendo polemiche e ironie sui social.

La corsa verso le prossime regionali, ufficialmente ancora da aprire, per lei sembra già iniziata.

Post quotidiani, presenze mirate e un atteggiamento da candidata certa: la politica vissuta come un reality, con l’algoritmo al posto del programma.

Un copione che divide, tra chi ne apprezza la determinazione e chi la considera solo un esercizio di presunzione.

Il nodo resta l’autoproclamazione del titolo accademico. Non è sociologa, ma ha scelto di definirsi tale. Un dettaglio che per molti cittadini è diventato simbolo di una politica che punta più all’immagine che ai contenuti.

I commenti online sono impietosi: meme, battute e frecciate che mettono in dubbio non solo il titolo, ma l’intero stile comunicativo.

Intanto la “campagna non dichiarata” prosegue. Slogan motivazionali, foto in prima fila, presenze a eventi pubblici: ogni gesto diventa parte di un diario politico condiviso con costanza maniacale. Ma quando la forma sovrasta la sostanza, il rischio è che il pubblico si stanchi prima ancora dell’inizio ufficiale.

Le liste non sono ancora state pubblicate, eppure la Consigliera di Fratelli d’Italia si muove come se tutto fosse già scritto. La certezza ostentata alimenta il sarcasmo popolare: “non solo candidata, ma già eletta”.

Ma alla fine a decidere saranno le urne, e lì non basteranno titoli inventati o trailer di campagna. Contano i voti veri. E saranno loro a dire se la sicurezza era sostanza o solo spettacolo anticipato.

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