Grano duro, Coldiretti Puglia: “Superare le quotazioni della Camera di Commercio”
Dopo la manifestazione che ha visto la partecipazione di oltre ottomila agricoltori nel capoluogo pugliese, Coldiretti Puglia torna a puntare il dito contro il sistema delle quotazioni del grano duro fissate alla Camera di Commercio di Foggia. L’associazione agricola sottolinea l’urgenza di superare l’attuale meccanismo, giudicato inadeguato e non rispondente ai reali costi di produzione certificati da ISMEA, pari a 31,8 €/q.
Grano duro e quotazioni sotto i costi di produzione
Secondo i dati diffusi da ISMEA, i costi medi di produzione del grano duro nel Sud Italia ammontano a 31,8 euro al quintale. Nonostante ciò, la Borsa Merci di Foggia continua a fissare prezzi inferiori, generando forti preoccupazioni tra gli agricoltori pugliesi. Nell’ultima seduta solo Coldiretti e CAI – Consorzi Agrari d’Italia – hanno votato contro le quotazioni ritenute non sostenibili, mentre industria e altre organizzazioni agricole hanno espresso parere favorevole.
“Nonostante l’aumento di 3 euro a tonnellata, le quotazioni restano al di sotto dei costi reali di produzione. È inaccettabile: in questo modo si mette in ginocchio la cerealicoltura italiana”, ha dichiarato Mario de Matteo, presidente di Coldiretti Foggia. L’associazione ribadisce che l’unica soluzione strutturale è l’istituzione della Commissione Unica Nazionale (CUN) per il grano duro, al fine di garantire listini trasparenti e rispettosi dei dati ufficiali.
Coldiretti Puglia chiede regole chiare e trasparenti
La posizione di Coldiretti si inserisce in un contesto di forte instabilità dei mercati e di aumento generalizzato dei costi di produzione, dal carburante ai fertilizzanti, dall’energia alla manodopera. L’associazione denuncia inoltre la violazione della normativa sulle pratiche sleali (D.lgs. 198/2021), che vieta la vendita di prodotti agricoli a prezzi inferiori ai costi di produzione.
Per Coldiretti Puglia, difendere il valore del grano duro non significa solo tutelare il reddito degli agricoltori, ma anche salvaguardare la filiera della pasta italiana, fondata sul grano 100% nazionale. Un sistema di quotazioni più equo, secondo l’organizzazione, consentirebbe di contrastare anche l’importazione di grano estero a basso costo, che rischia di compromettere qualità e competitività del prodotto italiano.
La richiesta all’esecutivo è chiara: approvare in tempi rapidi il decreto istitutivo della CUN per il grano duro, in modo da introdurre regole stabili e trasparenti per un settore strategico dell’agricoltura meridionale e nazionale.
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