“Pietro Mennea. L’uomo che ha battuto il tempo”. Tommy Dibari racconta il suo ultimo libro. L’intervista.
Le vere leggende non muoiono mai, ma rivivono sempre grazie ai ricordi e alle parole di grandi persone. L’ indimenticata Freccia del Sud, Pietro Mennea, a diversi anni dalla scomparsa, continua a vivere nella memoria di tutti grazie ai tanti documentari, ai servizi televisivi, e ai racconti che narrano questa incredibile esistenza. Tra i tanti autori che hanno narrato le imprese del leggendario atleta barlettano, un suo concittadino, lo scrittore e autore televisivo Tommy Dibari ha recentemente incantato la platea dell’evento letterario “Libri nel Borgo Antico ” di Bisceglie con la sua opera “Pietro Mennea. L’uomo che ha battuto il tempo”.
Autore di importanti programmi tv RAI e Mediaset e Telenorba, Dibari conta alle sue spalle una lunga carriera letteraria, con vari testi di successo, come il romanzo autobiografico“Sarò vostra figlia se non mi fate mangiare le zucchine. Storia di un’adozione” pubblicato da Cairo Editore nel 2015. La Puglia sempre al centro di diversi suoi romanzi, come in “Non ho tempo da perdere”del 2017 sempre pubblicato da Cairo Editore, dove lo scrittore racconta le sue lezioni con gli adolescenti e con i detenuti del supercarcere di Trani.
Nel seguito l’intervista esclusiva.
Ci parli del suo libro “Pietro Mennea. L’uomo che ha battuto il tempo”. Quale messaggio vuole trasmettere al pubblico con questa sua opera?
“Il mio è un docu-romanzo che raccogliere l’eredità reale di Mennea al servizio della narrazione. La storia di Pietro è stata modellata proprio come un romanzo, esattamente come la sua vita.
Non so se esiste un messaggio, tutte le opere dovrebbero certamente averlo, così come lo posseggono probabilmente i miei precedenti romanzi, ma il compito della scoperta spetta al lettore. Quello che posso dire (e lo dico da psicologo) è che a parer mio, conta più l’esempio delle parole stesse; e Pietro, era ed è un esempio! Le parole invece le dirada il vento e il tempo.”
Che personaggio era Pietro Mennea?
“Qualcuno ha provato ad incasellarlo nel recinto di una terminologia riduzionista, definendolo per esempio, “spigoloso”. Pietro era un uomo timido, discreto, opportuno, colto. E tutte queste virtù si sa, vengono spesso manomesse con parole intrise di luoghi comuni. Quando un personaggio non corrisponde alle aspettative dei media, la banalizzazione diventa il più comodo rifugio.”
C’è una sua frase o un pensiero che piu’ le sono rimasti impressi?
“Io dentro sono storto e nero”.
La citta’ di Barletta ha a lui intitolato il lungomare. In questa citta’ la memoria del grande corridore sembra davvero ancora forte….
“La memoria è forte ma l’impegno è debole. Gli è toccato morire per essere ricordato. La gente ti perdona tutto ma non il fatto di essere bravo.”
Esiste oggi, secondo lei, qualcuno che possa ripercorrere le gesta del grande Mennea?
“Di campioni veri, come di poeti ne nascono uno ogni secolo.”
Segue l’atletica attuale? Cosa direbbe, secondo lei, Mennea dello scenario odierno di tale sport?
“Poco, si metterebbe a lavorare a testa bassa come sempre, provando a combattere proprio come stava facendo tutte le alterazioni dello sport. Oggi invece lo sport è show, conta più il personaggio che l’atleta.”
Lei ha viaggiato tanto per l’Italia: quanto e’ forte fuori regione l’importanza di Mennea?
“Enorme! Per comprendere la grandezza di Mennea bisognerebbe girare il mondo. Io nel mio piccolo tour continuo a raccogliere vibranti testimonianze di un amore granitico e incondizionato nei suoi confronti.”
In una intervista del 1987 rilasciata a Repubblica, Pietro Mennea rivelò di essere stato contattato durante le olimpiadi del 1984 da un fisioterapista americano che gli aveva proposto del doping; a riguardo poi dichiarò, parlando il suo ritiro dall’attività agonista, che “Ho capito che nella mia vita stavo cercando tutto tranne che quello“. A suo avviso cosa penserebbe Mennea dei casi avvenuti in questi anni?
“Penserebbe ciò che ha pensato sino alla fine: la meta è misura della fatica senza compromessi, non “patologia” per la vittoria a qualunque costo.”