Renato Perrini (FdI), da sempre accanto alla sua gente
ll candidato alle Regionali di Fratelli d’Italia nella provincia di Taranto, consigliere regionale uscente e capogruppo nell’ultima legislatura, racconta una presenza che ha fatto la differenza.

La sua è stata una politica che non ha conosciuto abbandoni. In un tempo in cui molti spariscono e ricompaiono solo a ridosso delle elezioni, lui ha scelto di restare. È rimasto nei reparti ospedalieri quando altri preferivano evitare di vederli. È rimasto in ascolto delle famiglie quando le istituzioni voltavano lo sguardo. È rimasto nelle periferie e nei piccoli comuni della provincia ionica, lì dove la politica spesso arriva solo quando ci sono voti da raccogliere. Questa presenza quotidiana, continua, senza interruzioni, ha costruito un rapporto che non nasce dalle parole, ma dai fatti.

Per comprendere davvero Renato Perrini bisogna tornare alla sanità, il terreno sul quale più di ogni altro si è battuto. In provincia di Taranto la sanità non è un tema come gli altri: è una ferita. Ospedali rimandati, reparti indeboliti, personale ridotto all’osso, liste d’attesa che mettono ansia e paura. Perrini in questi anni non ha denunciato a distanza, non ha protestato per cercare visibilità, non ha alimentato polemiche inutili. È entrato negli ospedali, ha parlato con i medici, ha raccolto le voci di chi lavora e di chi soffre. È stato definito “il guerriero della sanità ionica” non perché lo abbiano spinto a esserlo, ma perché la gente lo ha visto lì, nel posto dove serviva.

Uno dei capitoli che più raccontano il suo modo di fare politica è quello del nuovo ospedale San Cataldo. Per anni ha ripetuto che non avrebbe mai aperto nei tempi annunciati. È stato criticato, accusato di catastrofismo, quasi trattato come uno che remava contro. Quando la realtà gli ha dato ragione, non ha festeggiato e non ha trasformato la questione in un trofeo politico. Ha detto che era una vittoria amara, una frase che restituisce il senso del suo impegno. Avrebbe preferito sbagliare, avrebbe preferito che l’ospedale fosse pronto, efficiente, operativo. Avrebbe preferito essere smentito dalla Regione pur di vedere il territorio avere ciò che merita. Ma non è accaduto.
In questi anni ha difeso con forza anche l’UTIN dell’ospedale SS. Annunziata, la terapia intensiva neonatale che rappresenta una delle strutture più delicate della sanità jonica. Ha detto con sincerità ciò che molti tacevano: un reparto può essere formalmente aperto e tuttavia inutilizzabile. E questa verità, semplice e diretta, è stata una boccata d’aria per quelle famiglie che vivevano nell’incertezza e nella paura.

L’Ospedale di Grottaglie è stato un altro fronte costante. Non per una logica di campanile, ma perché Perrini ha sempre ripetuto che una rete sanitaria funziona solo se tutti i suoi nodi sono forti. Un territorio esteso, complesso, con decine di comuni e collegamenti difficili, non può permettersi di perdere pezzi. Ogni reparto che chiude è una comunità che resta scoperta, ogni indebolimento è un diritto che viene meno. Perrini non ha mai smesso di ricordarlo, con una pazienza e una tenacia che ormai tutti gli riconoscono.
Ma la sua forza non viene solo dalla sanità. Viene dalla capacità di esserci davvero. Dalla scelta quotidiana di tornare nei luoghi che ha visitato, di incrociare gli sguardi delle persone e non solo le statistiche. Viene da un rapporto umano costruito senza scorciatoie. È per questo che oggi, ovunque vada, le sale sono piene, spesso gremite al punto da lasciare gente in piedi. Non è entusiasmo artificiale: è riconoscenza. È la gratitudine di chi ha visto un politico lavorare senza paura delle questioni difficili, senza la tentazione di fuggire davanti ai problemi che non portano consenso facile.

Molti cittadini raccontano episodi che non finiranno mai in un comunicato stampa. Una telefonata ricevuta tardi la sera per verificare una situazione urgente. Una visita improvvisa per controllare un reparto che gli era stato segnalato come in difficoltà. Una conversazione rapida in un corridoio ospedaliero che ha poi portato a una soluzione concreta. Sono storie che costruiscono la credibilità più di mille discorsi.
In questi giorni la provincia di Taranto respira un’atmosfera particolare. Si avvicina un voto che pesa, un passaggio che segnerà il futuro della sanità e dei servizi essenziali. E mentre molti si affannano a recuperare spazio, Perrini non deve recuperare nulla, perché non ha mai smesso di esserci. La sua è una campagna che non inizia oggi, perché non si è mai chiusa. Non c’è stato un periodo di silenzio, non c’è stata un’assenza da colmare. C’è stato un percorso, lungo e continuo, fatto di coerenza e responsabilità.

La politica, quando è autentica, assomiglia alla vita. Non sono i ruoli a determinarla, ma la continuità. Non sono i titoli a darle valore, ma la presenza. E Perrini in questi anni ha mostrato che questa forma di politica è ancora possibile. Una politica che guarda negli occhi, che ascolta, che non scappa. Una politica che non spettacolarizza i problemi, ma li affronta. Una politica che non abbandona nessuno, neppure i territori più piccoli, più isolati, più fragili.
Ora la parola passa ai cittadini. Saranno loro a giudicare, come sempre. Ma una cosa è certa: questa provincia, questa comunità, questa gente, sa già chi è stato accanto a lei. Sa chi ha lavorato senza cercare gloria. Sa chi ha costruito fiducia con i fatti e non con le promesse. Sa chi non è mai scomparso. Sa chi c’è stato davvero.
E la gente, quando trova qualcuno che c’è davvero, non lo dimentica.
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