Taranto – Ilva, sciopero generale: Di Maio fissa un incontro con i sindacati
TARANTO – Alle 10 di questa mattina tutte le organizzazioni sindacali effettueranno un sopralluogo nel cantiere per la costruzione dei parchi minerari. A fissare questo sopralluogo, Ilva, dopo la richiesta di accesso della Fiom Cgil che chiedeva di poter verificare lo stato di avanzamento dei lavori, di avere una “mappatura delle ditte di appalto presenti nel cantiere” e di poter accedere alle informazioni relative “all’attività di bonifica in relazione ai superamenti di Concentrazione Soglia di Contaminazione; messa in sicurezza della falda superficiale; gestione dei depositi temporanei”.
Intanto è stato fissato dal vice premier Di Maio, un incontro al MISE con Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Usb – mercoledì 5 settembre – dopo la proclamazione di uno sciopero generale indetto per il giorno 11 settembre. Sciopero previsto in tutti gli stabilimenti Ilva e che era previsto proprio come forma di protesta alla mancata convocazione del Governo: “Lunedì 27 agosto abbiamo unitariamente sollecitato il governo a convocare tutte le parti e ad oggi non abbiamo ancora avuto risposta. Ricordiamo che le risorse finanziarie sono ormai quasi esaurite e il 15 scade l’amministrazione straordinaria”
Fra Franzoso (Forza Italia): “Seppure tardiva, la protesta sindacale ha avuto l’effetto di smuovere le acque e indurre Di Maio – spaventato dalla piazza – a convocare il tavolo su Ilva. Sciopero da non revocare, fino ai titoli di coda della farsa messa in scena dal Ministro. La mobilitazione unitaria a due settimane dalla data della deadline, la fine della gestione commissariale, ha spaventato il Ministro. Ma la convocazione del cinque settembre non deve fare abbassare la guardia: occorre ancora tempo, a Di Maio, per traghettare il suo elettorato dall’utopia della campagna elettorale alla realtà del ruolo di governo, dalla chiusura dello stabilimento alla cessione a Mittal. Il che potrebbe voler dire ulteriori scelte dilatorie. Rinvii che sin qui hanno svuotato le casse della fabbrica, ulteriormente aggravato la crisi dell’indotto e, in parallelo, reso più insicuro lo stabilimento per il crollo degli interventi di manutenzione. Ma soprattutto lo stop alle operazioni di trasferimento del complesso industriale ha determinato la frenata delle opere di ambientalizzazione.
Ecco perché ora la mobilitazione sindacale deve avere come obiettivo la definizione della vertenza e l’accordo con Mittal. Stop a tavoli e conferenze stampa inconcludenti. Il tempo della propaganda è scaduto, ora Di Maio scelga quale piazza far manifestare: quella di chi vuole la continuità dello stabilimento o quella che ne invoca la chiusura e per questo lo ha votato ”.