Van Gogh Opera Musical, l’arte del genio incompreso e sregolato approda a Bari con.. un’altra idea di teatro

Van Gogh Opera Musical, l’arte del genio incompreso e sregolato approda a Bari con.. un’altra idea di teatro Nessun dubbio che il mondo visto dagli occhi dell’artista avesse un aspetto tutto particolare, diverso. Eppure, il confine tra il diverso e il folle è labile, si valica spesso e arbitrariamente. Non ci si chiede quasi mai se quel mondo non sia semplicemente più ricco, intriso di un senso che solo a pochi è dato cogliere: i sensibili nel profondo, quelli che hanno imparato – o sanno da sempre – guardare.
Uno degli artisti più amati della storia, è tornato a far parlare di sé con un’Opera Musical eccezionale, “Van Gogh Opera Musical”, ospitato presso il Teatro Team in Bari, sabato 01 febbraio 2025.
Un sabato sera di febbraio alternativo, per nutrire l’anima e combattere lo stress quotidiano, un mix esplosivo di arte e musica, ammirando i capolavori del grande maestro olandese, guidati da musicisti, danzatrici e cantanti alla scoperta di Van Gogh, il pittore colto.

In ogni epoca della storia dell’umanità sono esistiti matti, visionari, folli, nevrotici gravi e individui che la psichiatria definirebbe malati di mente. Persone di questo tipo hanno lasciato un’impronta profonda sugli uomini del loro tempo e dei tempi avvenire. Non si può negare che proprio gli attributi patologici della loro natura, gli orientamenti unilaterali del loro sviluppo, l’abnorme intensificarsi di alcuni moti del desiderio, ha dato ad un artista più amato dell’Ottocento, Vincent Van Gogh, la forza di trascinare con sè uomini e di superare le resistenze del mondo esterno.
Pazzia? Qual è il segreto che dentro vi annida? L’interrogativo è pauroso. Qualcuno ha osservato che il folle è folle per noi, ma noi siamo folli per il folle. Il pazzo è un anarchico: un individuo che si è annoiato di pensare come gli altri e ha dato fuoco alle micce per far saltare il senso comune, un Io alla rovescia.

Van Gogh l’artista definito folle/matto, l’artista che ha usato l’arte come mezzo di comunicazione diventando esempio narrazione e al tempo stesso veicolo di riscatto e redenzione. Forse soltanto così si possono spiegare tante cose: le evasioni della coscienza, le fughe dell’Io, la fatica di ritrovare se stesso. Gli sconfinamenti della ragione nelle zone imperscrutabili, ove nessuno riesce a vedere se la pazzia sia l’ombra del genio, e il genio si esaurisce nella notturna corsa verso il mondo dell’impossibile.
Nietzsche in modo sonante ha asserito nella sua monumentale opera postuma: “La volontà di potenza”: « l’arte è quella che più rende possibile la vita», per poi citare «l’arte come la redenzione di chi sa, di colui che vede il carattere terribile ed enigmatico dell’esistenza, di chi vuole vederlo, di chi conosce tragicamente» e ancora, «l’arte come redenzione del sofferente, la via verso condizioni in cui la sofferenza viene voluta, trasfigurata, divinizzata, in cui la sofferenza è una forma del grande rapimento».
L’evento “Van Gogh Opera Musical” regia di Andrea Ortis, dopo la produzione de La Divina Commedia Opera Musical, ha raccontato la vita di Vincent Van Gogh come mai raccontata prima, riscuotendo un successo tale da portare gli spettatori del Teatro Team a scroscianti applausi, a conferma dell’entusiasmo dell’immersione dello spettatore nel talento di Van Gogh. Un viaggio immersivo nell’arte che continua ad ispirare intere generazioni, un’altra idea di teatro con la “Mission” di riscoprire l’artista dietro il mito.

“Van Gogh Opera Musical” non si limita a celebrare l’arte di Van Gogh, ma si propone di offrire una prospettiva unica sulla vita artistica e personale di “Vincent” come lo chiama il regista e ideatore Andrea Ortis, si propone di indagare sulle condizioni interiori dell’animo umano e della loro interscambiabilità, attraversando tutte le sfumature e il fervore di un’anima che trovava nella natura e nei ceti meno abbienti, la via per esprimere le proprie emozioni attraverso l’arte.
L’artista olandese, l’uomo che cambiando gradualmente colore, trascina lo spettatore nella casa di tutti noi, l’anima nelle sue più grandi opere: “Notte stellata sul Rodano”, “La casa gialla”, “I Girasoli” e “La sedia di Van Gogh”, accanto ad altre straordinarie opere.
Grazie all’eclettica personalità artistica del regista Andrea Ortis, attraverso la contaminazione scenica dei diversi linguaggi, nei quali attori, cantanti, evoluzioni coreografiche e tecnologia avanzata, amalgamandosi e generando uno spettacolo multiforme, “Van Gogh Opera Musical“, ha portato l’esclusiva esperienza immersiva del genio e “pittore pazzo”, da sempre taciturno e solitario, che si è sempre distinto per le sue stranezze, fin da giovanissimo.
Un Vincent non rappresentato nel musical sempre stanco, sopraffatto dalle emozioni di una vita intera, annientato dall’incomprensione di troppi. La sua è stata un’arte che non ha venduto, una vita che ha trovato davvero pochi conforti: la sua pittura, che è anche il suo tormento, l’assenzio, che lo consolava ma aggrava anche i suoi sintomi, e il fratello minore Theo, che lo manteneva e per il quale lui si sentiva un peso.
Un Musical che si è prefigurato essere uno dei Musical più belli mai realizzato sull’artista.
Un musical che ha catapultato lo spettatore in un viaggio intimo tra la pittura compulsiva, fatta di pennellate irregolari, spesso satura di colori troppo intensi, la poesia, l’amore e la natura.
Il Musical che celebra il genio di Van Gogh non soffermandosi sulle sue sofferenze, ma valorizzando la forza creativa e l’innovazione stilistica che caratterizzarono gli ultimi anni dell’artista.
È stato capace di parlare con immediatezza e genuinità a tutti, a chi ha gli strumenti per capirne il valore storico-artistico, così come a chi semplicemente gode della bellezza assoluta delle sue opere.
Una storia umana, artistica straordinaria e unica, che negli anni ha appassionato migliaia di persone, tanto da essere diventato addirittura protagonista di musical teatrali.

Tutto questo è stato raccontato perfettamente in “Van Gogh Opera Musical”.
Attraverso le svariate tappe nei teatri italiani, lo spettacolo musicale che si ispira alle opere e alla straordinaria vita di Vincent Van Gogh, l’uomo che fece della sua arte il riscatto della sua stessa esistenza, ha approfondito i nuclei tematici dell’artista, da cui emergono con forza la sua straordinaria sensibilità e la dolcezza della sua anima fragile. Sofferenza e talento che trovano nella creatività il mezzo per riempire il vuoto dell’abbandono e superare il disagio dell’emarginazione e della malattia mentale.
La MIC – International Company ha prodotto un musical ambientato in un Café Chantant parigino, nel quale una scena suggestiva, la musica di un’orchestra dal vivo, il canto di un cast d’eccezione e coinvolgenti coreografie prendono vita e colore grazie, anche, ad emozionanti proiezioni animate 3D che rendono le opere di Vincent vive e meravigliosamente immersive.
“Van Gogh Café Opera Musical” si svolge in un affascinante Café Chantant nel cuore di Parigi, un luogo che ha visto i suoi giorni di gloria ma che ora sembra aver perso un po’ della sua magia. Il caffè è chiuso al pubblico, in attesa del grande debutto serale, e l’atmosfera è carica di tensione e aspettative. All’interno, artisti e lavoratori si preparano per lo spettacolo, ognuno perso nei propri pensieri e nelle proprie preoccupazioni, distaccati, come se il peso della vita li avesse resi estranei l’uno all’altro.

Un artista in grado attraverso le sue opere di raccontare qualcosa di importante e condividere con il mondo, l’atto creativo in quanto necessità e capacità ostensiva dell’artista, rappresentazione di emozioni soggettive e profonde, sostanzialmente libero dai vincoli della logica formale.
Cosa separa l’arte dalla follia? Il confine in Van Gogh appare netto, sfiorando il paradosso che essa possa essere considerata l’espressione più nobile della follia stessa, provata dagli aspetti distruttivi, resa elevata nelle forme e nei contenuti, ma in fondo con la medesima finalità di gridare le ragioni della propria individualità in mezzo alla complessità del mondo.
L’arte di Van Gogh nasce dal tentativo di riparare e riorganizzare un sè con deficit, per colmare le falle originate durante lo sviluppo maturativo e tentare una sorta di integrazione, di completezza dell’Io, in questo senso la creazione di Van Gogh è autocreazione, e l’atto creativo trae il proprio impulso profondo dal desiderio di mitigare con mezzi propri le mancanze provocate da altri.
Appare necessario volgere lo sguardo ai tormenti della sua vita, alla sua sofferenza e talento, e godere di quello che è, ed è stato, una sensibile intuizione dell’artista. Follia e sentimento si incontrano per un viaggio straordinario destinato a durare nel tempo, un viaggio che ha un biglietto di andata e ritorno e con le sue opere ha garantito nel tempo comunicazione, ritorni sotto gli occhi dei fruitori delle sue emozioni, gli stati e i moti dell’anima solo che arte e pittura riescono a produrre e regalare al fruitore. Scopo del regista Ortis, è quello di riportare l’uomo a ciò che è nella sua interezza, nella sua capacità di comprensione delle cose e nel recupero e risveglio delle coscienze.
Gli spettatori sono stati invitati a partire da questo viaggio, provvisti dell’unico bagaglio possibile, la curiosità per un grande artista che molti chiamavano folle, ma non è chiaro se la follia sia o meno il grado più elevato dell’intelletto, se tutto ciò che è profondo non nasca da una malattia della mente, da stati di esaltazione a spese dell’intelletto umano.
Un musical dal filo conduttore cronologico e che fa riferimento ai periodi e luoghi dove Van Gogh visse, un musical per celebrare la grandezza universale, un territorio neutro, senza ambiti precostituiti, nel quale non è necessario misurare o interpretare l’artista, quanto comprenderne finalità e implicazioni: linguaggio che si esprime al di fuori dei codici razionali e condivisi, per poter meglio raccontare la profondità individuale.
Arte sempre “fuori luogo” tanto da scomporre l’ordine naturale di ogni territorio, nella prospettiva di vedere quel che manca in quel che c’è e che è reso invisibile dalla visibilità imposta.
“Van Gogh Café Opera Musical” intreccia diversi linguaggi per svelare l’anima di Vincent Van Gogh, esplorando i suoi tormenti, la sua fiducia e la sua straordinaria capacità di amare e sognare. L’orchestra dal vivo, con chitarre, violino, pianoforte, musette, percussioni e contrabbasso, riempie lo spazio con una sinfonia di colori musicali, attingendo alle melodie iconiche della cultura francese, con la raffinatezza e la personalità dei più grandi parolieri e cantanti di Francia, Edith Piaf, Charles Aznavour, Mireille Mathieu, Yves Montand.
Le coreografie si muovono tra la sensualità del flamenco e l’espressività della danza contemporanea, attraversando i luoghi nei quali Vincent ha vissuto ed amplificando le emozioni, riflettendo così la complessità interiore di Van Gogh.
L’imponente allestimento visivo, grazie a spettacolari animazioni 3D, fa vivere le opere pittoriche, immergendo il pubblico nella “notte stellata” o nel “campo di grano con volo di corvi”, tra i “girasoli” o negli “autoritratti” di Vincent che si animano, immergendo il pubblico e gli interpreti in un mondo vibrante e surreale dove arte e realtà si fondono in un’esperienza sensoriale profonda e coinvolgente. Ogni pennellata di Van Gogh diventa un tassello di un universo visivo straordinario, che avvolge lo spettatore tra musica, danza e canto in un abbraccio sensoriale di potente impatto emotivo e di originalissima e commovente vitalità.
Andrea Ortis: “Immaginatevi immersi in un mondo dove le emozioni fluiscono come colori su una tela, dove le storie di vite intrecciate si dipingono con toni di speranza e disperazione, gioia e malinconia. “Van Gogh Café Opera Musical” non è solo uno spettacolo, è un’esperienza multisensoriale che trascina nel cuore pulsante dell’arte e dell’anima umana.
In questa straordinaria messa in scena, ogni personaggio vive una narrazione che si svolge in parallelo con la vita tumultuosa del grande pittore olandese. Siamo testimoni di una danza di esistenze che si intrecciano tra fiducia e cadute, tra profonde malinconie e gioie travolgenti. Le relazioni che sbocciano e svaniscono, le amicizie che illuminano i giorni e le solitudini che avvolgono le notti, tutto questo viene esplorato con una profondità che tocca le corde più intime del nostro essere.
Il linguaggio dello spettacolo è un’armonia di suoni, immagini e movimenti che insieme creano un ritratto di Vincent Van Gogh che va oltre la biografia tradizionale. Ogni scena è un dipinto vivente, una pennellata espressione di sentimenti complessi e contraddittori. Siamo accolti in un viaggio immersivo dove i confini tra la realtà e l’arte si dissolvono, e dove ogni spettatore è invitato a esplorare la sua propria connessione con il mondo e con l’arte attraverso chi, in maniera impareggiabile, è riuscito a dipingere i propri sogni: Vincent Van Gogh”.
Se si pensasse che la vita è in ognuno di noi e non fuori di noi, ognuno coglierebbe l’Io caduco e saprebbe comprenderne i volti della follia.

Lo spettacolo culmina in un tripudio di musica, danza e sentimento, trasformando il Café Chantant in un simbolo di rinascita e di scoperta, dove il coraggio di cambiare e la forza dell’arte si fondono per creare nuove opportunità e nuove vite. Vincent è in tutti e tutti sono Vincent!
Andrea Ortis: “CIAO PUGLIA, GRAZIE BARI! Il mio cuore è colmo di gioia! Toccare il cielo è affar di folli e sognatori, di chi pretende l’azzurro fra le mani. È l’impeto di questo mio cuore che si fa vela, il fremito che non teme l’altezza ma il rimanere ancorato. È una vertigine sacra quella che sento, che squarcia il limite, danza con le stelle e sa di grano! A voi tutti, tutto me!”.