Altamura commemora le vittime della strage di Capaci e accoglie i resti dell’auto “Quarto Savona Quindici”

Altamura commemora le vittime della strage di Capaci e accoglie i resti dell’auto “Quarto Savona Quindici” ll 23 maggio 1992, alle ore 17.58, all’altezza del chilometro 5 dell’Autostrada A29, Direzione Palermo, nei pressi dello svincolo di Capaci, una carica di tritolo azionata a distanza, stroncava la vita del Giudice Antimafia Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
Il magistrato Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta uccisi barbaramente nell’attentato mafioso del ’92, sono oggi simboli e ambasciatori imperituri di legalità. Ma il loro messaggio, tributato con la vita, va ripetuto a voce alta, raccontato e tramandato, perché quel 23 maggio è sempre più lontano e non possiamo rischiare che il valore del loro estremo sacrificio diventi solo una data sul calendario.
Preservare intatto il ricordo dell’impegno civile e professionale di coloro che, come Falcone e Borsellino, hanno difeso la comunità dall’inquinamento della criminalità organizzata è compito di tutti, nelle quotidianità che ciascuno di noi vive.

Proprio come segno di responsabilità comune, si è svolto ieri 17 gennaio 2025, nell’incantevole cornice del Teatro Mercadante in Altamura provincia di Bari, l’evento “La mafia ieri e oggi. Non ci avete fatto niente”, in memoria delle vittime di tutte le mafie e, in particolar, l’evento, delle stragi del 1992.
L’evento organizzato e promosso dal Rotary Altamura-Gravina, da Cobar e Oropan S.P.A, è stato presentato dal Direttore del TGNorba Enzo Magistà, sono intervenuti il sindaco di Altamura prof. Vitantonio Petronella, Vito Cicirelli (Presidente Rotary Club Altamura-Gravina) Segretario Generale SIULP Matera, Tina Montinaro (Vedova di Antonio Montinaro e autrice del libro “Non ci avete fatto niente”, l’intervento streaming dell’On. Nicola Molteni (Sottosegretario di Stato all’Interno), Roberto Rossi (Procuratore Capo della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari), Massimo Gambino (Questore di Bari), Felice Romano (Segretario Generale Nazionale SIULP), Lino Pignataro (Governatore Rotary Distretto 2120), Lucia Forte (AD Oropan SpA), Don Angelo Cassano (Referente Puglia Associazione “Libera”).

Il sindaco Vitantonio Petronella dopo aver plaudito per la valida iniziativa, ha rimarcato l’importanza che simili eventi hanno per il consolidarsi della cultura della legalità e ringraziato gli ospiti. Con eventi simili ha inteso occuparsi di legalità perché solo attraverso essa, si può giungere allo sviluppo ed al progresso del territorio.
Il sindaco, dopo aver ricordato le numerose iniziative fatte in difesa e per la promozione della legalità, ha invitato tutta la cittadinanza ad essere protagonista di questo importante momento di aggregazione e arricchimento sociale.

La città di Altamura si è mobilitata per favorire la cultura della legalità, a promuovere il senso civico, a suscitare la coscienza antimafia tra le nuove generazioni.
L’iniziativa si è proposta di commemorare mediante momenti di riflessione, sensibilizzazione e confronto, le figure di Giovani Falcone e Paolo Borsellino, simboli immortali della lotta contro tutte le mafie, promuovendo altresì una cultura di legalità tra i giovani e la cittadinanza tutta.
Un evento che ha inteso mantenere vivido nelle nuove generazioni, il ricordo dei due Magistrati che hanno pagato con la propria vita la scelta di servire con totale fedeltà e dedizione la Repubblica.
Il ricordo della strage di Capaci e di tutti gli omicidi da parte della Mafia, deve essere sempre vivo in noi, per non dimenticare chi ha messo a rischio la propria vita per la legalità e la giustizia.
Lo Stato e i cittadini onesti ha aggiunto il Procuratore Rossi e il Questore di Bari Massimo Gambino, continuano quotidianamente la loro lotta alla criminalità organizzata e uomini come Falcone sono un esempio di coraggio, integrità e di rispetto del proprio ruolo.
Per contrastare la malavita organizzata è necessario che le forze sane della società, facciano rete tra di loro con il supporto dello Stato. Bisogna denunciare e squarciare il velo del silenzio.

Paolo Borsellino, e con lui Giovanni Falcone, hanno inferto con il loro lavoro, colpi decisivi alla mafia. Ne hanno disvelato trame e dimostrato debolezze, lasciando un’eredità preziosa, non soltanto per indagini e processi.
Hanno insegnato che la mafia si batte anche nella scuola, nella cultura, nella coerenza dei comportamenti, nel rigore delle Istituzioni, nella vita sociale.
Tina Montinaro, la moglie del caposcorta del giudice Falcone , ha trascorso gli ultimi trenta tre anni a lenire il dolore, danzando sul confine che delimita la memoria personale, quella pubblica e la Storia: «Nel 1992 Antonio aveva trent’anni e non era un eroe. Proveniva dalla Questura di Bergamo e chiese l’aggregazione per il Maxiprocesso a Cosa nostra. Ammirava Falcone e aveva giurato alla Repubblica italiana. Scelse consapevolmente l’impegno della protezione del magistrato più esposto nella lotta alla mafia e lo mantenne.
A trenta anni con due figli piccoli mi sono ritrovata a crescere in fretta e, dentro a una vicenda molto più grande di me. A distanza di anni dalla stagione del terrore stragista, manca ancora una piena verità. Lo Stato non ha saputo coniugare la giustizia con la memoria».
Tina ha coltivato la rielaborazione di una ferita intima e tuttora aperta della storia repubblicana. Quando ricorda il marito, non dimentica mai chi condivise la stessa sorte, ed ha chiesto che non ne deve essere perduta la memoria.
Altamura ha accolto il groviglio di rottami e dei resti della macchina divelta nell’attentato, la Quarto Savona 15, esposta in Piazza della Repubblica.
La cittadinanza altamurana ha avuto la possibilità di vedere dal vivo le lamiere della vettura, all’interno della quale sono rimaste tre vite, tre passioni e tre famiglie. Un viaggio dall’autoparco della Polizia di Stato di Messina sino ad Altamura e, guardando l’auto, nessuno è rimasto indifferente.

All’inizio del decennio degli anni Ottanta ancora si metteva in discussione l’esistenza stessa della mafia, spesso definita come una semplice associazione per delinquere, quando Chinnici oltre ad aver definito l’essenza del potere di Cosa nostra, ne aveva delineato l’unitarietà e l’interdipendenza fra le famiglie mafiose.
Scrisse Giovanni Falcone: «È risultato di grande rilievo che sia stata autorevolmente confermata dai giudici di secondo grado, l’esistenza e l’unicità di un’organizzazione criminale che, per numero dei suoi membri e per pericolosità, non ha uguali nel mondo occidentale. La precisazione è d’obbligo: finalmente si è giunti a una incontestabile identificazione della natura e delle dimensioni del “nemico” da combattere».

Tina Montinaro: “L’antimafia deve recuperare credibilità ed energia, perché quando la mafia non spara sembra che non esista, mentre permea sempre a maggiori profondità i gangli vitali della società”.

La commemorazione della tragedia ha sancito la centralità dell’incontro intitolato ”La Mafia ieri e oggi. Non ci avete fatto niente“, nel panorama degli eventi pubblici per la lotta alla criminalità organizzata e per la sensibilizzazione costante, soprattutto dei più giovani.
L’incontro ha rivolto particolare attenzione al ruolo della memoria, non come semplice commemorazione, ma come strumento per alzare la soglia d’attenzione delle giovani generazioni e mantenere alta la tensione morale nei confronti di una battaglia, quella contro le mafie, che richiede particolare concentrazione e l’impegno di tutti e di ciascuno per sconfiggere quella mafiosità su cui si alligna la mafia e la camorra.
Dopo i saluti di rito e l’introduzione del Dott. Enzo Magistà, ha avuto inizio la video proiezione della Strage di Capaci.

L’argomento del dibattito-memoria ha calamitato l’attenzione del pubblico che ha così potuto rendersi conto degli innumerevoli sforzi che un sacerdote, cerca di mettere in campo per lanciare un messaggio di speranza per le future generazioni, una vera e propria ribellione alla cultura mafiosa e al malaffare, piaghe sociali di una Nazione così bella come l’Italia ma dilaniata dalla delinquenza.
Il Procuratore Rossi durante il dibattito ha sottolineato la possibilità che ognuno di noi ha di scegliere da che parte stare e il ruolo della politica e delle istituzioni che, devono dare il buon esempio.
Il Questore Massimo Gambino ha ribadito che abbiamo bisogno di persone pulite, che indossino sulla propria pelle una divisa: la Dignità e riconoscere le persone che hanno il coraggio di squarciare il velo dell’omertà.
Occorre denunciare le nefandezze del sistema marcio, affinchè la classe politica e le istituzioni possano aprire le porte a persone perbene in grado di gestire la ”Res publica” in maniera limpida. Lo impone la nostra coscienza e il ricordo indelebile di chi, come Giovanni Falcone, ha perso la vita in un ideale non barattabile come quello della legalità. Le esplosioni delle bombe sono troppo assordanti per far finta di niente.
Don Angelo Cassano ha sottolineato il ruolo delle parrocchie che sovente fanno quello che toccherebbe alle Istituzioni, anche se in fondo chiedono cose normali, la Chiesa si fa itinerante.
Prima della legalità c’è l’etica. L’etica incomincia dalla profondità della nostra coscienza. La criminalità organizzata avrà chiuso bocche, come quella di Giovanni Falcone, ma ha aperto le nostre e scosso le nostre coscienze.
Vito Cicirelli Segretario SIULP Matera ha invece evidenziato che la lotta alla mafia inizia tra i banchi di scuola. E’ fondamentale il coinvolgimento delle scuole, perchè sui ragazzi si deve investire per il futuro. Grazie a loro e al ruolo importante delle famiglie, la guardia contro ogni forma di violenza e di prevaricazione, dovrà e potrà rimanere sempre alta.
In questo modo i ragazzi saranno sempre più sentinelle della legalità e l’importanza di renderla esplicita in tutti i discorsi, sia a scuola che fuori. Ha sottolineato l’importanza della famiglia e di spiegare bene ai ragazzi cos’è la mafia, perchè sappiano riconoscerla e contrastarla, oggi che è così diversificata e chiaramente inserita in tutti i settori della vita pubblica, l’importanza del confronto di esperienze, una battaglia di libertà contro chi soffoca le coscienze, contro chi vuole confondere la verità con la menzogna.

Caratterizzanti da un’unità d’intenti la presenza di tutte le Forze dell’Ordine, con il loro intervento hanno espresso piena disponibilità ad operare, dialogare, confrontarsi con maggiore consapevolezza, di essere cittadini rispettosi della Costituzione, delle leggi, degli ordinamenti, del senso civico della persona e della cosa pubblica in prospettiva della legalità e della pace, l’arma più potente che l’uomo dispone ma che non riesce ancora a comprendere, non solo a livello locale o nazionale, bensì a livello europeo.
E’ stato sottolineato il lavoro elefantiaco del Corpo dello Stato che ha iniziato a reagire, pungolato da un’opinione pubblica sempre più accesa dallo sdegno provocato dal sacrificio dei due eroi civili, la chiusura di un’era sanguinaria. La Mafia non affatto invincibile, bensì un fatto umano che si può sconfiggere impegnando tutte le forze migliori delle istituzioni.
Il giornalista e moderatore Enzo Magistà ha concluso il dibattito invitando alla riflessione: ”L’esercizio della memoria è il modo migliore per contrastare le mafie. Importante la memoria, non tanto come ricordo di una ricorrenza, quanto per la necessità di costruire sulla memoria un confronto collettivo capace di far nascere e consolidare la coscienza critica che sta alla base della lotta alle mafie“.
Paolo Borsellino: “La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’ indifferenza, della contiguità e quindi della complicità. Considerando che la Mafia uccide e il Silenzio pure, la mafia è una montagna di merda”.
Un ringraziamento particolare lo dedichiamo alla Oropan SpA, alla Cobar Costruzioni e al Rotary Club Altamura-Gravina, che hanno dimostrato una grande sensibilità ed attenzione alle problematiche di maggiore interesse (Prevenzione fenomeni mafiosi, legalità, giustizia).