17 maggio Giornata nazionale per la promozione della cultura del RISPETTO e dell’ INCLUSIONE
Il 17 maggio si celebra la Giornata mondiale contro l’omofobia e la transfobia, ricorrenza promossa dall’ Unione Europea, quale momento di riflessione e azione per denunciare e lottare contro ogni violenza fisica, morale o simbolica legata all’ orientamento sessuale. Il 17 maggio è stato scelto perché è la ricorrenza dalla rimozione dell’omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale delle malattie pubblicata dall’ Organizzazione mondiale della sanità avvenuta nel 1990. La strada da percorrere per una società plurale, rispettosa delle differenze e che riconosca i diritti di ogni individuo senza alcuna distinzione sta procedendo a rilento. Importante l’ intera cultura del rispetto, fondata non più sulla tolleranza incondizionata e irrazionale, bensì sulla conoscenza dell’altro e delle diversità.
La battaglia da farsi è culturale, da giocarsi sul terreno delle primarie agenzie di socializzazione. Se ancora, in piena era della globalizzazione, la società è chiamata a combattere contro un apartheid di genere, ciò è dovuto all’ incapacità della famiglia e della scuola di incidere sull’ educazione in tema dei discenti. E’ a scuola che bisogna far comprendere ai soggetti in divenire che la dignità dell’uomo non si misura dai genitali.
Il DDL Zan (dal nome di Alessandro Zan, PD, suo primo firmatario) è iniziato nel 2018, estensione della Legge Mancino, vuole dare riconoscimento giuridico, mediante una tutela rafforzata, a realtà che al momento sono
ignorate dal diritto; e di sanzionare con particolare severità atti di discriminazione o violenza commessi a danno di determinate persone per ciò che esse “ sono. Si dà cittadinanza nell’ ordinamento a dimensioni personali ulteriori rispetto a quelle già presenti a diversi fini nelle norme nazionali, assicurando il riconoscimento giuridico a situazioni di vita ritenute meritevoli di particolare protezione.
Il DDL Zan sanziona oltre ad atti di violenza e discriminazione, l’istigazione a commettere atti di violenza o discriminazione, cioè atti specificamente volti a indurre condotte delittuose.
Compito della legge, tuttavia, è anche quello di riconoscere la cultura che cambia, “ nell’ alveo di una civiltà giuridica in evoluzione, sempre più attenta ai valori, di libertà e dignità, della persona umana “.
Il DDL Zan inserisce il riferimento ad alcune condizioni personali all’ interno sia dei reati previsti
dall’art. 604 bis c.p., sia nell’ aggravante di cui all’art. 604 ter c.p. Il testo dispone sanzioni per chi commette atti di discriminazione fondati ” sul sesso, sul genere, sull’ orientamento sessuale o sull’ identità di genere o sulla disabilità”; per chi istiga a commettere o commette violenza per gli stessi motivi; per chi partecipa o assiste organizzazioni aventi tra i propri scopi l’ incitamento alla discriminazione o alla violenza sempre per tali motivi. Inoltre, per qualsiasi reato commesso per le finalità di discriminazione o di odio la pena viene aumentata fino alla metà. Il condannato può ottenere la sospensione condizionale della pena se presta un lavoro in favore delle associazioni di tutela delle vittime dei reati. L’ Istat farà indagini con cadenza almeno triennale su discriminazioni e violenze contemplate dal DDL Zan « al fine di verificare l’applicazione della riforma e implementare le politiche di contrasto ». Nel provvedimento c’è anche uno stanziamento annuale per i centri contro le discriminazioni motivate da orientamento sessuale e identità di genere.
Francesca Branà