Insegnanti e studenti prigionieri tra diritto allo studio e tutela della salute
La pandemia ha costretto il Paese a proiettarsi in una rivoluzione digitale in relazione alla quale aveva accumulato dei ritardi straordinari, principalmente a causa della miopia politica e della resistenza delle pubbliche amministrazioni. Ed invece, tra luddismi, miopie e negazionismi, si è preferito investire nell’ “andrà tutto bene sui banchi a rotelle.
L’ attuale condizione del sistema scolastico soffre di carenze e problemi che vengono da lontano; parametrare l’adempimento dell’obbligo di tutela avverso il contagio sulla base del rispetto di previsioni generali quali quelle contenute nel Protocollo, rischia di non tenere conto delle condizioni di specifici contesti territoriali e dei singoli istituti scolastici. Il divario infrastrutturale ha già evidenziato come in alcuni contesti non vi siano le condizioni materiali per adempiere puntualmente alle regolamentazioni previste, in assenza di alternative valide alla semplice chiusura come sostiene lo stesso Governatore della Puglia Michele Emiliano, preoccupatissimo della variante inglese e dall’ aumento dei contagi.
In questo caso, di chi è la responsabilità? Non possiamo accettare che sia il dirigente scolastico o, addirittura, il singolo insegnante a pagare il prezzo di una stratificata logica di disorganizzazione e lassismo; né la pandemia può identificarsi nell’ alibi di chi, anziché programmare soluzioni alternative, ha agito nella cieca speranza dell’“andrà tutto bene”.
Il ritorno allo status quo ante è, al momento e fino al 5 marzo, pura utopia: didattica frontale tradizionale ed in presenza, aule da venti o trenta studenti, giornate da cinque o più ore in classe sono solo alcuni degli aspetti che non solo è impossibile realizzare, ma diventa anche complicato sostituire, limitare o adattare. In questo quadro sconfortante, l’insegnante diventa il protagonista, suo malgrado, della mediazione e del bilanciamento tra due delle più grandi responsabilità che vive il nostro Paese: diritto allo studio e diritto alla salute.
Non si è mai avuta l’impressione che potesse essere intrapresa una strada chiara e definita, capace di sopravvivere all’ incertezza della pandemia.
L’ ordinanza del Governatore Michele Emiliano che non dà più facoltà di scelta alle famiglie, continua a far discutere, soprattutto sono sul piede di guerra i genitori che non hanno permessi sul lavoro e non possono seguire i loro figli. La Puglia è zona gialla e per l’ ennesima volta si richiudono le scuole fino al 5 marzo 2021 disponendo la Didattica Digitale Integrata al 100% , senza esplicitare i motivi epidemiologici secondo i quali, all’ interno di una regione “gialla”, l’unica attività di rango costituzionale che non possa essere effettuata in presenza è la scuola.
Tutte le scuole del territorio hanno organizzato presìdi contro l’ ordinanza regionale .
In un comunicato stampa l’ Onorevole Marcello Gemmato, coordinatore regionale Fratelli d’ Italia Puglia e responsabile nazionale Dipartimento Sanità FdI ha affermato che: ” EMILIANO SI ACCODA AL GOVERNO DEI MIGLIORI E NASCONDE SUA GESTIONE INCOMPETENTE “. Nessuna evidenza scientifica, oltretutto, attribuisce alle scuole la causa di diffusione del virus.
Vittime silenziose di questa grottesca improvvisazione sono, come sempre, le categorie più fragili, eppure più bisognose di attenzione.
Il generale riconoscimento, in capo a dirigenti e insegnanti, di una posizione di garanzia rispetto agli allievi, pone entrambi nella condizione di essere ritenuti responsabili per quanto accaduto ai soggetti sottoposti al loro controllo, in via diretta o indiretta. A tal proposito, la principale differenza riguarda la natura delle specifiche attività delle due categorie, che vede, in particolare, gli insegnanti esposti ad una vera e propria responsabilità da “culpa in vigilando”. Infatti, sull’ insegnante grava un obbligo di vigilanza diretta rispetto a tutte le attività che i minori compiono e i comportamenti che pongono in essere sotto il controllo del docente: appare intuitivo il grado di esposizione (e rischio di contenziosi) che tale previsione sistemica può generare se associata all’ imponderabile e sfuggente rischio di contagio in ambito scolastico.
E ciò ancor più per quelle realtà (scuole elementari e medie) dove la posizione di garanzia dell’insegnante è rafforzata. Realtà in cui, tuttavia, la didattica digitale necessita di maggiore consapevolezza e organizzazione, ma che viene sistematicamente evitata per paura degli effetti collaterali sulle famiglie, derivanti dalla necessità per i genitori di gestire ed organizzare la vita di “figli senza scuola”.
Francesca Branà