MORIRE DI CARCERE
“Si uccide chi conosce il proprio destino e ne teme l’ineluttabilità “
Ogni suicidio o tentativo di suicidio cela una sofferenza personale. A causa di carichi emotivi o malattie mentali, le persone coinvolte vedono nel suicidio l’unica via d’uscita per porre fine alle proprie sofferenze.
Un Assistente Capo Coordinatore del Corpo di Polizia Penitenziaria, celibe di anni 56 , originario di Bitritto e in servizio da anni nella casa circondariale di Turi, ha deciso di porre fine al suo profondo disagio, togliendosi la vita.
Un suicidio imputabile ad un profondo senso di vergogna per le reiterate vessazioni per la sua fisicità , per il suo status ” Celibe ” e per la sua presunta omosessualità da parte dei suoi colleghi.
I carabinieri hanno rinvenuto la salma in una pozza di sangue all’ interno della sua auto , nei pressi di casa sua a Bitritto, uccidendosi con l’ arma di ordinanza nella notte tra il 17 e 18 febbraio 2021. Ha lasciando nella sua macchina un bigliettino al vaglio dei carabinieri.
Lo scorso 2020 sono stati 6 i poliziotti penitenziari che si sono tolti la vita, 11 nel 2019 invece già il secondo suicidio nel 2021.
Il peso della sofferenza ha impedito all’ agente di cercare sbocchi alla crisi e di entrare in contatto con persone che avrebbero potuto aiutarlo. Qualche giorno fa aveva riferito ad un amico, che era oramai stanco delle vessazioni subite dai colleghi, i quali pensavano fosse malato e omosessuale ma nessuno avrebbe mai pensato si togliesse la vita.
Quando una persona si toglie la vita la domanda che si pone spesso è: «perché?».
Molto spesso sono assillati da sensi di colpa e si chiede se non avrebbero potuto impedire il suicidio, anche se è importante farsi una ragione del fatto che non ci si può assumere la responsabilità della vita di un’altra persona adulta.
Cordoglio e vicinanza alla famiglia dell’ agente da parte del Sindacato Sappe , che chiede al Ministero della Giustizia e all’ Amministrazione Penitenziaria di non perdere ulteriore tempo nel porre in essere strategie di contrasto del disagio che vivono gli appartenenti al Corpo della Polizia Penitenziaria che rappresenta oggi una grave e inquietante ma ancora trascurata drammatica realtà.
Francesca Branà
Francesca Branà