Quando la neve si scioglie….
Quando la neve si scioglie, gli stronzi si vedono. E’ ciò che sta avvenendo in questi giorni. Sciacallaggio puro che ci arriva direttamente attraverso wattsapp e sui social. Qual è l’obiettivo? Generare paura. C’è chi gode a far questo. Quello che più spaventa è che, chi riceve una notizia evidentemente falsa, la inoltra ad altri suoi contatti ed il contagio continua. Un contagio ben più potente di quello del corona virus. Infatti la stupidità è ben più contagiosa. Qualche giorno fa, ad una persona che conosco molto bene è arrivato su wattsapp un messaggio nel quale il titolo riportava che il virus era arrivato a Lecce. Questa persona non ha aperto la notizia, ma si è limitata a leggere il titolo e l’ha inoltrata a tanti suoi contatti, tra questi anche preti, suore e ragazzi. Quel messaggio conteneva gli ‘attributi penzolanti di un uomo di colore’. C’è da ridere? Io non ci ho riso su. Anche perché non era una barzelletta. Non apro mai i messaggi se non conosco chi me li manda. Eppure, è più facile credere ad una cosa falsa che ad una vera. Se a tutto questo si associano anche pseudo colleghi che, come sciacalli, cavalcano il momento, generando paura, allarmismo o addirittura forme di razzismo che non coinvolge solo il colore della pelle, ma alimentano disprezzo verso un’altra persona, come nel caso di quel poveretto della provincia di Taranto assurto suo malgrado sulle cronache internazionali. Era arrivato tranquillamente da una zona rossa della Lombardia, senza che nessuno, preposto dalle autorità, glie lo aveva impedito, avvertendo dei sintomi influenzali. Il soggetto si è messo autonomamente in quarantena, fino a quando non ha avvertito dei sintomi ed ha avvertito il proprio medico e il 118. Probabilmente ha contratto il virus, eppure è diventato bersaglio della rete. Lo hanno apostrofato in tutti i modi. Coglione è stato il titolo più nobile che gli hanno attribuito. La rete è questa e non deve spaventarci, fino a quando non sarà uno di noi a caderci dentro e diventare bersaglio. Eppure, credo che quella definizione che definisce la massa fecale solida di forma cilindrica che esce dal nostro deretano, in questo caso, sia più consona a tanti che vedo ogni giorno in televisione e ad un paio di colleghi (mi autodenuncio nell’ingiuria). Uno di questi, sul suo profilo Facebook dove si auto-celebra definendosi giornalista, ha messo anche l’indirizzo di casa del poveretto in questione, mentre un altro ha addirittura arricchito la storia, mettendoci anche il nome per intero ed il cognome appuntato, coinvolgendo nel presunto contagio anche la moglie, il medico curante non solo con il suo nome e cognome, ma anche il partito del quale fa parte ed il ruolo istituzionale che esercita. Perché tutto questo? Ma per un like in più o una visualizzazione che lascia intravedere quanto sia bravo. Esattamente come un altro che allarma tutti i martinesi, in quanto un cittadino, non positivo ad alcun tampone, ha deciso di mettersi in auto quarantena e, più imbecille di lui, chi, dell’Amministrazione Comunale, ha diffuso la notizia. Se deciderò, nei prossimi giorni, di mettermi in quarantena nel mio bagno perché ho problemi di stitichezza ve lo farò sapete, ma per favore condividetemelo su Facebook.