Foggia – Lotta alla criminalità nel foggiano: l’intervista all’ Avv. Mariella, presidente dell’ Associazione “POPULUS”
FOGGIA – Una terra che continua ad essere teatro di gravi fatti di cronaca. Un escalation di attentati criminosi che sembra non finire più. La Capitanata continua ad essere sotto attacco della criminalità organizzata in questo inizio d’anno. La recente decisione di istituire una sezione della D.I.A. nel capoluogo dauno ha lanciato una sfida al potere criminale della zona, rappresentando la forte risposta dello Stato ad una situazione sempre più pericolosa, che tanto continua ad allarmare i residenti del Tavoliere. L’Associazione “POPULUS” da anni si occupa di iniziative nel campo della sensibilizzazione al contrasto della criminalità in ogni sua forma. Abbiamo intervistato il suo Presidente, l’avvocato Marcello Mariella, che sull’argomento ha rilasciato queste dichiarazioni ufficiali.
La provincia di Foggia vive un momento di grande tensione. Tanti sono stati gli attentati incendiari di questo inizio 2020. Quale atmosfera si vive attualmente nella sua città?
“Foggia, da qualche settimana, dopo essere nuovamente tornata alla ribalta delle cronache per gli attentati subiti da numerose attività commerciali, è diventata una città militarizzata. E, con tutta evidenza, la tensione in città aumenta, ogni giorno di più. Anche alla luce dei risultati ottenuti in queste settimane dalle Forze dell’Ordine impegnate per il controllo del territorio, che ormai quotidianamente “scoprono” materiali esplosivi, armi e munizioni, un po’ ovunque. E il disagio dei cittadini onesti aumenta. L’atmosfera s’incupisce sempre di più, e l’aria che si respira in città è appestata dalla disperata consapevolezza che ancora tanto e assai lungo è il lavoro da fare, dovendo intervenire alle radici di un fenomeno, quello della mafia e della corruzione, che si ha la netta sensazione si sia, nel corso degli anni ed in assenza di qualunque strumento di contrasto, endemizzato. Dalla fine degli anni ’70, quando Raffaele Cutolo decise di istituire a Lucera il primo nucleo mafioso pugliese, a Foggia e provincia si uccide e si continua ad uccidere, e da oltre un decennio, da quando cioè la crisi economica è diventata imperante, la mafia e la corruzione stanno diventando sempre più potenti e violente, anche grazie alla possibilità di avere manovalanza a basso costo e sempre maggiormente disponibile.”
Quali sono le ragioni che hanno portato negli anni ad un simile scenario da paura?
“Le ragioni che hanno portato, con tutta evidenza, ad una situazione quale quella attuale, sono da ricercare essenzialmente nel degrado economico subito dalle nostre economie sul territorio, ma anche dall’incapacità e dal disinteresse dimostrato dai nostri rappresentanti politici nel comprendere ed arginare un fenomeno, evidente sotto gli occhi di tutti, ma che tutti tendevano a minimizzare o addirittura a disconoscere nella sua estrema gravità. Se non a farsene complici, contando sull’impunità che sembrava potesse farla da padrona. La dice lunga il fatto che la mafia si sia infiltrata nel governo di numerosi e popolati centri della provincia di Foggia. Dal 2016 ad oggi si è vissuto in un crescendo rossiniano; dopo Monte Sant’Angelo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose ha coinvolto i consigli comunali di Mattinata, Cerignola e Manfredonia; nella speranza che non si arrivi infine anche a quello di Foggia, il che diventerebbe una cinquina tremendamente nefasta per tutti. Gli interessi dei pochi a scapito della collettività: quattro consigli comunali sciolti negli ultimi quattro anni sono lo specchio di un modo marcio di amministrare la cosa pubblica e di questo, ormai da tempo, i cittadini se ne sono resi conto sulla propria pelle. Siamo all’asfissia economica, perché, nella furbizia dell’illegalità, sono sempre gli onesti a rimetterci.”
Cosa è mancato, secondo lei, in questi anni nella lotta alla criminalità?
“Quello che maggiormente è mancato nella lotta ad una criminalità che si impossessava giorno dopo giorno dell’intero territorio dauno acquisendone nel contempo pure le leve di comando politico ed economico, è stato, oltre alla mancanza di occasioni di lavoro onesto e di educazione alla legalità, la mancanza di consapevolezza, da parte dei cittadini, di quanto realmente stesse accadendo; in questo è stata pure complice l’omertà dei molti che si facevano gli affari propri nell’errata convinzione che, tanto, erano questioni che non li riguardavano, ed il silenzio dei diretti taglieggiati che non hanno mai avuto fiducia nel lavoro delle Forze di Polizia. Questo ha creato una brodaglia criminale, dove hanno avuto buon gioco tutte le attività delittuose poste in atto dalla mafia. Se solo ci fosse stata la consapevolezza, da parte di tutte le persone non dedite alla delinquenza, del loro essere stragrande maggioranza sui pochi delinquenti, la storia avrebbe potuto prendere una piega diversa, e la provincia di Foggia non sarebbe stata ostaggio di siffatta delinquenza.”
Quale è stato, secondo lei, in questi anni il momento più difficile per la provincia di Foggia e per il capoluogo in particolare?
“Non è semplice individuare quale possa essere stato il momento più difficile, in quanto vittime dell’attività mafiosa in questi anni, per la provincia di Foggia e per Foggia in particolare. Sarebbe facile rispondere indicando i fatti di sangue che hanno avuto maggiore risonanza mediatica. Ma è il periodo stesso tutto che stiamo vivendo, che è mediamente sempre più difficile; è difficile vivere la quotidianità in un territorio che senti avviluppato tra le mafie e la corruzione, e non riuscire a vedere l’alba di un risorgimento. La grande e continua fuga dei nostri giovani verso altri lidi, dove poter vivere una vita migliore, è la giornaliera dimostrazione della tragedia che il cittadino dauno vive tutti i giorni.”
Quali risultati potrebbe portare in Daunia questa nuova sezione della D.I.A.?
“Certamente l’istituzione a Foggia di una sezione distaccata da Bari della D.I.A. è un fatto estremamente positivo. È un obiettivo del quale l’associazione “POPULUS”, della quale mi onoro di essere presidente, e “DauniAttiva”, contenitore mediatico culturale operante sul territorio dauno, sono fautori sin dall’anno 2016, quando a Monte Sant’Angelo (primo comune in Capitanata il cui consiglio è stato sciolto per infiltrazioni mafiose) abbiamo presentato il progetto di raccolta firme in calce ad una petizione popolare per chiederne l’istituzione; attività sulla quale poi abbiamo lavorato per ben quattro anni, raggiungendo però, infine, il risultato. Ma la D.I.A., sicuramente, non è la soluzione del male; è solo un utilissimo strumento investigativo che oggi il territorio ha, in più rispetto a prima, per combattere in maniera preventiva la mafia. Il grande lavoro che c’è da fare ora, è, invero, un lavoro politico, che sia in grado di ridare fiato alle economie della provincia di Foggia e che sia in grado di far decollare una cultura della legalità partendo dal presupposto, come si diceva una volta, che “il delitto non paga”, e dimostrandolo, questo, con i fatti.”
I tragici fatti di San Marco in Lamis del 2017: come ricorda quel giorno?
“Il 9 agosto del 2017, giorno della strage di San Marco in Lamis, lo ricordo come un caldo giorno di un’afosa estate… e si sa che “la mafia uccide solo d’estate”, come recita il titolo di un famoso film. La mafia, per essere sconfitta, ha bisogno anche di non essere enfatizzata, ha bisogno che la gente percepisca il mafioso come un soggetto non da emulare, bensì da osteggiare in quanto il contrario di un ideale sano di riferimento, da osteggiare in quanto male assoluto. E questo deve essere il quotidiano compito di tutti noi: far percepire nella sua totale negatività il fenomeno mafioso, mostrando tutti i lati negativi della mafia e promuovendo così un substrato culturare dove la mafia e la corruzione possano essere private del loro ossigeno vitale.”