Senza Mittal si può ritornare a… vivere
Viene prima il lavoro o la salute? E’ un dilemma sul quale ognuno di noi, per ragioni di opportunità, può affermare la propria tesi in discordanza con quella di un altro. Si può concedere l’immunità penale per gli omicidi o per i danni che potranno essere commessi in futuro? Badate bene, ho scritto in futuro, in quanto il codice penale non attribuisce ad un soggetto subentrante, in una azienda altamente inquinante, quelli commessi da chi lo ha preceduto nella stessa. Poi ci sono i tuttologi che affermano si possono tutelare sia i lavoratori che l’ambiente e di conseguenza la salute. Basta guardarsi intorno per capire che è una grande cazzata. Sono i cosiddetti ‘Pilatiani’ quelli che se ne lavano le mani e vogliono che le cose continuino ad andare in questo verso. Sono i ‘senza coscienza’ che non hanno il coraggio di guardare negli occhi le mamme, i padri, i fratelli, i mariti, le mogli che perdono quotidianamente da anni un loro congiunto. Queste persone non hanno un’anima. Sono senza coscienza. C’è poi lo Stato che dovrebbe tutelare soprattutto la vita del proprio popolo, piuttosto della quantità di cibo nello stomaco. Uno Stato per il quale, a quanto pare, contano soprattutto le trattenute sullo stipendio, versate dai ‘portatori di morte’, oltre le strategie per evitare polemiche e contestazioni che porterebbero ad una riduzione di consensi elettorali. Poi ci sono i rappresentanti dei lavoratori garantisti dell’immunità penale di un potenziale criminale. Ne rimango allibito. Questa industria e non solo questa (in quanto a Taranto ci sono più fonti altamente inquinanti con le quali si è scesi miseratamente a patti), ricatta e minaccia: “O così o me ne vado”.
Per il sig. Mittal, la sua avventura a Taranto, è stata comunque un affare. I clienti e le relative commesse dell’ex Ilva ora se le potrà portare in altre sue aziende. Ha eliminato un concorrente. Rimangono i quaquaraquà, ovvero coloro che con questa azienda ci vivono da anni. Coloro che possono esercitare il proprio potere politico. Sono coloro i cui commenti li potete leggete sui social e individuano come eroi non le vittime, ma chi causato la loro morte e vorrebbe rimanere impunito. Ma senza questi personaggi si può ritornare a vivere. Da subito creando una vera industria turistica con un indotto ad essa collegata, rilanciando zootecnia, miticultura e agricoltura. Si potrebbe iniziare da subito usando il “reddito ad vitam”, meglio conosciuto come di “cittadinanza” per bonificare Taranto, magari iniziando a risparmiare sulle terapie degli ammalati di tumore che sarebbero conseguentemente di meno. Ci vorrebbe una strategia condivisa da tutti evitando la polemica politica nell’attribuire ad altri le proprie responsabilità in quanto, da Saragat a Conte sono tutti responsabili di questa situazione. Nessuno escluso. Si iniziasse a togliere il reddito di cittadinanza agli spacciatori, ai contrabbandieri, agli assassini, ai brigatisti, ai leoni da tastiera pagati per fare propaganda sulla rete per quello o quell’altro partito o movimento, oppure a chi non ne ha diritto. Certo, non ci saranno più soldi per testate e giornalisti al soldo dell’Indiano di turno, elargiti con la complicità dell’amministrazione di turno. La politica dovrà assumersi le proprie responsabilità e studiarsi altri metodi per creare lavoro o fare gli addobbi e gli intrattenimenti natalizi. È anche vero che per i prossimi 50 anni non cambierà nulla. I tumori continueranno e saranno più aggressivi, ma le rivoluzioni hanno dei tempi lunghi. Qualche tempo fa lessi un messaggio di una collega giornalista. Scrisse un post nel quale affermava che avremmo dovuto fare come nel Salento, insabbiando il problema e dire: “Come é bella l’aria di Taranto”. Ma vorrei morire pensando un giorno che i miei nipoti potessero vivere in salute in una delle più belle città del mondo