C’eravamo tanto amati…
A quante coppie, dopo tanti anni di matrimonio, capita di vivere con il proprio coniuge senza più esserne innamorato? Tra i due, l’unico sentimento rimasto rimane l’affetto. Ci si vuol bene, ma niente di più. Forse, è venuta meno anche l’attrazione fisica e i rapporti sessuali sono anche piuttosto sporadici. Magari l’orgoglio non fa ammettere il fallimento della relazione oppure, qualche reminiscenza del tempo passato, fa ricordare quando entrambi erano innamorati. E’ ancora più deprimente quando si ricorre alle chat, ai social o al più classico dei palliativi: l’amante.
C’è chi si risposa e ricomincia tutto d’accapo. Solitamente si va avanti per inerzia o per abitudine. Attenzione, questa può non essere del tutto negativa. In fin dei conti può anche essere sopportabile convivere con una persona che sa leggerti nei pensieri o anticiparli, insomma con chi sa esaudire tutti i tuoi desideri. Poi ci sono le coppie perpetuamente innamorate, sono poche, ma esistono. Chiunque di noi, per orgoglio, dirà di appartenere a questa ultima categoria.
Tutta questa prefazione per dire che mi sono accorto di non essere più innamorato, non di mia moglie, ma della città in cui sono nato e vivo. Con lei ho convissuto per oltre cinquant’anni. L’ho conosciuta da tutti i punti di vista, anche quelli più nascosti. Siamo stati complici, amanti, innamorati. Sono arrivato anche a fare a botte per mero campanilismo. Alcune volte anche sugli spalti di uno stadio. Non l’ho mai tradita. Di lei serbo tanti bei ricordi. Man mano che gli anni passavano l’ho vista svilirsi, sporcarsi, prostituirsi. L’ho vista farsi usare, per becero protagonismo di chi ha anteposto la sua esasperata ambizione politica e l’esasperato protagonismo politico. Sì, sono stato tradito. La mia città mi ha tradito con chi le ha promesso fama, potere, bellezza, ricchezza. No, non amo più la mia città, più precisamente nessuno dei due è più innamorato dell’altro. Lei un tempo era una città aperta e vivibile oggi si chiude sempre di più in sé stessa. E’ difficile entrarci. E’ difficile uscirci. E’ difficile viverla. Viene sfruttata dai cosiddetti papponi che cercano di venderla a piccole dosi con la scusa di vestirla di blu. Un’ora per un euro o anche 1,50 a tutti indiscriminatamente. Quella che era una delle sue rotondità più belle, la sua splendida natura, viene oltraggiata e sporcata. La mia città trasuda di enormi disagi, così come i suoi profumi che sono stati sostituiti da fetori. Eppure ci siamo tanto amati. Ero tanto geloso di lei. Oggi la stupidità ha preso il sopravvento. E’ stato come se una bella donna, fosse stata truccata in maniera goffa e ridicola, pettinata in maniera inguardabile e vestita con cattivo gusto.
Eppure, la mia città sarebbe bastata lasciarla così com’era in passato, magari con qualche ruga dovuta all’età che le avrebbe dato un fascino accattivante, ad esempio come Anna Magnani che una volta disse: “Lasciami tutte le rughe. Ci ho messo una vita a farmele”. Potrei fare tanti altri casi di donne come Susan Sarandon, Julianne Moore, Meryl Streep o Sharon Stone che hanno preferito invecchiare …naturalmente.
Alla mia città le hanno aperto le gambe, lei che era stata in passato tanto pudica, costringendola a farla sembrare volgare, invece di riservata anche se a volte maliziosa. Oggi c’è chi vorrebbe farla sembrare una piccola Las Vegas, ad esempio con ridicoli pali a led luminosi che indicano quanti clienti può accogliere, come se gli avventori fossero tutti ciechi da non vedere quanti sono gli spazi vuoti in un parcheggio.
Io e la mia città stiamo ancora insieme, ma non ci amiamo più. Prima o poi sarò costretto a lasciarla, mio malgrado. Lei non soffrirà più di tanto, anche quando ci sarà colui che penserà di avermi sostituito, ma che diventerà a sua volta cornuto e sarà da lei lasciato nel tempo. I sentimenti passeranno e questa volta conviverci, sarà una brutta abitudine. Un giorno andrò via. Non vorrò restare un minuto in più nemmeno in quel luogo perpetuo in cui dovremmo lasciare ogni speranza. Preferirò l’aria e il vento come treno della mia polvere. Ma forse, la mia città, in fondo mi mancherà.