Addio ILVA arriva il gruppo ArcelorMittal Italia: L’Ad Jehl: «Non c’è una tonnellata di acciaio da produrre che vale se non possiamo tornare a casa in piena salute»
Lo dice più e più volte il CEO per l’Italia di ArcelorMittal, vicepresidente e amministratore delegato Matthieu Jehl: «Il nostro obiettivo è quello di perseguire la sicurezza, la salute, la sostenibilità ambientale. Siamo il primo gruppo che produce acciaio nel mondo e quello che abbiamo fatto altrove lo faremo anche a Taranto. Il piano ambientale è il più ambizioso di sempre».
Parte così, sapendo di toccare il tasto più delicato del passaggio di consegne tra la vecchia ILVA dei Riva e il nuovo gruppo ArcelorMittal, l’ad Jehl Matthieu che nella giornata di oggi ha incontrato la stampa locale e nazionale presso la sala conferenze del siderurgico di via Appia per presentare la squadra di lavoro di ArcelorMittal Italia e gli obiettivi del colosso.
Tutta la durata della conferenza stampa è stata incentrata su quello che il colosso dell’acciaio indiano metterà in campo per rendere gli impianti del siderurgico tarantino più performanti e meno inquinanti.
Un piano di investimenti già partito e che troverà il suo compimento nel 2024 per un investimento economico di 2,4miliardi di euro di cui 1,5miliardi solo per l’ambiente.
Obiettivi principali: riduzione emissioni diffuse – partendo proprio dall’imponente copertura già iniziata del parco minerario, riduzione delle emissioni canalizzate, bonifiche, trattamento delle acque e un piano prevenzioni incidenti.
Nello specifico: verranno spesi 300 milioni di euro per la copertura del parco minerario e la copertura di tutti i nastri trasportatori; 167 milioni di euro per il trattamento delle acque utilizzate durante il ciclo di produzione; 35 milioni di euro per la riduzione di polveri, metalli e diossina a livelli inferiori della BAT (le migliori tecnologie disponibili) richieste dall’Unione Europea.
Ma il vicepresidente non si è limitato a sciorinare cifre e intenti ma ha fornito anche date di inizio e fine dei lavori. Secondo il cronoprogramma aziendale, sulla copertura dei parchi minerari l’azienda terminerà i lavori prima di quanto stabilito nel DPCM 2017. Per quello che riguarda il parco minerario ferroso i lavori non termineranno nel 2021 ma entro il trimestre del 2019. Mentre per quello che riguarda la copertura dei parchi di carbone i lavori verranno ultimati a maggio 2020, quindi 17 mesi prima previsti dal DPCM 2017.
Anche gli interventi sui filtri dell’impianto di agglomerazione avranno una accelerazione: a marzo 2021 AM si impegna a istallare i filtri a manica sulla linea dell’impianto di sinterizzazione entro il 31 marzo 2021, 9 mesi prima della scadenza contenuto nel Decreto, e sulla seconda linea entro il 30 settembre 2022, 11 mesi prima della scadenza. Tutto questo, secondo le stime aziendali, porteranno una riduzione della diossina paria al 50%.
Lavori di revamping, ovvero di ammodernamento, interesseranno non solo le cokerie (con l’obiettivo di ridurre l’acido solfidrico) ma anche AFO5, la manutenzione del Laminatoio e Ricottura, l’allargamento e l’aggiornamento della Colata Continua 2, interventi sulla Centrale Elettrica, istallazione e sostituzione delle caldaie AFO1, 2 e 4. Fino ad arrivare al trattamento delle acque. Su questo punto l’amministratore delegato Matthieu Jehl ha affermato che a Taranto verrà messo in campo una nuova tecnologia, una sorta di impianto pilota, per il trattamento delle acque reflue e l’acqua di lavaggio degli altiforni. Il brevetto sarebbe stato depositato a dicembre 2017 ma il test dello stesso sarebbe già partito a novembre dello stesso anno.
Come dicevamo all’inizio l’Ad Matthieu Jehl ha volutamente impegnato gran parte del tempo a spiegare il lavoro che ArcelorMittal sta mettendo in campo per rendere gli impianti quanto meno nocivi possibili.
Mittal lo sa che la partita se la giocherà, a Taranto, proprio sul piano ambientale piuttosto che su quello industriale dove dei 2,5 miliardi di euro messi in campo (circa mezzo milione di euro al giorno fino al 2024) solo 1,25 miliardi sono destinati a questo.
Sa che sulla questione ambientale i suoi predecessori, la famiglia Riva, sono stati “puniti” con una vera e propria espropriazione da parte del Governo.
ArcelorMittal dovrebbe anche sapere a quante promesse sono abituati a sentire i tarantini quando si parla dell’ex ILVA e dell’ex Italsider. Oltre 60 anni di promesse, di dati omessi, di situazioni pericolose che hanno fatto diventare Taranto la città del tumore. Oltre 21mila nuovi casi di tumore si sono registrati dal 2006 al 2012. Dovrebbe sapere, quello del colosso dell’acciaio, che Taranto non è più disposta a sacrificare sull’altare del profitto industriale e nazionale i diritti sacrosanti come la vita e la salute. Che nessun bambino dovrà, per quella fabbrica, per l’acciaio del Paese, affrontare un viaggio della speranza.
Oggi la città ha ascoltato per l’ennesima volta una promessa. Lo stesso amministratore delegato e vicepresidente del gruppo ArcelorMittal Italia Matthieu Jehl ha detto: «Non c’è una tonnellata di acciaio da produrre che vale se non possiamo tornare a casa in piena salute. Sicurezza, salute e ambiente per noi sono dei pilastri che vanno di pari passo con le performance della produzione».
Si parte da queste parole. Auguri al nuovo gruppo della siderurgia chi si insedia a Taranto. Ma un augurio, soprattutto, va alla Taranto che da anni lotta contro un mostro che non vuole morire mai.