Brindisi- Caso Tecnomessapia; salta l’incontro a Bari, i lavoratori scrivono a Di Maio
CEGLIE MESSAPICA- Salta l’incontro a Bari con i rappresentanti dell’azienda Tecnomessapia e per i 177 lavoratori a rischio della ditta cegliese, prossimi allo scadere della cassa integrazione, si profilano di nuovo giorni di incertezza e sfibrante attesa.
Lunedì scorso, 18 giugno, i pullman messi a disposizione dalle sigle sindacali erano pronti a partire dal comune di Ceglie Messapica in direzione Bari e ad accompagnare i lavoratori all’incontro convocato dal Presidente della Task Force regionale sul Lavoro, Leo Caroli. Qualche ora prima della partenza però, una comunicazione della società aeronautica ha fatto saltare il tavolo a causa di “improvvisi motivi organizzativi”.
“Speravamo in quell’incontro,- dicono i lavoratori – anche per avere delle certezze, delle chiarezze da parte della ditta alla quale abbiamo dato tanto, ma purtroppo così non è stato. Ma la nostra battaglia non si fermerà qui. Andremo oltre, combatteremo fino alla fine.”
Contestualmente, tramite le sigle sindacali FIOM/FIM/UILM è stato richiesto un incontro presso il Ministero dello sviluppo economico che già nel luglio del 2017 era intervenuto sulla questione, scongiurando il peggio, garantendo il riconoscimento della cassa integrazione straordinaria per 12 mesi e assicurando una nuova commessa a Tecnomessapia. Una boccata d’aria per le maestranze e per le loro famiglie che si esaurirà a luglio prossimo.
Delusione e profondo sconcerto si respirano tra i lavoratori che speravano nell’incontro per avere maggiore chiarezza sul proprio futuro lavorativo: “Qui ci sono ben 177 persone che non vogliono vivere di assistenza ma chiedono una cosa fondamentale, quello che hanno sempre fatto, cioè lavorare per guadagnarsi da vivere per mantenere le proprie famiglie.”
“Questo territorio- continuano- oggi vede ben circa 60 persone che partono per il nord Italia per essere assunte presso l’agenzia interinale che gli smista presso gli stabilimenti Leonardo Finmeccanica del nord Italia. Sono ben 60 persone circa che ovviamente non spendono più i loro stipendi qui sul territorio gravando ancora di più sull’economia locale.”
“Chiediamo rispetto per le maestranze,- concludono- chiediamo rispetto per le nostre famiglie, chiediamo rispetto per noi e chiediamo di vivere in questo territorio dove per fortuna o Purtroppo siamo nati.”