La prima crisi sportiva di Antonio Conte
BARI – Non è sicuramente un momento felice per Antonio Conte sulla panchina del Chelsea. Nonostante l’eliminazione con il Barcellona sia avvenuta dopo una partita giocata decisamente bene dai Blues, il secondo anno dell’ex tecnico della Juventus alla guida della squadra di Roman Abramovich non sta portando i frutti sperati. Oltre all’eliminazione agli ottavi della coppa europea più prestigiosa per club, il Chelsea è fuori dai giochi per il campionato, avendo accumulato un distacco di addirittura di 25 punti dal Manchester City capolista, che non permette, ad oggi, agli uomini di Conte nemmeno di essere tra le quattro squadre che si qualificherebbero in Champions League, a -4 dal Liverpool quarto.
EFFETTO SECONDO ANNO
Eppure, il primo anno di Antonio al Chelsea era stato meraviglioso. Conte aveva riportato il Chelsea alla vittoria del titolo e alla finale di FA Cup, persa poi contro l’Arsenal. L’ex commissario tecnico della Nazionale ha subito l’onta di quello che possiamo chiamare “effetto secondo anno”: negli ultimi 10 anni, infatti, su 191 allenatori che si sono seduti per la prima volta sulla panchina di un club di uno dei primi cinque campionati nazionali, soltanto il 37,2% di essi ha visto incrementare la propria media punti l’anno successivo.
Chi chiude il primo anno nei primi cinque posti, di solito, ha il 66,7% di possibilità di ripetersi, mentre è molto più difficile che si assesti nella parte bassa della classifica.
Migliorarsi, però, diventa difficile: chi si piazza tra il 1° e il 5° posto durante la prima annata, ha soltanto il 32% di possibilità di migliorarsi la stagione successiva. Ed è proprio ciò che sta accadendo a Conte, che, tra le altre cose, è solo uno dei 7 allenatori che, negli ultimi 10 anni, ha vinto il campionato al primo anno su una nuova panchina e si è poi ripetuto la stagione successiva. Parliamo, ovviamente, del suo periodo alla Juventus. Sorprendentemente, tutti e 7 i coach che hanno avuto questo merito si trovavano in campionati differenti dalla Premier League: ripetersi in Inghilterra risulta molto più complicato, e Conte lo ha ben capito.
Come se non bastasse, questa sarà anche ricordata come la stagione in cui Antonio Conte e Josè Mourinho se le sono dette di santa ragione. Il tutto è iniziato da una frase del portoghese che, interrogato sulla possibilità di aver perso la passione per la professione di allenatore rispetto a Conte, ha risposto: “Se non mi comporto come un clown di bordocampo vuol dire che ho perso la passione?”. Frase che ha scatenato le ire di Conte, il quale lo ha accusato di essere affetto di demenza senile per ciò che aveva fatto Mourinho in passato. A questo punto il coach del Manchester United ci è andato giù pensate, ricordando la squalifica per calcioscommesse comminata a Conte, il quale, infine, ha dichiarato che insulti e offese decretavano quanto Mou fosse un piccolo uomo.
Sul campo, uno scontro ciascuno: a Conte l’andata per 1-0, al ritorno invece, a Old Trafford, Mourinho è riuscito a ribaltare il vantaggio iniziale dei Blues vincendo 2-1.
Non una stagione esaltante, dunque, ma sicuramente intensa, perché ciò che è certo è che Antonio Conte vive la panchina come se la sua vita dipendesse dalla vittoria della sua squadra. Dopo l’uscita dalla Champions, ora gli obiettivi sono due: riportare il Chelsea in Champions e vincere la FA Cup.
E il futuro? Chissà. Ora come ora, immaginarlo ancora a Londra sembra molto difficile.