Lecce- Giallo sulla morte dell’imprenditore Mauro. Nuova opposizione alla richiesta di archiviazione.
GALLIPOLI- Per la morte di Giovanni Mauro, imprenditore gallipolino deceduto nel giugno del 2013 dopo essere stato trovato gravemente ferito nella sua villetta di campagna, il pm titolare del fascicolo d’indagine, Massimiliano Carducci, solo qualche settimana fa ha avanzato una richiesta di archiviazione del caso a margine dei nuovi esiti investigativi disposti dal gip Antonia Martalò privi di riscontri. L’avvocato dei familiari del 69enne, Vincenzo Capoti, ha però presentato per la seconda volta formale opposizione, affiancato dalle criminologhe Isabel Martina e Roberta Bruzzone che si occuperanno di avviare nuove indagini attraverso anche la ricostruzione vittimologica e criminologica degli eventi.
Sulla scorta delle accuse ben circostanziate della Procura è stata disposta in prima battuta la consulenza sulle celle telefoniche che avrebbero agganciato, nella zona in cui sarebbe avvenuto l’omicidio, una 46enne di Gallipoli; un’amica della vittima su cui l’attenzione degli inquirenti si è da subito concentrata, poi iscritta nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio volontario. La donna, difesa dall’avvocato Pompeo Demitri, ha però riferito di essere stata al mercato con la madre il giorno del probabile omicidio del 69enne.
In seguito è stato, inoltre, richiesto anche un approfondimento su una porzione di chiave rinvenuta nelle tasche del Mauro, senza però ottenere alcun decisivo riscontro.
A margine dei rilievi non sono stati raccolti quindi sufficienti indizi per sostenere l’accusa in giudizio e per ben due volte il fascicolo ha rischiato di finire negli archivi della Procura.
All’equipe della Bruzzone è demandato l’incarico di ritracciare il profilo della vittima e una scrupolosa criminodinamica degli eventi, attraverso anche gli elementi finora in mano agli inquirenti.
Giovanni Mauro fu ritrovato dal nipote il 19 settembre del 2012 nella propria abitazione di campagna, in contrada “Macchiaforte”, con una ferita alla testa inflittagli presumibilmente con un oggetto contundente e che lo avrebbe lasciato in uno stato di semicoscienza. In quell’occasione gli furono sottratti anche il cellulare e il portafoglio. Trasportato d’urgenza al “Vito Fazzi” di Lecce fu sottoposto a un delicato intervento chirurgico. Col l’aggravarsi delle sue condizioni, dopo quasi un anno di coma, il 69enne morì nel giugno del 2013.
“La magistratura leccese deve dare una risposta a questa morte atroce- dice la criminologa leccese Isabel Martina. – Le famiglie hanno bisogno di giustizia. Il caso non deve essere archiviato.”