Taranto – Minerali e rifiuti speciali. Peacelink: “A Tamburi la legge è morta.” | VIDEO
TARANTO – “Siamo in piazzetta De Vincentis a duecento metri dall’Ilva di Taranto. Case popolari costruite e consegnate dagli anni ’30 agli anni ’50, l’Italsider arriverà molti anni dopo. Questa è la casa di Peppino Corisi, questa pulizia lui la faceva periodicamente perché temeva il peso del minerale sul solaio. Minerali e rifiuti speciali derivati dal ciclo produttivo e dallo stoccaggio ai parchi. Il Tamburi di Taranto è un quartiere che fa parte dell’Italia, ma qui la legge è morta!”
Nel video, Luciano Manna dell’Associazione ambientalista Peacelink, durante la pulizia del solaio di Peppino Corisi dalle polveri di minerale.
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Peacelink ha depositato un dossier alla Procura della Repubblica:“Nei parchi minerali Ilva e nelle zone a nord dello stabilimento di Taranto, discariche dello stabilimento, vengono stoccati rifiuti speciali, cioè cumuli di rifiuti speciali derivanti il ciclo produttivo dell’Ilva (…) Sulla testa dei cittadini dei Tamburi giungono minerale di ferro e rifiuti speciali derivanti dal ciclo produttivo.”
“Mettete una targa in ricordo di me come ennesimo morto per tumore al polmone al quartiere Tamburi”.
Peppino Corisi, operaio morto dopo 30 anni di lavoro all’Ilva per un cancro ai polmoni, l’8 marzo del 2012, ha condotto per diversi anni la sua battaglia contro l’inquinamento. Alla figlia Sabina chiedeva di mettere una targa, in Via De Vincentis, al Quartiere Tamburi, che reca la scritta “Ennesimo decesso per neoplasia polmonare”.
Ennesimo, per i tanti morti di cancro che non hanno un nome, perché “la gente deve sapere” – diceva – “e perché a Taranto non esiste ancora un Registro Tumori”. Così, “ennesimo” era per tutte le vittime dell’inquinamento.
Peppino Corisi aveva mostrato ai giornalisti il suo solaio, che armato di grande pazienza puliva anche quando la malattia gli aveva tolto le forze. Una lotta per difendere gli abitanti del quartiere e la salute come diritto fondamentale.