Taranto – Tra le 10 peggiori linee ferroviarie d’Italia, secondo il rapporto di Legambiente.
Legambiente ha presentato la campagna Pendolaria 2017: raccogliendo le segnalazioni dei pendolari e incrociando i dati con verifiche su campo, ha presentato un dossier sulle linee ferroviarie peggiori d’Italia, secondo i pendolari.
La campagna, presentata dall’associazione ambientalista allo scopo di dare visibilità alle segnalazioni degli utenti che abitualmente viaggiano sui treni e di denunciare l’importanza delle innovazioni nel trasporto ferroviario, ha dunque bocciato, tra le altre, la linea ferroviaria di Taranto.
Queste le peggiori: La Roma-Lido, la Circumvesuviana, la Reggio Calabria-Taranto, la Verona-Rovigo, la Brescia-Casalmaggiore-Parma, l’Agrigento-Palermo, la Settimo Torinese-Pont Canavese, la Campobasso-Roma, la Genova-Savona-Ventimiglia, la Bari-Corato-Barletta.
Reggio Calabria – Taranto: “Una linea storica, una straordinaria eredità dei nostri nonni che versa in situazioni di penoso abbandono. La ferrovia Jonica è una linea di 472km, che collega tre regioni e tanti centri portuali e turistici e che ha visto negli ultimi anni un peggioramento drastico del servizio ferroviario. Tagli ai collegamenti e una situazione mortificante per i pendolari. Con il nuovo orario da Reggio a Taranto, vi saranno 6 collegamenti giornalieri. Il treno più veloce impiega 6 ore e 15 minuti, con tre cambi: a Paola, Castiglione Cosentino, Sibari. Ma da Sibari il treno non c’è più, per cui si continua in pullman. Ed è qui la situazione più drammatica, quella dei pendolari e degli studenti dell’alto Jonio calabrese e della Basilicata dove, ad esempio, da Policoro-Tursi partono solamente autobus per Taranto. I tanti utenti che fino a pochi anni fa si affidavano al treno per spostarsi tra i centri ma soprattutto i pendolari (pensiamo ad esempio all’Ilva di Taranto ed agli studenti che avevano orari dei treni concordati con le rispettive scuole) vedono tutto il trasporto pubblico su questa tratta trasferito su gomma. Eppure l’infrastruttura esiste dal 1875 ed ha un enorme potenziale nel bacino di utenza, pari a più della metà della popolazione calabrese. Purtroppo la linea ha continuato a vedere ennesimi assurdi tagli al servizio, pari al 20% rispetto al 2010, con la cancellazione di 4 intercity notte, 5 treni espresso, 7 treni espresso cuccetta, 2 treni interregionali. Si assiste da parte del Governo e delle Regioni all’assenza di qualsiasi idea di rilancio, che porta di fatto all’abbandono della linea jonica a vantaggio del trasporto attraverso pullman spinto anche da investimenti stradali. Nel frattempo sono stati avviati i lavori per il raddoppio della tratta Crotone-Sibari per effetto di un finanziamento del Ministero delle Infrastrutture. La linea è infatti a binario unico, ma l’obiettivo non deve essere il raddoppio (perché si può aumentare enormemente il numero scarsissimo di treni senza problemi) ma l’elettrificazione (oggi presente solo tra Taranto e Sibari) e il potenziamento del servizio con nuovi collegamenti e moderni treni, come dovrebbe essere scontato in un Paese europeo” (dal dossier Pendolaria).
“Il problema del trasporto ferroviario in Italia è che manca una strategia di potenziamento complessivo, al di fuori dell’Alta Velocità, – commenta Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – che permetta di migliorare l’offerta a partire dalle grandi città e dalle situazioni più difficili sulle linee secondarie, in particolare del Sud. Chiediamo al governo Gentiloni di individuare subito risorse nella legge di Stabilità in corso di approvazione per rilanciare la cura del ferro che serve al Paese nelle città. Inoltre, si deve intervenire con urgenza nelle situazioni più gravi e insopportabili, come quella che vivono ogni giorno centinaia di migliaia di pendolari, in particolare a Roma e a Napoli, dove il numero dei passeggeri su treno è diminuito del 30% in questi anni”.
Legambiente mette in particolare in evidenza l’inadeguatezza delle risorse a disposizione per il servizio ferroviario regionale, diminuite del 29,5% rispetto al 2009. Malgrado il cambiamento positivo portato dal Ministro Delrio, con risultati che si vedono negli stanziamenti per l’acquisto di nuovi treni per i pendolari e in questa Legge di Bilancio con la detrazione introdotta per gli abbonamenti, abbiamo bisogno che il tema dei pendolari diventi una priorità di Governo, e che lo sia per molti anni, se vogliamo cambiare questa situazione.
La classifica delle dieci tratte peggiori accomuna linee all’interno delle grandi città e linee ferroviarie “secondarie” che nel tempo hanno visto un progressivo e costante peggioramento e sono oggi il triste emblema della scarsa qualità del servizio. È stata fatta mettendo insieme le proteste degli utenti per i ritardi e i tagli e situazioni oggettive come la tipologia dei treni sia per capienza sia per età, la carenza di orari adatti per l’utenza pendolare, la frequenza dei convogli, la condizione delle stazioni.
Legambiente