Taranto – Incontro al MISE: un flop annunciato. L’ultimatum di Calenda.
ROMA – Incontro, quello svoltosi in mattina al MISE, alla presenza del sindaco Rinaldo Melucci, del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano e del Ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, che segna un distacco ancora più netto nelle posizioni – ormai inconciliabili – tra Governo ed Enti locali.
Il motivo dell’inasprimento delle posizioni il mancato ritiro del ricorso al Tar sul DCPM 29 settembre, da parte del comune di Taranto e della Regione.
“Se permane e verrà accolta la sospensiva proposta con il ricorso al Tar dal comune di Taranto e dal governatore della Regione Puglia, lo stabilimento dell’Ilva di Taranto si spegnerà il 9 gennaio” queste le parole del Ministro Calenda, che chiude così il tavolo Ilva svoltosi al MISE.
Il Ministro ha poi aggiunto che lo Stato non è disposto a spendere 2 miliardi e 200 milioni di euro per il ricorso al Tar: “Continueremo ad andare avanti con l’investitore, ma se la condizione è che lo Stato metta una garanzia contrattuale sull’operazione, allora non posso fare assumere allo Stato la responsabilità di 2,2 miliardi di euro per pagare il conto del ricorso”.
Il ricorso al Tar, secondo quando dichiarato da Calenda durante l’incontro, porterebbe a dei ritardi, fino all’attesa del giudizio, alla nuova proprietà Ilva, nell’acquisto di complessi aziendali e ciò determinerebbe una conseguente modifica dell’accordo di vendita sottoscritto a giugno con Arcelor-Mittal.
Il Ministro ha poi aggiunto che il ricorso, se accolto, renderebbe nullo il DCPM e dunque, in concreto, farebbe venire meno le autorizzazioni ambientali necessarie per la prosecuzione dell’attività nello stabilimento di Taranto.