Taranto – Ilva. Scontro tra Comune, Regione e il ministro Calenda.
TARANTO – Si è ormai aperta una frattura nella posizione del Governo e in quella della Regione Puglia, rappresentata dal presidente Michele Emiliano, e del Comune di Taranto, attraverso il suo sindaco Rinaldo Melucci. Il Piano Ambientale Ilva, con l’applicazione tardiva dell’AIA, resta il principale elemento di scontro tra vertici statali e politica locale. Riportiamo le dichiarazioni del Ministro dello Sviluppo Carlo Calenda, in merito alla decisione della Regione Puglia e del Comune di Taranto di impugnare il DCPM del 29 settembre scorso con le modifiche del Piano Ambientale Ilva di Taranto.
Carlo Calenda: “Il Comune di Taranto e la Regione Puglia decidono di impugnare il DPCM ambientale mettendo a rischio l’intera operazione di cessione e gli interventi a favore dell’ambiente. Mentre Governo, parti sociali e molti enti locali coinvolti stanno costruttivamente lavorando per assicurare all’Ilva, ai lavoratori e a Taranto investimenti industriali per 1,2 mld, ambientali per 2,3 miliardi e la tutela di circa 20.000 posti di lavoro tra diretti e indiretti, il comune di Taranto e la Regione Puglia decidono di impugnare il DPCM ambientale mettendo a rischio l’intera operazione di cessione e gli interventi a favore dell’ambiente.
Nonostante la presentazione dettagliata di piano ambientale e industriale fatta al tavolo istituzionale del Ministero, peraltro disertato all’ultimo minuto dal Sindaco di Taranto, l’impegno preso a convocare un tavolo dedicato a Taranto e l’anticipo dei lavori di copertura dei parchi confermato oggi dai commissari, continua la sistematica e irresponsabile opera di ostruzionismo delle istituzioni locali pugliesi. Si tratta credo del primo caso al mondo in cui un investimento di riqualificazione industriale di queste dimensioni viene osteggiato dai rappresentati del territorio che più ne beneficerà. Spero vivamente che Regione e Comune abbiano ben ponderato le possibili conseguenze delle loro iniziative e le responsabilità connesse” (Fonte ANSA)
Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano ha definito il decreto “illegittimo” perché “concede di fatto una ulteriore inaccettabile proroga al termine di realizzazione degli interventi ambientali, di cui alle prescrizioni Aia, già da tempo scadute e sinora rimaste inottemperate. Il decreto consente all’Ilva di proseguire sino al 23 agosto 2023 l’attività siderurgica nelle stesse condizioni illegittime e non più ambientalmente sostenibili, addirittura precedenti alla prima Aia, nonchè alle Bat (Best available techniques) per la produzione di ferro e acciaio pubblicate nel 2012.Il governo, peraltro, ha totalmente ignorato le osservazioni della Regione Puglia, formalmente presentate nell’ambito del procedimento concluso con il Dpcm impugnato, senza alcuna giustificazione”. ( Fonte Ansa)
In serata lo scontro si inasprisce, quando attraverso una nota ufficiale il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, rimarca la volontà del Comune di Taranto di essere parte attiva e fondamentale sulla questione Ilva. Di seguito il testo integrale:
“Leggo le dichiarazioni che a tarda serata provengono dal Mise e ci sarebbe da prenderla a sorridere per quanto risultano ancora una volta scomposte e scarsamente istituzionali, se non fosse che toccano corde troppo delicate per poter lasciare spazio all’ilarità in questo giorno in cui Taranto urla basta.
Basta coi trucchi, basta con i numeri al lotto, basta con gli sgarbi politici ed amministrativi, basta con la flagellazione sistematica di un intero territorio, basta con il furto del futuro dei nostri bambini: si va al TAR, se in questo Paese esistono ancora dei valori non negoziabili dinnanzi al mercato, e magari ora non ci si ferma nemmeno alla giurisprudenza nazionale.
Avevo allertato ministri e viceministri, anche quelli pronti a ricandidarsi a marzo in Puglia, che con Taranto non si poteva scherzare più. Ma nulla, abituati come sono a parlare per slogan e a non dare seguito formale alle parole, mi hanno considerato loro simile. Eppure ero stato chiaro. Avevo chiesto un tavolo esclusivo per Taranto e mi hanno invitato insieme a una quarantina di altri enti. E ho educatamente declinato l’invito. Non disertato.
Con una lettera inequivocabile e sentita dall’intera comunità che mi onoro di guidare: le parole sono importanti per chi, come me, dà ad esse ancora un significato di verità e valore. Prendo atto che questo governo a scadenza non dimostra di tenere ad intessere rapporti costruttivi con Taranto. Sanno evidentemente che a breve non ricopriranno più quei ruoli e si prendono delle libertà che altrimenti non si prenderebbero.
Nessun governo della civile Europa si permetterebbe di rivolgersi così al sindaco di una città martoriata, di mettere le questioni economico-occupazionali dinnanzi a quelle della salute e dell’ambiente.Mi rammarica constatare solo che si tratti di un governo di centrosinistra, del mio partito. Quanto questo governo abbia ormai tradito gli ideali del centrosinistra lo lascio giudicare ai politologi e ai cittadini.
Spiacente, queste sono battaglie che non possono tenere conto di una corrente o di una tessera di partito. Anche di un certo modo di fare sindacato. Taranto non si fa ricattare più. Impugnare un Dpcm immorale mette a rischio la vendita di Ilva? Pazienza. Benvenuti in Europa, terzo millennio. Vuol dire che l’acquirente non era così convinto della più impegnativa operazione di riqualificazione industriale della storia del nostro Paese. Vuol dire che il fragile piano industriale non conteneva una grande prospettiva temporale.
Vuol dire che occorreva soltanto un pretesto a tutti per sfuggire da una pessima procedura. Cosa meglio di un capro espiatorio tarantino? Film già visto, governo poco creativo. Se al contrario, come io credo ancora, l’investitore è serio e deciderà di puntare comunque su Taranto, senza farsi condurre fuori strada da governo e commissari, si comprenderà che è la città di Taranto il principale interlocutore, l’unico che può a ragione porre la parola fine alla vicenda, in un modo o nell’altro, e senza che vengano tralasciate alcune delle variabili poste oggi dai tarantini.
Venga a Taranto a parlare di miliardi di progetti, il ministro Calenda. Venga qui il viceministro Bellanova a dirlo alle associazioni di cittadini e genitori tarantini che devono attendere il 2023 prima che si valuti quanto e come si ammalano irrimediabilmente. Vengano i commissari a spiegare in piazza alle nostre imprese che in quei miliardi non si trova il becco di un quattrino per l’indotto, mentre imprese lombarde e liguri ancora lucrano in questo momento in uno stabilimento moribondo.
Che guardino negli occhi orfani, malati e lavoratori tarantini e dicano che l’acquisizione è a rischio, se per caso il sindaco o il governatore si azzardano a scandalizzarsi davanti ai fiumi rossi della città nei giorni di pioggia. No, nessun ministro verrà qui a fare questo. Io i miei concittadini voglio incontrarli per le vie e voglio poterli abbracciare senza vergogna, per questo vado avanti, in tutte le sedi opportune. Lo scorso 29 giugno ho giurato sulla costituzione, per difendere diritti inalienabili, non devo fedeltà cieca a nessun partito. Rispondo ai cittadini, e ripeto: nessuno può ricattare me e Taranto. Nessuno.”