Taranto – Ilva. A 5 anni dalla morte di Claudio Marsella, operaio vittima del lavoro.
TARANTO – Sono passati cinque anni dalla morte di Claudio Marsella, 29 anni di Oria (Br), operaio locomotorista che il 30 ottobre 2012, morì schiacciato da un locomotore.
Alle 8:45 di quel giorno, Claudio Marsella è al 5° sporgente del porto, nel reparto MOF (movimento ferroviario) dell’Ilva. Durante le operazioni di aggancio della motrice ai vagoni, rimane schiacciato riportando frattura del femore e lesioni al torace. Saranno fatali per lui. Claudio si trova lì da solo a compiere questa manovra. La non risposta alla radio, fa scattare l’allarme. Sono i colleghi, avvertiti via radio dal capo di Claudio, a trovarlo per terra. La corsa in ambulanza, l’arrivo in Ospedale. Pochi minuti e il cuore di Claudio smette di battere.
Quella morte provocò reazioni accese. La consapevolezza che l’operaio si trovasse lì da solo – come previsto da un accordo tra sindacati e azienda che riduceva da 2 operai impiegati nella mansione ad un operaio – acutizzò la rabbia e il dolore per la sua morte.
A poche ore dalla notizia della morte, l’azienda corse ai ripari esprimendo dolore e vicinanza alla famiglia di Claudio, sospendendo tutte le attività dello stabilimento e proclamando il lutto nazionale. Fim, Fiom e Uil annunciarono immediatamente lo sciopero che terminò alle ore 7:00 del giorno seguente.
Immediata anche la reazione dell’allora Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, che si unì al dolore della famiglia e che, con nota ufficiale, dichiarò l’importanza del diritto alla vita, del ruolo svolto dalla Regione in tema di rispetto della salute e della sicurezza dei lavoratori Ilva (Nichi Vendola finì poi tra i 53 indagati di “Ambiente Svenduto” – assieme all’ex Sindaco di Taranto, Ippazio Stéfano, accusato di abuso e omissione in atti d’ufficio – per concussione aggravata e per aver fatto pressioni pro Ilva sul direttore generale di Arpa Puglia).
La procura di Taranto aprì dunque un’inchiesta sulla morte di Claudio Marsella – nel processo in corso “Ambiente Svenduto” sono attualmente accusati di omicidio colposo Adolfo Buffo, al tempo del fatto direttore dello stabilimento Ilva, Antonio Colucci, capo area logistica operativa e Cosimo Giovinazzi, capo del reparto movimento ferroviario , e dispose il sequestro del locomotore.
Claudio Marsella non avrebbe dovuto svolgere da solo quella mansione. Nessuno era con lui durante quel tragico incidente. Solo l’allarme via radio diffuso dal suo capo, che non ricevette alcuna risposta da Claudio e capì che qualcosa non andava, mise in moto i soccorsi, che furono tardivi e, causa le gravi lesioni riportate, del tutto inutili. I colleghi lo trovarono disteso per terra. Solo l’autopsia poté confermare le cause della sua morte. Il corpo non presentava segni evidenti di lesioni.
Da allora sono passati cinque anni. Claudio Marsella è stata la 45esima vittima del lavoro (dal 1993) dello stabilimento siderurgico di Taranto. Neanche un mese dopo, il 28 novembre 2012, un altro operaio di 29 anni, Francesco Zaccaria, mentre operava nella cabina di una gru al molo durante un tornado, fu scaraventato in mare da 60 metri di altezza. La cabina fu spinta dal vento e la trave che avrebbe dovuto fermarla fece da trampolino verso il mare.
Le morti bianche nel siderurgico di Taranto sono state anche troppe. Ma non va meglio alla popolazione tarantina, che fuori dallo stabilimento si ammala.