Flash Taranto – Maxi evasione fiscale: in 4 finiscono in manette.
I Finanzieri del Gruppo di Taranto hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare di arresti domiciliari, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Taranto – Dr. Benedetto Ruberto, nei confronti di M.P. di anni 62, di C.C.P. di anni 58, coniuge del predetto M.P., e di D.D.A. di anni 62, tutti residenti a Taranto, amministratori di tre società operanti nel settore edile ed immobiliare aventi sede a San Giorgio Ionico e Faggiano, nonché di R.G.G. di anni 51 di Faggiano, consulente fiscale.
Il provvedimento è l’epilogo di un’attività delegata dalla locale Procura della Repubblica, conseguente a verifiche fiscali eseguite dall’Agenzia delle Entrate di Taranto nei confronti di due delle società in argomento, avviate nel 2015, all’esito delle quali le Fiamme Gialle hanno eseguito approfondimenti investigativi corroborati da indagini finanziarie e patrimoniali a carico delle persone suindicate, per le quali è stato ipotizzato il reato di associazione per delinquere finalizzata all’emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per complessivi 3 milioni e 600 mila euro.
L’attività investigativa ha consentito di appurare che M.P., persona già condannata per reati di bancarotta fraudolenta e falso in bilancio, gestiva di fatto le tre società ed era in possesso di delega per operare sui conti correnti delle imprese medesime; in ciò avvalendosi dell’apporto collaborativo e tecnico di D.D.A., suo braccio destro, e del predetto consulente fiscale.
L’attività investigativa ha permesso di identificare 10 società che avrebbero emesso fatture false, simulando operazioni reali, per ottenere crediti di imposta. Gli intensi rapporti commerciali tra le aziende avrebbe insospettito ai primi controlli effettuati sull’anno 2012, tanto da inviare un rapporto alla Procura della Repubblica che avrebbe poi avviato le indagini. L’attività di queste società si sarebbe svolta secondo i criteri “scientifici” di una vera e propria associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale. A capo delle 10 società ce n’era una in particolare, di cui la compagna di C.C.P – M.P. – sarebbe stata socia unica e che si sarebbe configurata come “società tesoriera”, che beneficiava più delle altre di questa frode fiscale.
E’ stato inoltre accertato che taluni dipendenti impiegati in mansioni di manovalanza nelle società coinvolte, sarebbero stati nominati fittiziamente, senza alcuna specifica competenza dirigenziale e/o manageriale, quali rappresentanti legali ovvero soci delle medesime società, al solo fine di fungere da “prestanome” per poter mascherare di fatto le attività poste in essere dagli indagati.
Nei confronti delle soprannominate persone l’Autorità Giudiziaria procedente ha altresì disposto il sequestro preventivo di beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie, fino alla concorrenza di 1 milione e 460 mila euro, pari all’ammontare complessivo delle imposte evase in materia di I.V.A. e I.RE.S., nel contesto delle false fatturazioni.