Lecce/Bari- Un convegno sui musei pugliesi tra un paradosso e l’altro.
Il 17 e 18 Novembre scorso fra Bari e Lecce si è tenuto un convegno internazionale dal titolo “’Musei in Puglia: Tradizione e Futuro’ dedicato alla memoria di Antonio Cassiano recentemente scomparso. La giornata leccese ha avuto uno svolgimento con qualche modifica in corso d’opera. Argomento interessante quello del convegno che ha consentito di conoscere molte esperienze museali pugliesi grandi e piccole, attive e meno attive e soprattutto ha precisato l’esistenza di un campo operativo che nel futuro offrirà grandi opportunità lavorative. A giudicare dalle voci dei presenti l’intervento più atteso era quello dell’architetta M. Piccarreta e questo perché dirige l’istituzione del Mibact (Ministero Beni Ambientali Culturali Turismo) più direttamente interessata al tema della tutela ed anche valorizzazione anche se con la nuova riforma, voluta dal ministro D. Franceschini, la seconda è affidata agli appena nati poli museali regionali. La relazione della soprintendente, prevista nella mattinata (e rinviata nel pomeriggio per impegni istituzionali) aveva per titolo “Valorizzare per educare: uno strumento essenziale per la tutela del patrimonio culturale”. L’intervento tenuto nel pomeriggio durante la tavola rotonda ha in effetti spiazzato inizialmente molti dell’uditorio perché non si riusciva a farlo coincidere con il titolo letto sul programma della giornata. In un breve intervento a braccio la soprintendente ha però toccato una serie di argomenti interessanti dei quali il più importante è quello che vuole gli interventi di tutela tesi ad identificare la vera vocazione degli edifici storici. E ciò attraverso la ricerca storica sia quella documentaria che quella che scaturisce dal rilievo architettonico. A ben vedere queste giuste parole sono le medesime che uno studente si sente ripetere ad ogni corso di restauro architettonico. Il problema però è che nella realtà sempre più spesso le ricerche storiche ed i rilievi per lo studio degli edifici vengono fatti in modo molto approssimativo ai limiti del paradosso. Ed anche a Lecce accadono cose del genere purtroppo. Detto questo il convegno ha preso una piega molto favorevole a quella parte della riforma ministeriale che, per i monumenti pubblici, toglie l’accesso gratuito a molte categorie di cittadini che prima invece ne usufruivano come gli over 65 e più in generale i pensionati. Difficile pensare che un pensionato con la minima, dovendo pagare, decida oggi di andare a trascorrere una o più giornate in un museo dello Stato. Tommaso Morciano, presidente del consiglio di amministrazione di Nova Apulia, ha poi snocciolato grafici sull’aumento delle presenze di turisti nei siti gestiti dalla sua società, dimenticando però di fornire i dati sulle presenze turistiche complessive (e relativi trend) in Italia ed in Puglia in particolare. Elementi questi che meglio avrebbero fatto comprendere l’attuale maggiore desiderio di cultura nel Paese. E tutto ciò lo avremmo voluto soprattutto per apprezzare con maggiore piglio scientifico i dati illustrati dal presidente. Una esposizione di dati pro domo mea ci stava però tutta perché un convegno è anche autopromozione. Basta solo saperlo per tempo. Chiudiamo questa breve rassegna con una nota paradossale: il convegno, in molti suoi interventi, imperniato sull’idea che è normale far pagare anche esosi biglietti a coloro che visitano i monumenti pubblici, era dedicato, ribadiamolo, ad A. Cassiano che per tutta la sua vita ha lottato affinché il patrimonio culturale dello Stato fosse accessibile a tutti e gratuitamente (all’estero non mancano casi positivi in tal senso). Modo davvero curioso di onorare il pensiero di un defunto.
Fabio A. Grasso