Bari – Porto di Molfetta: il Senatore Azzollini rinviato a giudizio
E’stato rinviato a giudizio il senatore Antonio Azzollini, esponente di Forza Italia. Il processo inizierà il prossimo 1 Marzo presso il Tribunale di Trani ed oltre al Sentore vedrà tra gli imputati altre 41 persone. I presunti reati contestati sono: associazione per delinquere, abuso d’ufficio, falso, truffa, omissioni d’atti d’ufficio, frode in pubbliche forniture, danneggiamento, minaccia a pubblico ufficiale, favoreggiamento, concussione, attentato alla sicurezza dei trasporti marittimi, violazioni della normativa ambientale, del Testo unico sull’edilizia, del Codice del paesaggio e della disciplina speciale per la bonifica da ordigni bellici. La vicenda contestata agli imputati è quella relativa alla costruzione del Porto Commerciale di Molfetta. La genesi dell’inchiesta è rintracciabile nel 2007, all’epoca Azzollini ricopriva la carica di Sindaco di Molfetta, quando la gara d’appalto per la costruzione della diga foranea e del nuovo porto commerciale, fu vinta dalla coop rossa Cmc di Ravenna per 72 milioni di euro. I costi si sono poi raddoppiati, arrivando ad un totale di 147 miloni di euro, a causa della presenza nei fondali di Molfetta di numerosi ordigni inesplosi risalenti alla Seconda Guerra Mondiale, che hanno necessitato di numerosi interventi di bonifica. Secondo i Pm però, quello che sembrava un intoppo, era invece ben noto sia alla coop addetta ai lavori, come è emerso anche da alcune mail tra alcuni dirigenti della Cmc, sia agli amministratori locali di Molfetta. Le indagini contestano agli imputati di aver destinato gran parte del denaro, ricevuto grazie ai finanziamenti, ad altri scopi, per far quadrare i conti del comune. Il porto fu sequestrato nel 2013 e dissequestrato solo un anno dopo. Il nome del Senatore compare anche nell’inchiesta sul crac della Congregazione Ancelle della Divina Provvidenza e delle omonime case di cura per malati psichici con sedi a Bisceglie, Foggia e Potenza, quando il suo arresto fu respinto dal Senato. Le indagini della procura di Trani fecero emergere uno giro di illeciti finanziari e un sistema clientelare che portarono ad un ammanco di 500 miliori d’euro, di cui 350 erano debiti nei confronti dello Stato.