Lui è tornato, il potere mediatico del male
Lui è tornato è il film campione d’incassi in Germania, diretto da David Wnendt e tratto dall’omonimo romanzo di Timur Vermes. È stato rilasciato in Italia sulla piattaforma online Netflix a partire dal 9 aprile 2016 ed è stato distribuito nelle sale cinematografiche per tre giorni, il 26, il 27 ed il 28 aprile. La pellicola si basa sulla semplice idea di far risvegliare Adolf Hitler nella Berlino dei giorni nostri, con lo stesso aspetto, la stessa età e le stesse idee che aveva nel 1945, ignaro, almeno inizialmente, di come il mondo sia cambiato nei decenni successivi alla guerra. Il regista Wnendt, però, non si è limitato a sviluppare la sceneggiatura ispirata al romanzo. Ha deciso di far girare il “nuovo Hitler”, interpretato da Oliver Masucci, per le strade di Berlino, in mezzo alla gente comune, facendogli condurre delle vere e proprie interviste e soprattutto osservando la reazione dei tedeschi (e non solo) alla vista del fuhrer. Molte persone si sono confidate col dittatore redivivo, lo hanno accolto come una star, lamentandosi dei problemi della Germania e dell’Europa, spesso esprimendo appoggio per le idee naziste di Hitler (straordinario l’attore Masucci, calato perfettamente nella parte, che ha, di fatto, improvvisato la maggior parte delle scene). Il film è il risultato di una somma di generi: quello comico-satirico, colmo di citazioni storiche, situazioni assurde e divertenti, unito al documentario, al film di denuncia sociale, che riflette il malcontento della gente e lascia, soprattutto nella parte finale, una sensazione di inquietudine, dovuta all’incredibile vicinanza degli umori dei cittadini del XXI secolo, con quelli del popolo degli anni ’30, quello stesso popolo che appoggiò Hitler, il nazismo e la sua ideologia. Hitler, nella parte sceneggiata del film, viene considerato, inizialmente, come un bizzarro comico che non esce mai dalla sua parte, poi come un folle. Ma, nonostante questo, non viene mai del tutto condannato: la gente vede in lui una figura forte, una guida che può portare il popolo alla rinascita della Germania e del suo prestigio, ormai, per molti, solo un’illusione, un concetto perso nel tempo. La Storia insegna sempre qualcosa. La Storia dovrebbe permetterci di imparare dai nostri errori. Eppure, in certi casi, non basta. Certe volte è necessario cambiare punto di vista, bisogna studiare attentamente il presente, ancor prima del passato. Il fenomeno dei migranti in Europa, le reazioni di numerose fazioni politiche, in Italia come in Germania, in Francia e in tutta l’UE, le reazioni e le opinioni di un nutrito gruppo di persone, in crescita negli ultimi anni, sono un esempio lampante di come l’uomo tenda sempre a fare gli stessi errori. Lui è tornato ha sollevato la questione “è giusto o sbagliato scherzare su Adolf Hitler? Non si corre il rischio di umanizzare una figura che dovrebbe essere demonizzata, intesa come incarnazione del male stesso?”. Guardando il film, Hitler viene senza dubbio ridicolizzato, perde la sua aura di malvagità, ma mette in risalto, così, la nostra malvagità. Rende chiaro come la linfa vitale di cui si è nutrito in passato Hitler e che ha portato agli orrori commessi sotto il suo regime, sia il popolo, la gente comune, non dei mostri come lui. La sua capacità è stata quella di far leva sul malcontento generale, ponendosi come soluzione drastica e definitiva ai problemi del paese, promettendo grandezza e prestigio, incanalando la rabbia del popolo contro un nemico comune, da lui scelto. Solo in seguito ha impiegato la violenza per eliminare i detrattori e diffondere timore, destinato a trasformarsi in cieca obbedienza e fedeltà, tra i suoi sostenitori. La forza mediatica del male ha permesso ad Hitler di portare avanti la sua folle ideologia in passato e, probabilmente, con le potenzialità dei media odierni, basterebbe un comunicatore in grado di diventare “virale” sul web per diffondere le stesse idee, nascoste e ben confezionate dalla retorica e dall’immediatezza dell’online. Anche un folle che suscita ilarità sarebbe un potenziale pericolo mediatico se qualcuno decidesse di dargli visibilità. Dopotutto, come dice, nel film, un’anziana ebrea che ha vissuto la guerra in prima persona, riferendosi ad Hitler: “Anche all’epoca, all’inizio, ridevano di lui”.