Bambini mai nati di Taranto, o andati via troppo presto. Che effetto fa vedere un passeggino vuoto?
«Mi chiamo Noemi, vivo a Taranto e voglio vivere». Noemi, Francesco, e tantissimi altri bambini di Taranto, chiedono quello che un bambino, e i propri genitori, non dovrebbero mai chiedere: il diritto alla vita. Non dovrebbero mai chiederlo perché dovrebbe essere normale, sottinteso, prioritario, poter vivere in una città. In una città come Taranto in cui venire al mondo non basta. La vera lotta è dopo, è sopravvivere. Sembra lo scenario di un film dell’orrore, ma è realtà. Una maledetta realtà taciuta e “nascosta sotto al tappeto” come per molti anni lo sono stati i fumi e le polveri dell’Ilva. Nascosti, all’ombra di un maledetto profitto che ha preso il sopravvento sugli occhioni di quei piccoli, che in un video diffuso dal Comitato Genitori Tarantini, urlano «ci state ammazzando».
Che effetto fa vedere un passeggino vuoto? Che siate donne, uomini, mamme, non mamme o future tali. Che effetto fa vedere un passeggino vuoto? E che effetto fa, sapere che quel passeggino vuoto simboleggia un ventre vuoto, o una vita spezzata troppo presto? Che effetto fa, sapere che in quel passeggino non potrà mai esserci un bambino, o c’è stato per poco tempo? Toccante a dir poco, e la risposta è tutta nell’immagine scelta per il flash mob per la vita in programma per sabato 9 aprile a Taranto, organizzato in collaborazione, dal comitato Genitori Tarantini, Taranto Lider e WWF Taranto. Una immagine che ritrae sullo sfondo le ciminiere dell’Ilva e un passeggino vuoto. Un passeggino che richiama tutte quelle mamme che avrebbero voluto diventare tali, ma non ci sono riuscite a causa dell’endometriosi; e tutte quelle mamme che il loro piccolo se lo sono visti portare via da una qualche terribile malattia. Questo il simbolo perno, della manifestazione in programma sabato 9 aprile, che avrà inizio alle ore 10.00 partendo da piazzale Democrate e proseguirà per la città vecchia, la ringhiera fino ad arrivare al comune di Taranto. Una mamma, Fabiana Terracina, del comitato Genitori Tarantini ci spiega che si tratterà di un flash mob particolare. Particolare perché non sarà statico, ma itinerante e colmo di sorprese. L’augurio è quello di una fitta partecipazione da parte di genitori e non. Il tutto si articolerà con una lunga passeggiata, dove le mamme porteranno i loro piccoli nei passeggini, passeggini poi che saranno esposti vuoti dinanzi al comune di Taranto. Un passeggino vuoto a significare un futuro compromesso per questa città, un futuro che non esiste, ci spiega Fabiana Terracina, se si continua a proteggere la grande industria. «Noi siamo a favore della chiusura di tutte le fonti inquinanti. Anche se si parla di Ilva, perché è la più grande».
Il 9 aprile saranno trattate varie tematiche, ma un punto altrettanto fondamentale che verrà fuori quel giorno, come ci spiega Maria Teresa D’Amato del comitato Taranto Lider, sarà il diritto alla vita inteso come rispetto verso il territorio, e quindi anche un legame con il referendum del 17 aprile. Dunque, come ci spiega sempre D’Amato, una vicinanza concreta oltre che spirituale tra chi è genitore e chi vorrebbe ma non potrà mai esserlo.
Cosa vogliono urlare forte alle istituzioni con questa manifestazione?
Maria Teresa D’Amato, a nome di Taranto Lider ci spiega che il loro rapporto con le istituzioni è un po’ conflittuale «Noi cerchiamo nonostante tutto, di dialogare con le istituzioni stesse, e la legge sull’endometriosi ne è una prova, altrimenti è chiaro che non si arriva da nessuna parte». Per quanto riguarda invece, il comitato Genitori Tarantini, Fabiana Terracina, mamma di un bimbo di due anni, avuto dopo numerose difficoltà, ci spiega che come genitori, sono disposti a lottare fino alla fine. «Noi saremo lì perché non ci arrendiamo. Si pensa che i tarantini stiano dormendo ma non è così» e poi aggiunge «Io parlo per me, in questo caso. Votai Stefàno perché è un pediatra. E da un pediatra mi sarei aspettata la massima accortezza per la salute dei nostri bambini».
Se provassimo invece a guardare la situazione con gli occhi di un bambino di Taranto, ci renderemmo conto di quanto gli interessi economici siano dannosi non solo per la salute ma anche per l’equilibrio psichico del bambino stesso. Fabiana ci racconta come la vivono i suoi fratelli di 11 anni, un’età in cui si è ancora bambini ma non troppo per comprendere che qualcosa non va, che qualcuno sta portando via loro il futuro. E i piccoli se ne accorgono quando vedono i loro compagni di scuola ammalarsi, sottoporsi alle cure, oppure quel banco di scuola vuoto senza un perché. Ma in realtà quel perché è troppo grande, e purtroppo va oltre quella protezione amorevole che ogni genitore darebbe al proprio figlio anche a costo della propria vita. «I bambini ne sono consapevoli. Per ogni minimo sintomo chiedono di essere accompagnati dal dottore per un controllo. Questo in altre città non succede. Non dovrebbe succedere nemmeno a Taranto». A 9, 10, 11 anni, i bambini dovrebbero sorridere al bello della vita, dovrebbero voler pretendere un giocattolo in più, o un’ora in più da trascorrere al parco giochi, e non chiedere il piacere di poter vivere. Questo è l’urlo disperato dei figli di Taranto. La città dei bambini mai nati, o di quelli andati via troppo presto, le cui voci sono le più forti, proprio perché piccole e inascoltate da chi dovrebbe tutelarli. E invece non si fa altro che sconvolgere la loro esistenza. E’ questo l’effetto che fa vedere un passeggino vuoto.
Grafica di Gianfranco Curto
Elena Ricci dal Settimanale PugliaPress