Trumbo, l’ultima parola è di chi non si arrende mai
Ci sono film sottovalutati, film che vengono distribuiti in una cinquantina di sale in tutta Italia, che, però, nascondono una storia, un prezioso racconto di vita vera, la vita di uno sceneggiatore, Dalton Trumbo, con una sola “colpa”: credere nei propri ideali. Trumbo, distribuito in Italia con il titolo L’ultima parola, è una pellicola diretta da Jay Roach e si tratta di un biopic di altissimo livello, interessante soprattutto per chi ama la Settima Arte, ma non solo. Perchè Dalton Trumbo è conosciuto come lo sceneggiatore di film cult come Vacanze romane, La più grande corrida, Spartacus, ma è stato anche un comunista americano durante la Guerra Fredda, un uomo inserito nella “lista nera” dalla Commissione per le attività anti-americane. Trumbo aveva tutto, una bella casa, soldi, fama nell’ambiente cinematografico, una situazione familiare stabile, ma ha deciso di rischiare tutto, di difendere i propri ideali, di sfidare un’autorità ingiusta, una nazione che per anni ha negato la libertà di pensiero e di espressione. Ma Dalton Trumbo, pur privato di tutti i suoi beni, della sua libertà, della possibilità di scrivere, di portare avanti il suo lavoro, continua a produrre sceneggiature, crea giorno e notte, nel suo studio disordinato e persino in vasca da bagno, coinvolge la sua famiglia, i suoi compagni del partito, i suoi amici sceneggiatori, si inventa una serie di pseudonimi e continua a svolgere la sua professione, nonostante tutto. Il cinema è tra le forme di comunicazione più efficaci, più potenti. La paura e la diffidenza sono due sentimenti altrettanto potenti, ma pericolosi, che si sono insinuati nei cuori degli americani dopo la Seconda Guerra Mondiale, generando quasi la necessità di un nemico, il bisogno di trovare un capro espiatorio, un avversario comune che deve essere fermato e censurato ad ogni costo, il tutto nel nome della costituzione Americana, ma, allo stesso tempo, contro i principi di libertà su cui un paese democratico e civile dovrebbe basarsi. In questo film non si focalizza l’attenzione su quale corrente politica sia quella da seguire, ma il punto è comprendere quanto la maggior parte delle persone abbia bisogno di etichettare le idee “diverse” come “sbagliate” ed in certi casi “pericolose e sovversive” per dar valore alle proprie parole ed al proprio pensiero. Trumbo è la storia di un uomo che, nonostante tutto, non si arrende mai, non scende a compromessi, si fa furbo e scavalca il sistema. È la storia di un padre che cerca di mantenere i figli ed una famiglia. È la storia di uno sceneggiatore che ha segnato Hollywood con la sua genialità. Ed infine è un affresco storico che prova a ricreare l’atmosfera della Guerra Fredda, passando, però, dagli uffici di John Wayne (David James Elliott), dalla casa di sceneggiatori e registi, dall’austerità del regista Otto Preminger (Christian Berkel) e dal temperamento di Kirk Douglas (Dean O’Gorman). Ma soprattutto passando per la sigaretta sempre tra le labbra di Dalton Trumbo, interpretato da un Bryan Cranston in stato di grazia e candidato all’Oscar. In una caccia alle streghe come quella portata avanti negli USA con la “lista nera” non ci sono vincitori, ma solo vinti, solo uomini che perdono tutto, anche la possibilità di usare il proprio nome, la propria identità. La differenza sta in quello che si decide di fare una volta sconfitti, quando ormai non sembra esserci più nulla per cui lottare. Chi dalla polvere è in grado di rialzarsi, come Dalton Trumbo, vincitore di due premi Oscar, dopo aver assaggiato l’amarezza di una sconfitta, può gustarsi a pieno il sapore dolce della rivalsa e della libertà.