Taranto – Soprintendenza: Ecco la risposa di Franceschini “Per una ragione di equità la sede è a Lecce”|VIDEO
Lo spostamento della soprintendenza ai beni archeologici da Taranto a Lecce è diventata oggetto di un botta e risposta tra M5S ed il ministro Franceschini in occasione della audizione in commissioni riunite tenutasi qualche giorno fa a Roma: “Per il governo Renzi, la Cultura va trattata alla stregua di un qualsiasi ufficio burocratico. Si procede alla Riforma delle Soprintendenze e dei Musei? Allora vediamo quanti dirigenti ci sono, dove sono, a quale fascia di pianta organica appartengono: e vai con la spartizione per non scontentare nessuno, per mantenere gli equilibri, per calibrare le azioni territoriali.” dichiarano il deputato M5S Giuseppe Brescia e la europarlamentare M5S tarantina Rosa D’Amato che proseguono commentando le risposte del ministro Franceschini, non troppo convincenti a giudizio dei pentastellati: “Si è permesso che una città importante per la storia e le origini elleniche, Taranto appunto, perdesse la propria autorevolezza regionale. E la perdesse da punto di vista archeologico, dopo 110 anni di lavoro costante e internazionalmente riconosciuto, perché a Taranto c’è già una dirigente di seconda fascia’ a capo del Museo MarTa. Questo dice il ministro. Anzi no – precisano i cinquestelle – si tratta anche di anagrafe, come conferma lui stesso rispondendo alle domande poste da M5S in commissione: la provincia di Lecce ha un milione di abitanti, il doppio della provincia di Taranto!”
I pentastellati incalzano ricordando che 100 anni di lavoro, ricerca, scoperta, valorizzazione, tutela e organizzazione delle tracce di memoria collettiva sono state cancellate “con un colpo di spugna poi spalmato sulla Puglia, regione che adesso viene divisa archeologicamente per tre senza nemmeno il resto di un riconoscimento chiaro e netto alla necessaria centralità operativa di Taranto. Altro che succursale ‘con i dipendenti che restano’.”
“Non si tratta di negare la nuova autonomia della Soprintendenza di Lecce, – proseguono Brescia e D’Amato – si tratta di tutelare quella tarantina affinché, come già sostenuto nei giorni scorsi è durante la manifestazione spontanea di sabato scorso in Città Vecchia, Taranto possa governare direttamente la propria ricollocazione nel panorama culturale e dialogare direttamente con quel museo, il MarTa, in piena ascesa turistica. Ad oggi Taranto non è una città come le altre, è una città al bivio col suo destino, strozzata tra diritto alla salute e diritto ad un lavoro sicuro e al sicuro. Non è affatto solo Ilva ma di Ilva sta rischiando di morire. È lo stesso governo Renzi, a modo suo (errato) ad occuparsene con il Contratto Istituzionale, a dichiarare di voler puntare sulla rinascita della Città Vecchia con i soliti progetti ripetuti negli anni ed a dichiarare strategica la città del porto e della Magna Grecia. Dunque perché non rendere giustizia alla preistoria e alla storia millenaria che parte dall’approdo spartano e giunge ai giorni nostri? – concludono – Perché non asserire con maturità politica e culturale che Taranto non si ribella a questa riforma per banali ragioni campanilistiche, ma lo fa solo per difendere quel poco che ha e per rinascere anche grazie ad una gestione diretta della propria Cultura?”
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