Taranto – “Non aprite le finestre in queste fasce orarie”. Questo è il principio di precauzione?
Ippocrate diceva «Primum non nocere», locuzione latina rivisitata nel detto comune “prevenire è meglio che curare”. Ed è la prima cosa che un buon medico dovrebbe sapere. Non nuocere al paziente, fare in modo che la terapia sia quella giusta e che l’azione medica arrechi meno disagi possibili a chi si affida alle cure. Questo è all’apice del rapporto di fiducia che viene a crearsi tra medico e paziente. Quindi, tra chi può fornire la soluzione, la prevenzione, l’intervento, e chi di tutto ciò ha bisogno per vivere. Un po’ come tra i cittadini di Taranto e l’amministrazione comunale. E l’esempio non è fuori luogo, considerato che un primo cittadino è la massima autorità sanitaria sul territorio di competenza, e che nel caso di Taranto, è proprio un medico – e se vogliamo anche approfondire – pediatra.
«Non aprite le finestre». No, non è il titolo di un film dell’orrore. Sono le direttive che l’Asl ha stabilito ed inviato al sindaco Stefàno, e da adottare in quei giorni in cui i picchi di Idrocarburi policiclici aromatici superano le soglie, come è successo giorni fa, e come Peace Link ha rilevato. Ed è proprio a fronte di questi dati che mostravano picchi di IPA di molto oltre la soglia, che Alessandro Marescotti, presidente di Peace Link, ha chiesto al sindaco Stefàno un intervento. La risposta è stata prevedibile «servono dati ad evidenza scientifica». I dati sono arrivati. L’Arpa ha confermato picchi di IPA cancerogeni nell’aria, fenomeno strettamente collegato a determinate condizioni climatiche, affermando però allo stesso tempo, che la qualità dell’aria sia ottima. E su quest’ultima affermazione, forse, ci sarebbe solo da alzare le mani e fermarsi un attimo a riflettere. A riflettere sul fatto che un’associazione ambientalista ha ottenuto dei dati (con attrezzatura basata sulla stessa tecnologia utilizzata da Arpa) che hanno evidenziato un allarme ambientale e sanitario e li ha sottoposti all’attenzione dell’amministrazione comunale. L’amministrazione voleva dei dati “certi” provenienti da organi competenti, questi arrivano, ma in maniera paradossale. La richiesta di Marescotti al sindaco, era quella di chiudere le cokerie nei giorni in cui sono previsti venti da Nord Ovest che favoriscono la concentrazione di IPA, dannosi per la salute dei cittadini. Questa richiesta, in fede al principio di precauzione, che il sindaco dovrebbe adottare nel momento in cui vi sono indizi di un possibile pericolo per l’ambiente e per la salute dei cittadini. E arriva allora la direttiva dalla Asl: sport all’esterno e finestre aperte, solo dalle 12.00 alle 18.00, fascia oraria in cui la concentrazione di inquinanti è inferiore. Il tutto in attesa del sistema previsionale geo referenziato a cura di Arpa Puglia, in grado di fornire anticipatamente i dati relativi agli inquinanti presenti nell’aria, in modo tale da avvisare per tempo la popolazione di possibili picchi di sostanze nocive. Nel frattempo, nei giorni denominati “Wind days”, sarebbe opportuno – a detta della Asl – rispettare queste direttive precauzionali, rivolte prevalentemente a quelle fasce di popolazione che risiedono nei pressi dell’area industriale. Limitazioni, su limitazioni dunque, mentre all’industria si permette ancora di inquinare. E Taranto, in particolare il quartiere Tamburi, sembra sempre più la location di un film dell’orrore, in cui ai bambini è vietato giocare per strada, per via delle aiuole contaminate, e in cui allo scattare dell’allarme, la gente è costretta a segregarsi in casa per non respirare le polveri sottili. E intanto tra chi dice che a Taranto si respirano veleni, e chi invece conferma tale tesi dicendo che è tutto sotto controllo, in ballo c’è sempre e solo la salute dei cittadini. Di chi può fidarsi la città di Taranto? Proprio a tal proposito, “Taranto Respira”, chiede l’istituzione di un ente di ricerca che sia in grado di fornire dati chiari ed obiettivi relativi alla situazione ambientale. Un ente indipendente, in cui i periti siano tali e non nominati né da politici né dall’industria. Un ente che possa dire ai cittadini di Taranto come stanno davvero le cose. Cittadini oltraggiati nuovamente dall’approvazione del nono decreto Salva Ilva, giunto fresco e “propositivo” nonostante i precedenti otto fallimenti di più governi, la cui unica premura in tre anni, è stata solo ed esclusivamente la produzione industriale. Un ente di ricerca a Taranto, come ci ha spiegato Vittoria Orlando, permetterebbe con prove inconfutabili alla mano, di continuare la lotta per l’ambiente con la chiusura dell’Ilva e il risanamento ambientale, e di conseguenza contro una politica che sogna per Taranto ancora un futuro industriale, e l’ennesimo decreto ne è la dimostrazione. Ad esempio, Renzi, si sta attivando per l’istituzione di un grande polo di ricerca in quella che fino a qualche mese fa è stata l’area di Expo. Perché non intervenire in tal senso a Taranto, che data la situazione ambientale, ha la necessità di un polo simile? Forse a Taranto c’è altro da salvare. E sempre e solo a scapito dei cittadini. E il registro tumori? E’ la stessa scritta apparsa sui muri dell’edificio della Asl di Taranto. Il registro tumori fornisce un quadro complessivo di quelli che sono i morti e i malati di tumore. E che aumentano lo sappiamo, e che il cancro a Taranto non guarda in faccia nessuno lo sappiamo anche. E sappiamo anche che il quartiere Tamburi è un luogo di morte (e che ahinoi non possiamo “spostare” come disse un tempo un “luminare” della politica). Oltre questo, però, vi è anche la necessità di sapere quanto l’Ilva uccide, quali sono i giorni con i picchi di inquinamento maggiore. Un’evidenza scientifica indipendente, che risvegli le coscienze di chi, il buon andamento amministrativo, lo ha lasciato in un codice.