Lecce – Indagati dieci responsabili per la contraffazione di alcuni capi di abbigliamento
GALLIPOLI- I finanzieri della città bella, hanno portato a termine una complessa attività di indagine diretta dalla Procura della Repubblica di Lecce, nel corso della quale sono stati sottoposti a sequestro, oltre un milione di articoli di abbigliamento recanti marchi contraffatti, come “Sergio Tacchini”, “Diadora”, “Liabel” e “Rifle”. Le investigazioni, iniziate nel mese di febbraio 2015, hanno consentito la ricostruzione dell’intera filiera produttiva e distributiva di capi di abbigliamento. Le fiamme gialle hanno anche eseguito, un decreto di perquisizione locale e contestuale nei confronti di dieci indagati. Il provvedimento ha riguardato i Comuni di Gallipoli, Racale, Melissano, Taviano e Casarano. Sono stati perquisiti otto stabilimenti produttivi di altrettante società di capitali, tutte aventi come obiettivo la produzione e la commercializzazione di capi di abbigliamento contraffatti. Insieme a tre esercizi commerciali sono finiti nella lente dei finanzieri, un magazzino/deposito di stoccaggio all’ingrosso e quattro abitazioni private di altrettanti indagati. Durante i controlli, sono stati identificati undici lavoratori i quali prestavano il proprio lavoro “nero” presso alcuni opifici della zona. E’ stato anche individuato un garage, all’interno del quale sono stati rinvenuti tredici macchinari utilizzati per la filatura industriale, adibito a calzificio abusivo e completamente sconosciuto al Fisco. Due altri locali adibiti allo stoccaggio e al deposito dei capi di abbigliamento si trovano ora nelle mani dei finanzieri insieme a un pc e a sette supporti di memoria esterna contenenti numerosi file grafici, riproducenti i cliché che venivano utilizzati per la stampa dei segni distintivi contraffatti. In particolare, la merce in oggetto era completamente sprovvista dell’ologramma di anticontraffazione del marchio oppure, in alcuni casi, era munita di un ologramma materialmente falso. Due magazzini per la vendita all’ingrosso di capi di abbigliamento, siti presso il centro commerciale ”Baricentro” di Casamassima nel barese, possedevano 435mila articoli contraffatti. Si stima che la merce commercializzata, avrebbe fruttato oltre 2 milioni di euro di profitto illecito.