28 e 29 aprile Taranto celebra la giornata nazionale dei diritti del malato. Ma la Puglia rispetta questi diritti?
di Elena Ricci
Quando si parla di sanità, soprattutto in meridione, il tema diventa alquanto scottante. E scendendo sempre più nei particolari, diventa ancora più scottante se centriamo il discorso sulla sanità in Puglia, o ancora, se vogliamo incanalarci in un tunnel senza fine, pensiamo alla città di Taranto.
La sanità sta pian piano diventando come la politica (o forse è già politica anche quella): insinua sfiducia, nessuno più vi crede. E non parliamo nello specifico di medici, non stiamo a generalizzare magari arrecando offesa a chi svolge con dedizione ed umanità il proprio lavoro, ma parliamo di sistema. Noi, dal canto nostro, dobbiamo informare, e spesso e volentieri quando lo facciamo in maniera comprovata, sono subito dopo pronte letterine con tanto di richiesta di replica, che ovviamente viene concessa, nel pieno rispetto della libertà di pensiero; ma tra la libertà di pensiero e il negare l’evidenza, corrono acque di una certa profondità.
Detto questo – e affronteremo l’argomento ancora in seguito – negli ambiti del 35° anniversario dell’istituzione del tribunale per i diritti del malato, che vide il riconoscimento della prima carta per i diritti del malato al Campidoglio il 14 giugno del 1980, la campagna intrapresa in tutta Italia, e partita lo scorso 18 aprile, farà tappa a Taranto nelle giornate del 28 e 29 aprile. La tappa del tour in Puglia, quindi nella città di Taranto, presentata stamane in conferenza stampa, avrà appunto inizio il 28 aprile con un convegno – dibattito, dal titolo “salute è ambiente”, dove il verbo essere è stato fortemente voluto, in quanto una semplice congiunzione avrebbe legato i due termini, ma la forza di un verbo, metaforicamente, rimarca quanto un concetto non possa sussistere senza l’altro. La salute in effetti è davvero ambiente, soprattutto se dall’interno, noi pensiamo alla città di Taranto, dove entrambi i concetti, a livello pratico sono stati e tutt’ora sono mal gestiti. Al convegno, che si terrà presso il salone degli specchi a Palazzo di Città, a partire dalle 15.30, nella prima parte dedicata al trentennale del tribunale per i diritti del malato, prenderanno parte la professoressa Silvana Stanzione, coordinatrice regionale del tribunale dei diritti del malato (Cittadinanzattiva), che aprirà i lavori; introdurrà il coordinatore nazionale Tonino Aceti; e interverranno il sindaco di Taranto Ippazio Stefàno; il professor Riccardo Pagano delegato del Polo Universitario Jonico; Mario Guadagnolo già sindaco di Taranto; e l’avvocato Marina Venezia coordinatrice regionale Giustizia per i Diritti.
Per la parte dedicata invece a “salute è ambiente”, introdurranno Anna Lisa Mandorino e Massimo Tarquinio, rispettivamente Vice Segretario Generale di Cittadinanzattiva e coordinatore A.T. Cittadinanzattiva di Taranto. Interverranno il presidente nazionale di Cittadinanzattiva Marco Frey e Laura Tafaro, docente di diritto privato presso l’Università degli Studi di Bari. Discuteranno invece, i direttori generali delle Asl pugliesi; Lunetta Franco, presidente Legambiente Taranto; Michele Conversano e Sante Minerba del dipartimento di prevenzione dell’Asl/Ta; l’assessore regionale alla sanità Donato Pentassuglia, infine conclude i lavori, il segretario regionale di Cittadinanzattiva Tonino D’Angelo.
La giornata successiva invece, il 29 aprile, il tutto si sposterà in Piazza Maria Immacolata, dove ci sarà un grande stand e 14 totem, su ognuno dei quali saranno scritti i diritti del malato. Per l’occasione è stato un scelto un gadget, una pianta di aloe, che oltre ad essere conosciuta per le sue proprietà curative, con la sua forma bitorzoluta, richiama la voglia di fare dei cittadini attivi. Il tutto ha lo scopo di informare i cittadini sulla situazione in cui versa il servizio sanitario nazionale, per raccogliere le loro segnalazioni, ma soprattutto le loro proposte. E a proposito di segnalazioni, proprio nel corso della conferenza stampa, un’esponente dell’AIL (associazione italiana leucemie), ha raccontato quello che sta accadendo ad una persona che ha appena subito un trapianto, e per la quale è impossibile continuare l’assunzione di un farmaco atto a contrastare il rigetto, e con un prezzo eccessivo di circa 80 euro. Alla luce di quanto ascoltato, è stata premura dell’avvocato Marina Venezia, avanzare la proposta di un’azione legale pilota per la tutela di tutti i cittadini in condizioni simili. E qui torniamo al discorso non della malasanità, ma della cattiva gestione della sanità. E da qui è nata proprio la nostra domanda alla professoressa Stanzione. Taranto, la Regione Puglia, le nostre strutture ospedaliere, rispettano i diritti del malato? Il discorso è molto complesso, perché i diritti dobbiamo intenderli sotto due punti di vista: il primo, quello dell’accoglienza presso le strutture e l’essere curati; il secondo invece, secondo il concetto umanitario, di rispetto per la dignità della persona, che oltre ad essere un concetto etico insito in ognuno, è anche un dettato costituzionale (basti pensare agli articoli 2 e 3 della nostra Costituzione). Dunque potremmo dire che Taranto ancora non rispetta il diritti del malato. E non lo diciamo noi. Lo dicono i fatti. I pronto soccorsi intasati, le lunghe ore di attesa; le lunghe ore di attesa per le visite specialistiche; orari non rispettati (visite previste ad esempio alle 10.00 ed espletate alle 13.00); ticket raccapriccianti e spesso e volentieri anche incuria.
I maggiori azionari del sistema sanitario nazionale sono proprio i cittadini, ed è inquietante pensare che a livello di politica centrale, il piano del sistema sanitario nazionale sia gestito non più dal ministero della salute, ma dal ministero dell’economia e delle finanze. Dunque, pare di capire che le prestazioni ospedaliere e tutto ciò che attiene la salute dei cittadini, sia direttamente proporzionale al saldo in cassa, con un criterio che potrebbe essere benissimo chiamato “Federalismo sanitario”, se pensiamo alle enormi divergenze tra le strutture del meridione rispetto a quelle del settentrione. Sembra ancora una volta (e siamo nel 2015), di tornare a discutere della questione meridionale. Per non parlare poi degli effetti della spending review sulla sanità, che vedono un taglio pari a 2,5 milioni di euro, il che significa un ulteriore decadimento delle prestazioni (già carenti) e un inasprimento dei ticket.
A fronte di questa pessima situazione, l’intenzione di Cittadinanzattiva, è quella di avvalorare l’importanza dell’assistenza territoriale, con il supporto dei medici di famiglia. Purtroppo, e va sottolineato, non basta essere ammalati. Oltre il danno, anche la beffa, anche al fronte del fatto, che – sempre come spiega Silvana Stanzione – il Governo sta ben pensando di far dipendere i benefici economici delle varie invalidità, in base al reddito non del singolo, ma del complesso familiare. La situazione non è delle migliori certamente in tutta Italia, ma tornando a Taranto, sulla quale si concentra la nostra attenzione, la risposta è fornita dal flusso migratorio di ammalati in altre città ed altre regioni. Questo fa ben comprendere la qualità della sanità a Taranto. Questo fa ben comprendere come la politica centrale si preoccupi di Taranto. Ci hanno fatto prima ammalare, e poi abbandonati al nostro destino.
Elena Ricci