Uil: “In Puglia, ancora lontana la fuoriscita dalla crisi”
Prosegue senza freni la stagione complicata dell’economia italiana e della Puglia. Quasi 54 milioni di ore autorizzate dall’Inps nel 2014 per le diverse forme di cassa integrazione in Puglia. Ancora una volta è pesante il dato Inps sulla cassa integrazione che chiude così un 2014 difficile per la nostra economia regionale ancora distante dai livelli pre-crisi (al di sotto dei 15 milioni di ore). Inquietante la media dei lavoratori coinvolti in Puglia nel corso del 2014: 26.314 cassintegrati a zero ore.
Passando agli ultimi dati mensili, in Puglia a dicembre 2014, la cassa integrazione ordinaria (Cigo) ha subìto un incremento del 32,9% rispetto al precedente mese di novembre 2014. In quanto concessa prevalentemente per le crisi aziendali, molto preoccupante è stato soprattutto il rialzo di 171,3 punti percentuali della cassa straordinaria (Cigs) su novembre scorso.
Infine, capitolo annoso è quello della cassa in deroga (Cigd). A dicembre 2014, per via delle farraginosità procedurali derivanti dal nuovo decreto del Ministero di riordino degli ammortizzatori in deroga e i numerosi fermi amministrativi per carenza di stanziamenti (con il conseguente scoraggiamento dello strumento), in Puglia, la Cigd è diminuita del 59,8% sul precedente dato di novembre, mentre è cresciuta del 260,2% rispetto allo stesso periodo del 2008.
“Sarebbe saggio da parte del Governo Renzi – commenta il Segretario Generale della Uil di Puglia e di Bari-Bat, Aldo Pugliese – evitare di depotenziare lo strumento della cassa integrazione che ha consentito di salvaguardare, nel corso del 2014, il posto di lavoro e il reddito di oltre 26 mila lavoratori e famiglie della Puglia (circa 500 mila lavoratori in Italia). Con il tasso di povertà che aumenta senza freni, addirittura raddoppiato in un polo trainante per l’economia regionale come Bari, prosciugare gli ammortizzatori sociali è un delitto annunciato. Pensare di risolvere il problema con un presunto allungamento della nuova indennità di disoccupazione (Nuova Aspi) non è utile sia per il nostro sistema produttivo che per i lavoratori. Al nostro Paese occorrono, tra l’altro, vere politiche attive del lavoro foriere di sana occupazione al pari di Paesi europei come Regno Unito, Germania, Francia, Danimarca, che al contrario si distinguono per investimenti significativi in servizi per il lavoro”.